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Le aree interne sono i territori del paese dove si hanno maggiori difficoltà ad accedere a servizi essenziali. Si tratta di quasi 4.200 comuni, dove abitano circa 13 milioni di persone.

Più della metà dei comuni italiani rientra nelle aree interne.

Questi comuni interni sono quelli più lontani dai comuni polo, ovvero le città che offrono contemporaneamente, da sole o insieme a territori confinanti, tutti i servizi essenziali: educativi, sanitari e di trasporto.

I territori più vicini ai poli (meno di 20 minuti) sono considerati di “cintura”, i più distanti sono appunto le aree interne. Queste comprendono i comuni intermedi, periferici e ultraperiferici, che distano rispettivamente più di 20, più di 40 e più di 75 minuti dal polo più vicino.

La scarsa copertura dei servizi nelle aree interne si accompagna spesso a fenomeni come lo spopolamento, un maggior rischio di disoccupazione e in generale a situazioni di disagio economico e sociale. Elementi su cui è urgente intervenire.

La classificazione delle aree interne è stata introdotta nel 2012, allo scopo di centrare le politiche pubbliche sul tema. Vai a "Che cosa sono le aree interne"

La mancanza di servizi educativi nelle aree interne

Tra i servizi che risultano carenti nei territori più periferici, anche quelli legati all’istruzione incontrano diverse problematiche.

Le scuole sono meno presenti, spesso sono più piccole e offrono meno strumenti e servizi. Dalle difficoltà del trasporto scolastico, alla carenza di mense e palestre. Un’altra questione riguarda gli insegnanti, che nelle scuole di piccoli comuni tendono a una maggiore mobilità. Tutti elementi che ostacolano il percorso di studi degli alunni e che portano le aree interne a registrare livelli di apprendimento più bassi e un maggiore tasso di abbandono scolastico. Ciò contribuisce allo spopolamento, in particolare della popolazione giovanile.

Se nelle aree interne non sono soddisfatti i servizi “essenziali” di cittadinanza, in queste aree non si può vivere. Se una quota importante della popolazione ha difficoltà ad accedere a scuole in cui i livelli di apprendimento e la qualità degli insegnanti sia equivalente a quella garantita nei maggiori centri urbani (…) si entra in un circolo vizioso di marginalità per cui all’emorragia demografica, segue un processo di continua rarefazione dei servizi stessi, precludendo l’utilità di un qualsiasi intervento di sviluppo.

È necessario potenziare il ruolo della scuola nelle aree interne.

La strategia nazionale per le aree interne richiama l’attenzione sul ruolo della scuola in questi territori. Cioè dare ai ragazzi e alle ragazze le competenze e gli strumenti adeguati, per decidere autonomamente se restare dove sono nati e cresciuti o se spostarsi.

Inoltre, la scuola nei territori più periferici è un presidio culturale per tutti, non solo per gli alunni. Svolge un ruolo sociale, crea comunità. Basti pensare alle associazioni, agli eventi e incontri che ruotano intorno alla scuola, specialmente nei piccoli comuni. Un motivo in più per potenziarne gli strumenti e i servizi.

Nei capitoli successivi abbiamo analizzato una serie di indicatori significativi dell’esperienza del percorso di studi, per i minori che vivono nelle aree interne. Dalle dimensioni della popolazione scolastica alla diffusione delle scuole e la sicurezza degli edifici. Dai servizi quali le mense e le palestre scolastiche, fino al fenomeno dell’abbandono scolastico.

 

 

Foto credit: Unsplash Jeremy Bishop – Licenza

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