Per garantire il diritto alla casa, difeso dalla carta sociale europea, è cruciale che i cittadini possano sostenerne i costi. Da una parte è quindi importante garantire l’adeguatezza dei salari medi, dall’altra anche che le abitazioni stesse siano economicamente accessibili.

Da questo punto di vista, sussistono significative differenze tra i vari paesi dell’Unione europea. Come abbiamo accennato precedentemente infatti le istituzioni Ue non hanno la facoltà di implementare politiche abitative negli stati membri, quindi si limitano a promuoverne l’armonizzazione. E anche all’interno dei singoli paesi sono presenti numerose disuguaglianze, su diversi livelli.

Quanto costano le case in Europa?

In tutta l’Unione europea, negli anni il prezzo delle abitazioni è progressivamente aumentato. Eurostat misura l’inflazione del mercato immobiliare fissando il valore di riferimento (=100) al 2015 e registrando lo spostamento relativo negli anni.

Analizzando questi dati, vediamo che in tutti i paesi senza alcuna eccezione questo indice è cresciuto. Mediamente in Ue è passato da 100 nel 2015 a 126,9 nel 2020 (+26,9 punti), ma con differenze significative da paese a paese.

L’indice del prezzo delle case misura l’inflazione nel mercato residenziale e riguarda tutte le tipologie di abitazione (case, appartamenti, ecc.), sia nuove che preesistenti. Sono escluse invece le case di costruzione dell’acquirente, perché l’indice riguarda il mercato. È incluso anche il terreno, dove presente. Il riferimento dell’indice è l’anno 2015=100 e qui sono riportati i valori dell’anno 2020 rispetto a tale riferimento.

FONTE: elaborazione openpolis su dati Eurostat
(ultimo aggiornamento: martedì 14 Giugno 2022)

L'Ungheria in particolare è il primo paese Ue per aumento dell'indice dei prezzi, pari nel 2020 a 178,6 (+78,6). La seguono sotto questo aspetto Portogallo (154,3) e Repubblica Ceca (153,9). Mentre l'inflazione più contenuta nel mercato immobiliare la riporta l'Italia, con una differenza, rispetto al valore di riferimento, di appena 0,4 punti. Cifre relativamente basse sono registrate anche da Finlandia e Cipro, entrambe con meno di 10 punti di differenza rispetto al 2015.

L’indice misura l’inflazione nel mercato residenziale e riguarda tutte le tipologie di abitazione (case, appartamenti, ecc.) sia nuove che preesistenti. Sono escluse invece le case di costruzione dell’acquirente, perché l’indice riguarda il mercato. È incluso anche il terreno, se presente. Il riferimento dell’indice è l’anno 2015=100.

FONTE: elaborazione openpolis su dati Eurostat
(ultimo aggiornamento: martedì 14 Giugno 2022)

Il nostro paese è invece l'unico dell'Unione (almeno a livello annuale) ad aver visto una deflazione in questo senso, anche se molto lieve, nel periodo compreso tra il 2017 e 2019. Nel complesso dal 2015 al 2020 l'indice dei prezzi delle case in Italia è rimasto sostanzialmente stabile, registrando solo oscillazioni molto leggere. Aumenti più marcati li hanno riportati invece gli altri grandi paesi Ue e in particolare la Germania, che in questo lasso di tempo ha superato di 38,7 punti il valore del 2015.

Pur in misura minore, anche gli affitti sono aumentati.

Un aumento notevole, anche se di entità minore, lo hanno registrato, in questi anni, anche gli affitti, che sempre rispetto al valore di riferimento del 2015 (=100) risultano particolarmente elevati in Estonia (162,1) e Lituania (147), secondo l'ultimo aggiornamento Eurostat relativo al mese di aprile 2022. In generale, anche in questo caso gli incrementi più significativi li hanno riportati gli stati dell'Europa centrale e orientale. Mentre l'unica ad aver visto un calo è stata la Grecia, dove nel 2022 l'indice si attesta a 92,9.

+7,7 punti rispetto al valore di riferimento (2015=100), il costo degli affitti in Ue ad aprile 2022.

Isolati, i dati sui prezzi delle case e sugli affitti non restituiscono però la complessità della realtà abitativa europea. Infatti, i prezzi si intrecciano con molti altri fattori, in primis con i redditi disponibili delle famiglie.

La pressione fiscale sulle famiglie, un terreno di disuguaglianze

Nell'approfondimento precedente sulla questione abitativa in Europa abbiamo parlato della quota di reddito che mediamente i cittadini Ue impiegano per coprire le proprie spese domestiche, in primis quelle energetiche. In questo modo è possibile quantificare la pressione finanziaria che i nuclei familiari affrontano solo a causa della propria abitazione.

In questo senso, come abbiamo avuto modo di osservare, sono molteplici le disuguaglianze sia tra i paesi che al loro interno.

Tra i più poveri, è più elevata la quota di persone sovraccaricate dalle spese domestiche.

In Italia, circa il 7% dei cittadini, di tutte le fasce di reddito, sono costretti a destinare più del 40% del proprio reddito familiare alle spese domestiche (una condizione che è chiamata anche "sovraccarico"). Tra le persone a rischio povertà (ovvero quelle che, secondo la classificazione di Eurostat, guadagnano meno del 60% del reddito mediano nazionale) la cifra risulta invece 4 volte più elevata, superando il 28%.

Ma i divari sono notevoli anche a seconda del tipo di contratto abitativo, che è esso stesso legato al reddito. Le persone con le entrate più basse riscontrano infatti maggiori difficoltà a comprare casa o anche solo a ottenere un prestito bancario a tale scopo.

21,1% degli affittuari in Ue impiegano più del 40% del proprio reddito familiare per le spese domestiche (2020).

Una cifra che cala significativamente nel caso dei proprietari impegnati a pagare un mutuo: 3,6%. Anche laddove sono impegnati a pagare un mutuo, i proprietari versano sempre in condizioni migliori da questo punto di vista, rispetto agli affittuari.

I dati sono basati sul sondaggio Eu-Silc (statistics on income and living conditions) di Eurostat relativo al 2020, condotto su 130mila nuclei familiari e 270mila cittadini di paesi Ue, di età superiore ai 16 anni. I dati indicano la quota di persone che vivono in nuclei familiari in cui il totale delle spese domestiche (al netto delle indennità di alloggio) costituisce più del 40% del reddito disponibile, a seconda del tipo di contratto. Sono considerati solo gli affitti a prezzo di mercato e, tra i proprietari, quelli impegnati a pagare un mutuo. Con spese domestiche Eurostat indica tutti i costi relativi a acqua, gas e elettricità.

FONTE: elaborazione openpolis su dati Eurostat
(ultimo aggiornamento: venerdì 17 Giugno 2022)

La Grecia, in particolare, è il paese Ue con la quota più elevata di persone sovraccaricate dal costo della casa, sia nel caso dei proprietari (20%) che degli affittuari (79%). Mentre Cipro, con cifre pari allo 0,3% e al 10%, è l’ultimo in questo senso.

Per quanto riguarda invece il divario tra proprietari e affittuari, esso risulta particolarmente elevato, ancora una volta, in Grecia (59 punti percentuali), ma anche in Ungheria (45) e in alcuni paesi dell’Europa orientale, soprattutto Romania e Bulgaria. Mentre è minimo in Germania (4,6 punti percentuali di differenza), Lettonia (7,5) e Malta (8,9).

 

Foto: Christelle Hayek - licenza

PROSSIMA PARTE