I sindaci e il limite dei due mandati Mappe del potere

Come per le regioni, anche per i comuni è attualmente in corso un dibattito sul limite al numero di mandati dei sindaci. Tra gli altri, anche due sindaci importanti e prossimi alla scadenza del secondo mandato, come Nardella e Decaro, si sono schierati contro questa limitazione.

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Negli scorsi giorni abbiamo visto come sia in corso un dibattito sul limite dei due mandati per i presidenti di regione. Da un punto di vista politico la discussione coinvolge anche i sindaci. D’altronde queste sono le uniche due cariche elettive per le quali, nel nostro ordinamento, è previsto questo limite. Da un punto di vista giuridico però la questione assume caratteri molto diversi. La costituzione infatti attribuisce chiaramente allo stato la competenza di legiferare in materia di elezioni comunali.

Lo Stato ha legislazione esclusiva nelle seguenti materie: […]
p) legislazione elettorale, organi di governo e funzioni fondamentali di Comuni, Province e Città metropolitane;

Nondimeno anche i sindaci negli scorsi mesi hanno espresso al parlamento la richiesta di estendere il numero massimo di mandati se non proprio di eliminare questa restrizione.

Pur non potendo incidere direttamente sulla materia i sindaci sono figure politiche rilevanti sia a livello locale, che nei rispettivi partiti. Al secondo mandato peraltro si trovano esponenti di peso sia nel campo del centrosinistra (come Antonio Decaro a Bari, Dario Nardella a Firenze e Giuseppe Sala a Milano) che di centrodestra (come Luigi Brugnaro a Venezia, Marco Bucci a Genova e Roberto Dipiazza a Trieste).

Le norme attuali e le richieste dei sindaci

A partire dal 1993 in Italia il sindaco è eletto direttamente dai cittadini. Inizialmente era previsto che il mandato durasse 4 anni e già allora fu stabilito un limite massimo di due mandati consecutivi (L. 81/1993, articolo 2).

Alcuni anni più tardi, con l’approvazione del testo unico degli enti locali (Tuel – D.Lgs. 267/2000, articolo 51), la durata del mandato è stata estesa a 5 anni mantenendo però il limite di mandati.

Questa regola ha visto poi una prima modifica con l’adozione della legge Delrio che ha esteso il limite a 3 mandati ma esclusivamente per i comuni con popolazione fino a 3mila abitanti.

Lo scorso anno infine è stata approvata una nuova modifica del Tuel, grazie alla quale possono accedere a un terzo mandato, se eletti, anche i sindaci di comuni con popolazione inferiore a 5mila abitanti.

Chi ha ricoperto per due mandati consecutivi la carica di sindaco […] non è, allo scadere del secondo mandato, immediatamente ricandidabile alle medesime cariche. Per i sindaci dei comuni con popolazione inferiore a 5.000 abitanti, il limite previsto dal primo periodo si applica allo scadere del terzo mandato.

Nel corso degli anni quindi, pur mantenendo fermo il principio, la tendenza è stata quella di estendere il mandato dei sindaci, in particolare per i comuni più piccoli.

La logica alla base di queste modifiche riflette la convinzione che, nei comuni più piccoli, sia sempre più difficile trovare persone disposte ad assumersi questo tipo di responsabilità.

Tuttavia la modifica introdotta non sembra aver soddisfatto del tutto i primi cittadini. La presidente dell’Associazione nazionale piccoli comuni italiani (Anpci), ad esempio, ha recentemente esortato il parlamento ad abolire del tutto il limite di mandati per i comuni sotto i 15mila abitanti.

Ancora più netta la posizione dell’Associazione nazionale comuni italiani (Anci) nel chiedere al parlamento di valutare l’eliminazione di questo limite per i sindaci di tutti i comuni.

I due mandati sono un limite al diritto costituzionale di elettorato attivo e passivo che non vale per nessun’altra carica elettiva e per nessun altro livello di governo

I sindaci al secondo mandato in Italia

In Italia poco meno della metà dei sindaci in carica sono almeno al secondo mandato (47,2%). Un dato che varia ma solo relativamente tra i comuni maggiori (41% in quelli con più di 100mila abitanti) e quelli più piccoli (51% in quelli con meno di 3mila abitanti).

47,2% la quota di sindaci che attualmente ricopre almeno il secondo mandato consecutivo.

Peraltro, come abbiamo visto proprio nei comuni più piccoli da alcuni anni è possibile per i sindaci correre per un terzo incarico. Situazione che al momento si rileva in circa il 17% dei casi.

Sono 47 i capoluoghi di provincia in cui il sindaco è al secondo mandato e quindi, a legislazione vigente, non potrà ricandidarsi (43,1%). E tra questi rientrano anche 5 città metropolitane: Milano, Venezia, Genova, Firenze e Bari.

La questione coinvolge esponenti sia di centrosinistra (in 25 capoluoghi di provincia) che di centrodestra (in 19) con una leggera prevalenza dei primi. Non stupisce quindi che a livello di Anci sia stata adottata una posizione trasversale ai partiti per abolire o quantomeno estendere il limite.

FONTE: openpolis
(ultimo aggiornamento: mercoledì 12 Luglio 2023)

Rimanendo sulle città metropolitane la tempistica rende il tema particolarmente urgente per due sindaci del Partito democratico. Ovvero il sindaco di Bari Decaro e quello di Firenze Nardella. In queste due città infatti le elezioni si terranno già il prossimo anno. Affinché possano ricandidarsi quindi il parlamento dovrebbe intervenire sulla materia in tempi piuttosto rapidi.

Quanto a Decaro poi la questione si intreccia anche a quella del limite dei mandati per i presidenti di regione. Il suo nome infatti è tra i più probabili per il centrosinistra per le prossime elezioni in Puglia. Questo però a patto che non si apra la possibilità di un terzo mandato per l’attuale presidente Emiliano.

Una dinamica simile peraltro potrebbe verificarsi anche in Veneto dove, a legislazione vigente, sono al loro ultimo mandato sia il sindaco di Venezia Brugnaro (Coraggio Italia) che il presidente della regione Zaia (Lega).

D’altronde, se è vero che quello dei sindaci rappresenta un fronte ampio e trasversale, non è affatto detto che la politica a livello nazionale decida davvero di spendersi su questo tema, per di più in tempi stretti.

La questione potrebbe essere affrontata nel disegno di legge sul riordino delle province attualmente in discussione al senato. E in questo senso in effetti vanno sia le richieste dei sindaci che alcuni emendamenti. Al momento però il testo base in discussione non prevede modifiche in questo senso.

La corte costituzionale e le ragioni del limite

È interessante notare come la spinta ad estendere il numero di mandati dei sindaci non abbia riguardato solo l’Anci e il parlamento. Infatti la Sardegna ha recentemente legiferato in proposito.

Contando sulla particolare autonomia che deriva dal suo statuto speciale la regione ha dunque esteso a 4 mandati il limite per i comuni fino a 3mila abitanti (Lr 9/2022).

Una decisione che è però stata censurata dalla corte costituzionale (sentenza 60/2023). In questo modo quindi è stata riaffermata la competenza statale in materia anche per le regioni a statuto speciale.

Dalla sentenza poi emergono elementi interessanti per valutare la posizione dell’Anci in merito all’abolizione del limite dei mandati. Secondo la consulta infatti sono comunemente riconosciute ottime ragioni affinché sia previsto un limite di questo genere.

[…] la previsione di un tale limite si presenta quale «punto di equilibrio tra il modello dell’elezione diretta dell’esecutivo e la concentrazione del potere in capo a una sola persona che ne deriva»: sistema che può produrre «effetti negativi anche sulla par condicio delle elezioni successive, suscettibili di essere alterate da rendite di posizione» […].

La corte inoltre sembra mettere in guardia il legislatore rispetto a modifiche che possono apparire marginali ma che tali non sono. Passare da un limite di 2 mandati a uno di 3 se non addirittura di 4 vuol dire estendere di molti anni la possibile permanenza al potere di un unica figura. Quattro mandati consecutivi infatti corrispondono a ben 20 anni con la stessa persona in una posizione di potere come quella del sindaco.

Foto: Antonio Decaro – Anci

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