Dawn Gearhart,
Coordinatore delle Politiche Teamsters Local 117 Seattle

I lavoratori contestano l’impatto dei sistemi centralizzati e automatizzati che dirigono il loro lavoro. Sin dagli esordi, le nuove aziende della gig economy si sono promosse come organizzazioni in grado di offrire ai loro lavoratori opportunità di godere della flessibilità che ha chi è “capo di se stesso”. Nonostante la promessa di un nuovo tipo di lavoro, ad oggi i problemi hanno abbondantemente superato i benefici. Nel passaggio dall’umano al computerizzato, i ruoli manageriali sono stati automatizzati, gli algoritmi sono diventati datori di lavoro, è cresciuta l’asimmetria informativa e gli squilibri di potere preesistenti sono stati esacerbati. Questo squilibrio è intenzionalmente programmato nell’architettura della piattaforma stessa.

Nell’aprile del 2013, meno di sei mesi dopo il lancio di Uber a Seattle, i sindacati dell’area ricevettero una lettera da parte di uno degli autisti che si chiedeva quali fossero i suoi diritti come lavoratore di una piattaforma. Questo pretesto fornì un’opportunità per il sindacato dei Teamster di avviare cambiamento e di rinnovarsi per aiutare gli autisti ad ottenere un salario minimo. L’autista, insieme ad alcuni suoi colleghi, spiegò che l’azienda spesso proponeva cambiamenti radicali alle condizioni di lavoro, come la diminuzione della tariffa per miglio o nuovi requisiti per il veicolo, con poco o senza alcun preavviso. Altre pratiche comuni includevano i licenziamenti apparentemente arbitrari e gli improvvisi cambiamenti ai contratti che gli autisti erano tenuti a firmare per poter utilizzare l’applicazione.

I sindacati non possono contrattare collettivamente con un algoritmo, né fare ricorso contro una piattaforma o negoziare con un’equazione.

Il fatto che gli autisti riescano a guadagnare dei compensi limitati non dipende tanto da una mutua negoziazione sui prezzi o dalla disponibilità dell’autista di lavorare per molte ore ma varia piuttosto in base agli aggiustamenti in tempo reale delle cifre che i passeggeri sono disposti a pagare. Guadagnarsi da vivere sembra così un videogioco più che un lavoro, solo con conseguenze più tangibili.

La tecnologia ha riformulato il modo in cui lavoriamo e gli autisti di Seattle si sono adattati con successo. La creazione di un’organizzazione gestita dai lavoratori e supportata dai sindacati tradizionali ha permesso agli autisti di adattarsi rapidamente al cambiamento nelle strutture di potere nel lavoro. L’agile design dell’ABDA (App-Based Drivers Association), che si basa su un’app, e dell’associazione degli operatori dei Taxi della zona Ovest di Washington hanno offerto un canale più semplice e diretto per dar voce ai lavoratori.

Nel 2014 un autista di nome Takele Gobena ha partecipato ad un incontro organizzativo ospitato da Teamsters Local 117 e ABDA. Prima di iniziare a lavorare per Uber, Takele aveva lavorato all’aeroporto SeaTac guadagnando 9,45 dollari all’ora. Dopo che Uber ha iniziato una campagna pubblicitaria aggressiva su come i suoi autisti potessero guadagnare più di 35 dollari all’ora, Takele ha lasciato il lavoro all’aeroporto e ha investito in un auto per iniziare a lavorare come autista per Uber. Dopo un anno di lavoro, il suo commercialista lo ha informato che, al netto delle spese, nel 2014 aveva guadagnato soltanto 2,45 dollari all’ora.

Nei mesi tra Luglio e Dicembre 2014 le tariffe sono state ridotte del 42%, passando da 2,35 a 1,35 dollari per miglio.

Dopo l’annuncio da parte di Uber di un taglio ulteriore a 1,10 dollari entro Febbraio 2015, gli autisti di Seattle si sono immediatamente riuniti per concordare una strategia volta a bloccare il drammatico calo di entrate che sarebbe inevitabilmente seguito. Hanno promosso petizioni online e hanno partecipato a raduni di massa. In pochi giorni sono riusciti ad ottenere un’inversione di rotta e a riportare il prezzo ad 1.35 dollari per miglio.

Tra i risultati ottenuti dagli autisti, forse il più significativo è l’approvazione, a Seattle, di alcune norme che danno più poteri agli autisti della gig economy. Vai a "Come le piattaforme digitali organizzano il lavoro"

I lavoratori, in collaborazione con i rappresentanti eletti ed alcuni partner nelle comunità, hanno scritto un’ordinanza unica nel suo genere che ha ufficialmente permesso la creazione di sindacati per i gig workers. La legge, approvata all’unanimità dal Consiglio della Città di Seattle a Dicembre 2015, obbliga le imprese a negoziare con gli autisti delle piattaforme i salari, sulle condizioni di lavoro e su altre questioni importanti. Nuove aziende come Lyft e Uber, così come altre società di taxi più tradizionali, stanno incorrendo in sanzioni a causa del loro rifiuto di riconoscere l’umanità e la voce collettiva di chi lavora in quel settore.

Il modello di intervento legislativo potrebbe servire come nuovo paradigma ibrido per la rappresentanza dei lavoratori in questa economia emergente. Gli autisti di Seattle si sono impegnati in una campagna tradizionale per raggiungere le persone che stanno dietro agli schermi delle aziende tecnologiche. Ci insegnano che i movimenti guidati dai lavoratori e supportati dalla comunità possono ottenere un cambiamento reale. L’innovazione non richiede di salari bassi e squilibri di potere nei luoghi di lavoro. Al contrario, incoraggiando i lavoratori che sono dietro all’esponenziale crescita delle società su piattaforma si può costruire una transizione più equa verso un nuovo mondo del lavoro.

Maggiori informazioni sul sindacato Teamsters Local 117 su: teamster117.org

Foto CreditIrene Beltrame

TraduzioneValentina BazzarinFederico PiovesanAlberto Valz Gris

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