Come le piattaforme digitali organizzano il lavoro

Termini utili per orientarsi nel dibattito sull’economia digitale, la gig economy e le nuove forme di organizzazione del lavoro.

Gig economy

Con gig economy si intende un modello economico dove non esistono prestazioni lavorative continuative (il posto fisso, con contratto a tempo indeterminato) ma il lavoro è a chiamata: solo quando c’è richiesta per i propri servizi, prodotti o competenze. Domanda e offerta vengono infatti gestite in maniera semi-automatizzata attraverso piattaforme web e app dedicate: esempi noti sono l’affitto temporaneo di camere (ad es. Airbnb), le attività da freelance (ad es. Upwork o Fiverr), la vendita di prodotti artigianali (ad es. Etsy), i trasporti privati alternativi ai taxi (ad es. Uber), e le consegne a domicilio (ad es. di pasti pronti, come Deliveroo e Foodora).

Fabbriche cattura click

Le “fabbriche cattura click” sono una forma di frode on-line che impiega migliaia di lavoratori sottopagati per eseguire operazioni ripetitive, con lo scopo di generare entrate monetarie.
Ad esempio, un lavoratore deve cliccare su un banner pubblicitario, navigare sulla pagina in cui arriva per un po’ di tempo e, se possibile, iscriversi alla newsletter; il tutto viene ripetuto innumerevoli volte. Altri schemi vengono utilizzati per accumulare recensioni fasulle su prodotti e attività commerciali, aumentandone la visibilità e popolarità su piattaforme social e motori di ricerca.
Mentre in passato questi compiti ripetitivi venivano solitamente affidati a dei bot – ovvero sistemi che automatizzano la creazione di migliaia di account fasulli e le loro interazioni con le pagine web – la forza lavoro a basso costo è tornata ad essere necessaria dopo che diverse piattaforme si sono dotate di sistemi anti-bot più sofisticati.

Gig work gig worker

Con questo termine s’intendono, rispettivamente, il lavoro e i lavoratori afferenti al paradigma della gig economy.

Disruption

In inglese la parola “disruption” può assumere diversi significati. Il primo (secondo l’Oxford Dictionary) e più semplice è quello di “interruzione di un evento, attività o processo a causa di disturbi o disordini.” Ad esempio “flights were disrupted by adverse weather conditions” significa “i voli sono stati sospesi a causa del maltempo.”

Clayton Christensen dell’Harvard Business School, è stato il primo ad introdurre il concetto “disruptive innovations“, in contrapposizione alle “sustaining innovations.” Mentre le seconde sono miglioramenti incrementali il cui scopo è estrarre il più alto plusvalore possibile dai clienti disposti a pagare, le innovazioni “disruptive” rendono un prodotto o servizio accessibile ad una nuova fetta di mercato: persone che non potevano permettersi il prodotto per mancanza di soldi o conoscenze. La “disruption” consiste quindi nella sostituzione del vecchio prodotto col nuovo, il quale riesce gradualmente a inglobare la maggioranza del mercato.

I cellulari “all’avanguardia” che presentano innovazioni incrementali (ad esempio una fotocamera migliore rispetto all’anno precedente) sono un esempio di “sustaining innovation”, mentre uno smartphone talmente economico da poter essere acquistato da persone che prima non potevano permetterselo può diventare una “disruptive innovation” se col  tempo riuscirà a convincere la maggioranza dei consumatori.Altri esempi includono la sostituzione della telefonia via cavo (inaccessibile in zone dove la rete telefonica non era presente) con i cellulari; oppure i computer mainframe – enormi macchinari talmente costosi che solo poche organizzazioni (come banche, universtà e agenzie governative) potevano permettersi – sostituiti dai personal computer.

Nell’articolo “La disruption delle persone” l’autore utilizza il concetto per catturare il ruolo delle tecnologie digitali nel supportare la creazione e gestione delle cooperative digitali. La “disruption” è “delle persone” perché sono i membri delle cooperative su piattaforma che riescono a rendere il lavoro più equo e solidale rivendicando il controllo sulle piattaforme che lo intermediano.

Data brokers

I data brokers sono intermediari che rielaborano informazioni da fonti diverse e, dopo averle raccolte, aggregate, ripulite ed analizzate, le forniscono al cliente completi di licenza d’uso.

Sharing economy

Tradotta letteralmente come “economia della condivisione”, è un’espressione utilizzata per richiamare alcuni aspetti del mutualismo, delle cooperative, e delle imprese sociali. Recentemente viene spesso utilizzata per riferirsi a piattaforme web e app che permettono agli utenti di condividere beni e servizi, come le abitazioni su AirBnB e i passaggi in auto su BlaBlaCar e Uber. Molte delle aziende che gestiscono le app della sharing economy hanno un modello di business basato sulle commissioni per la gestione dei pagamenti tra gli utenti e/o l’estrazione dei dati dalle loro interazioni.

Crowdworking e microtasking

I due termini sono strettamente correlati fra loro, il crowdwork spesso include il microtasking. Come emerge da un report dell’International Labour Office:

il primo dei due termini si riferisce solitamente ad attività lavorative che implicano il completamento di una serie di mansioni attraverso una piattaforma online.

Una folla di persone (crowd) connessa ad una piattaforma su cui i committenti caricano delle commesse, la cui evasione è indirizzata alla folla stessa. Nonostante la natura delle mansioni svolte sulle piattaforme di crowdworking possa variare considerevolmente, spesso comporta il microtasking: lo svolgimento di attività estremamente parcellizzate, spesso banali e monotone, che tuttavia richiedono ancora una forma di valutazione che i sistemi di intelligenza artificiale non possiedono (ad esempio la catalogazione di fotografie, la valutazione di contenuti sensibili in un sito web o in un testo, il completamento di un questionario).

PROSSIMO POST