Il divario di genere, tra studio e lavoro #conibambini

In Italia sono di più le giovani donne laureate rispetto agli uomini. Ciononostante, il tasso di occupazione delle prime è inferiore a quello dei secondi, non solo tra la popolazione laureata, ma a prescindere dal titolo di studio.

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Sono numerose le disparità di genere che pongono in condizione di svantaggio le donne, sin da piccole, in numerosi aspetti della loro vita. A partire dal percorso di studio che, come abbiamo avuto modo di trattare in precedenza, è un ambito in cui i divari tra bambini e bambine, ragazzi e ragazze sono molto evidenti.

In particolare nella maggiore frequenza con cui gli uomini rispetto alle donne prediligono, sia alle scuole superiori che all’università, studi scientifici e informatici. Un dato che è da riconnettere, più che alle scelte personali, a un condizionamento sociale e che ha forti conseguenze anche sul futuro lavorativo delle ragazze, dal momento che sono proprio le competenze tecniche e scientifiche le più richieste nell’attuale mercato del lavoro.

Le donne hanno titoli di studio più alti..

Osservando i dati 2020 sul titolo di studio raggiunto da donne e da uomini, è evidente come le prime tendano più dei secondi a concludere il percorso di studio più lungo, cioè quello che porta alla laurea o al post-laurea.

FONTE: elaborazione openpolis - Con i Bambini su dati Istat
(ultimo aggiornamento: giovedì 2 Settembre 2021)

Secondi i dati 2020, nella fascia di popolazione tra i 25 e i 34 anni, sono oltre 1 milione le donne laureate o con un titolo post-laurea (60%). Rispetto ai 746mila uomini con lo stesso livello di istruzione (40%).

365mila in più, le donne laureate rispetto agli uomini nella fascia d'età 25-34 anni.

Tra i 25-34enni che si sono invece fermati a titoli di studio più bassi, gli uomini costituiscono sempre la maggioranza. Sono il 58% degli aventi la sola licenza di scuola elementare, il 56% di quelli che hanno interrotto gli studi dopo la licenza media, il 60% di chi ha studiato fino alla qualifica professionale e il 54% di chi ha superato l'esame di maturità senza proseguire gli studi all'università.

Da notare che in termini assoluti, sia per gli uomini che per le donne le cifre maggiori si registrano tra gli aventi come titolo il solo diploma di 4-5 anni, la maturità. Si tratta di oltre 1,4 milioni di uomini (54%) e 1,2 milioni di donne nel 2020 (46%).

..ma un tasso di occupazione più basso

Il livello di studio più alto raggiunto in media dalle giovani donne tuttavia non si riflette in un corrispettivo tasso di occupazione.

FONTE: elaborazione openpolis - Con i Bambini su dati Istat
(ultimo aggiornamento: giovedì 2 Settembre 2021)

Dal grafico è evidente come, tra persone con lo stesso titolo di studio, siano gli uomini ad avere sempre un tasso di occupazione maggiore. Un divario che è più ampio ai livelli di istruzione più bassi e che si restringe mano mano che il titolo aumenta.

Tra gli uomini con licenza elementare, il tasso di occupazione è comunque al 50%.

Solo il 12% di donne con la licenza elementare lavora, contro la metà degli uomini occupati con lo stesso titolo. Tale sproporzione si ripresenta confrontando il tasso di occupazione dei 25-34enni con la licenza media (33,4 punti percentuali di differenza tra uomini e donne) e di quelli con il diploma (20,6 punti di divario).

Infine, da notare il paradosso dei dati sul tasso di occupazione di chi ha raggiunto il livello di istruzione più alto. Come abbiamo visto in precedenza, la maggior parte dei laureati e post-laureati è donna (60% contro il 40% degli uomini). Possiamo quindi dedurre che siano in media le donne a investire più degli uomini nel proprio percorso educativo. Ciononostante, una volta terminati gli studi, sono gli uomini con questo titolo a essere più spesso occupati.

65% il tasso di occupazione delle laureate tra i 25-34 anni. Contro il 69% degli uomini con lo stesso titolo di studio.

Da notare che un livello di istruzione più elevato delle donne riduce il divario occupazionale rispetto agli uomini, tuttavia non lo colma del tutto. Occorre quindi intervenire a livello politico, sociale e culturale per eliminare la segmentazione che vede le prime intraprendere meno dei secondi percorsi di studi scientifici. Cioè quelli che garantiscono un più facile ingresso nel mondo del lavoro, oltre che occupazioni più stabili e meglio retribuite.

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I contenuti dell'Osservatorio povertà educativa #conibambini sono realizzati da openpolis con l'impresa sociale Con i Bambini nell'ambito del fondo per il contrasto della povertà educativa minorile. Mettiamo a disposizione in formato aperto i dati utilizzati nell'articolo. Li abbiamo raccolti e trattati così da poterli analizzare in relazione con altri dataset di fonte pubblica, con l'obiettivo di creare un'unica banca dati territoriale sui servizi. Possono essere riutilizzati liberamente per analisi, iniziative di data journalism o anche per semplice consultazione. La fonte dei dati sulla popolazione per titolo di studio e tasso di occupazione è Istat.

 

Foto credits: Pixabay StockSnap - Licenza

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