Gestione Covid19, poche donne e non nei ruoli chiave Coronavirus

Sia a livello nazionale che locale alle donne solo il 20% degli incarichi di rilievo. Più ci si avvicina ai ruoli di maggiore potere, più è dominante il peso degli uomini.

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La gestione dell’emergenza Coronavirus ha fatto riemergere uno dei mali cronici del nostro paese: la mancanza di parità di genere.

In queste settimane infatti, nei ruoli della catena di comando, sia su scala locale che nazionale, le donne sono solo il 20%. Più ci si avvicina agli incarichi di maggior rilievo, più la parità di genere sembra un’utopia. Negli incarichi chiave di protezione civile, ministero della salute e delle strutture create ad hoc nell’emergenza non ci sono donne.

La mappa del potere

Una delle principali novità di queste settimane riguarda come la macchina statale si è mobilitata per affrontare questa crisi sanitaria. La dichiarazione dello stato di emergenza ha messo in campo una catena di comando atipica, con il coinvolgimento di numerose strutture. Una mappa del potere che sta riguardando sia ambiti (sanitario, protezione civile, ecc) che livelli amministrativi (stato centrale, regioni, comuni) diversi.

Proprio per la complessità del quadro, openpolis ha censito chi sta gestendo la crisi. Un’attività che ha portato al censimento di oltre 1.400 incarichi, tra strutture pre-esistenti e quelle create ad hoc. Un lavoro che ci ha permesso di analizzare le dinamiche del potere, soffermandoci anche sulla questione di genere. I dati parlano in maniera chiara: più ci si avvicina ai ruoli chiave, più la forbice tra uomini e donne aumenta.

Le principali strutture

Sia per la natura della crisi, sia per come è stata impostata la catena di comando, per analizzare la questione di genere bisogna prendere in considerazione numerose strutture. Nel caso specifico sono state analizzate:

  • Le prefetture;
  • I direttori generali/commissari delle aziende sanitarie e ospedaliere del paese;
  • Gli assessori regionali alla sanità e alla protezione civile;
  • Le strutture regionali create ad hoc: dai soggetti attuatori nominati, alle task force, passando per le unità di crisi, comitati e direzioni;
  • Tutte le strutture nazionali coinvolte dall’emergenza, sia in maniera indiretta (come per esempio l’Agenzia nazionale del farmaco), che diretta, come le varie task force istituite da protezione civile e presidenza del consiglio.

Analizzando i dati emerge che le donne rappresentano solo il 20% degli incarichi censiti. Un aspetto interessante riguarda certamente le prefetture, dove viene registrato il valore sulla parità di genere più confortante. Qui infatti il 39,05% degli incarichi sono in mano alle donne. Ma se da un lato le strutture di sistema già esistenti registrano un buon dato, è nell’analizzare sia i principali ruoli chiave che le strutture create durante l’emergenza che i dati appaiono sconfortanti.

Per maggiori dettagli sugli incarichi censiti, leggere i lavoro sulle mappe del potere Covid19.

FONTE: dati ed elaborazione openpolis

Prendendo in considerazione gli assessori regionali alla sanità e quelli alla protezione civile la percentuale di donne scende al 29%, passa al 19% se si analizzano le strutture regionali dell'emergenza, e persino al 15% se vengono presi in considerazione i direttori generali delle aziende sanitarie locali e delle aziende ospedaliere. Guardando invece agli incarichi su scala nazionale, emerge che 5 ruoli su 6 siano ricoperti da uomini.

5/6 degli incarichi su scala nazionale sono in mano agli uomini.

Un focus sulle strutture nazionali

È nel guardare ai ruoli principali che stanno gestendo l'emergenza che i nodi vengono al pettine. Se prendiamo in considerazione i vertici delle più importanti strutture coinvolte dall'emergenza non ci sono donne:

  • Presidente del consiglio: Giuseppe Conte;
  • Ministro della salute: Roberto Speranza;
  • Capo della protezione civile: Angelo Borrelli;
  • Commissario straordinario: Domenico Arcuri;
  • Presidente dell'Istituto superiore di sanità: Silvio Brusaferro;
  • Capo della task force fase 2: Vittorio Colao;
  • Presidente del Consiglio superiore di sanità: Franco Locatelli.

Entrando poi nel dettaglio di queste entità, la percentuale di donne è bassissimo. Solo per fare un esempio, nel Comitato tecnico-scientifico della protezione civile, che sta avendo un ruolo centrale in queste settimane, gli uomini sono 20 su 20.

Per maggiori dettagli sugli incarichi censiti, leggere i lavoro sulle mappe del potere Covid19.

FONTE: dati ed elaborazione openpolis

Nelle altre 2 strutture che stanno avendo maggiore centralità, i numeri sono leggermente migliori, ma comunque non soddisfacenti. Nel comitato di esperti per la fase 2 le donne sono 5 su 20, e nella struttura a sostegno del commissario Borrelli 5 su 18.

Parità di genere nei ruoli chiave

La tematica non è nuova. Lo scorso 15 aprile la ministra per le pari opportunità Elena Bonetti ha costituito la Task force “Donne per un nuovo Rinascimento”. Una struttura i cui compiti e poteri sono apparsi subito molto vaghi. Non a caso nel nostro lavoro sulla mappa del potere Covid19, è stato deciso di non includere la task force nel censimento.

Task force donne: scatola vuota senza poteri.

Anche sui media nazionali si è ampiamente affrontato il problema, ma la questione rimane. Anche scavando più in profondità, e non limitandosi alle strutture create in queste settimane, la questione di genere appare problematica. Poche le donne che ricoprono il ruolo di assessore regionale alla sanità e alla protezione civile, ancora di meno quelle che guidano le aziende sanitarie o ospedaliere sparse nel paese.

Foto credit: Flickr Protezione civile - Licenza

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