In Italia esiste un noto problema demografico, spesso al centro del dibattito e di politiche pubbliche i cui effetti, tuttavia, ancora non hanno prodotto risultati solidi.

Nonostante abbia sostanzialmente mantenuto lo stesso numero di abitanti degli anni ’50, l’Abruzzo non sfugge al fenomeno dello spopolamento, soprattutto nelle aree distanti dei grandi centri urbani.

Si tratta di una dinamica caratterizzata dalla denatalità, ma anche dallo spostamento delle persone dalle aree interne alle zone più urbanizzate. Tuttavia, anche in regione esistono casi in cui queste tendenze si vogliono invertire, attraverso iniziative e politiche mirate al ripopolamento.

È cosa nota che il nostro paese mostri, da diversi anni, i segni evidenti del declino demografico e della denatalità. Una dinamica accelerata dalla grande recessione iniziata nel 2008, e che da allora non si è più arrestata. Da alcuni anni a questa parte, ogni rilevazione segna un nuovo record minimo di nascite dall’unità d’Italia a oggi.

FONTE: elaborazione openpolis – Con i Bambini su dati Istat
(ultimo aggiornamento: venerdì 7 Aprile 2023)

L’impatto della denatalità sulla regione

Da questa tendenza non è affatto immune l’Abruzzo, anzi. Nella regione, come nel resto del paese, il tasso di natalità – ovvero il numero di nuovi nati in rapporto alla popolazione – è calato in modo sistematico.

6,5 nuovi nati ogni 1.000 abitanti in Abruzzo nel 2021.

Il fenomeno della denatalità è iniziato storicamente prima nella regione, sia in confronto alla media nazionale, che rispetto al resto dell’Italia centro-meridionale. All’inizio del XXI secolo, mentre il tasso di natalità italiano superava le 9 nascite ogni mille abitanti e quello del sud era sopra quota 10, l’Abruzzo si attestava a 8,4 nuovi nati per 1.000 residenti.

Dopo una effimera crescita fino al 2008, è iniziato un declino che ha visto il tasso di natalità italiano sprofondare. Dal 2020 è sceso sotto la soglia psicologica dei 7 nuovi nati ogni mille abitanti, e le prime stime provvisorie per il 2022 collocano la cifra a 6,7. L’Abruzzo, pur avendo ridotto la differenza con il resto del paese, potrebbe essere sceso a 6,3 in base alle stime su quell’anno.

Il tasso di natalità è il rapporto tra il numero dei nati vivi dell’anno e l’ammontare medio della popolazione residente, moltiplicato per 1.000. I dati relativi al 2022 sono da considerarsi provvisori.

FONTE: elaborazione Abruzzo openpolis su dati demo.Istat
(consultati: giovedì 18 Maggio 2023)

Nel 2021, ultimo anno per cui è disponibile un dato definitivo, i nuovi nati nella regione sono stati 6,5 ogni mille abitanti, a fronte di una media nazionale di 6,8. Si tratta di una quota che pone l’Abruzzo a metà classifica rispetto alle altre regioni italiane. Con livelli di denatalità che ancora non hanno raggiunto quelli di regioni come Liguria, Molise e Sardegna, dove sono meno di 6 i nati per mille residenti.

E allo stesso tempo a grande distanza dalle regioni al vertice della classifica per nuove nascite: Trentino-Alto Adige (8,7 nati vivi ogni mille abitanti), Campania e Sicilia (entrambe a 7,7).

Le province d’Abruzzo, tra calo delle nascite e invecchiamento

Oltretutto la situazione risulta molto differenziata all’interno territorio regionale.

La denatalità è più avanzata in alcuni territori dell’Abruzzo.

Tutte le province abruzzesi, senza eccezioni, hanno visto un calo della natalità dal 2002 ad oggi. Tuttavia, nel 2021 si registra una forbice che va dai 7 nuovi nati ogni 1.000 abitanti del pescarese ai 6 dell’area aquilana. In mezzo, le province di Teramo (6,6) e Chieti (6,4).

La provincia dell’Aquila è anche, non casualmente, quella per cui – in uno scenario di previsione mediano – si prevede incideranno di più i residenti anziani. Gli over 65 nell’aquilano potrebbero rappresentare quasi il 30% della popolazione nel 2030 (29,9%).

Più della media nazionale, quel 27,3% di ultra sessantacinquenni previsto in Italia all’inizio del prossimo decennio. Una quota comunque superata da tutte le province abruzzesi: 29,5% in quella di Chieti, 28,3% in quelle Teramo e Pescara.

L’Abruzzo, con le sue estese aree interne, appare un territorio fortemente soggetto a fenomeni come l’invecchiamento della popolazione e la denatalità, con conseguente spopolamento. Ed è proprio nei comuni più periferici della regione che queste tendenze emergono con maggiore evidenza.

La denatalità nelle aree interne

Sembrano essere soprattutto i comuni distanti dalle aree più urbanizzate a risentire della tendenza alla denatalità. Nel 2020, il tasso di natalità mediano ha superato i 6 nati ogni mille abitanti nei comuni polo e in quelli di cintura della regione. Ovvero le città principali, baricentriche in termini di servizi, e i loro hinterland.

Le aree interne sono i territori del paese più distanti dai servizi essenziali (quali istruzione, salute, mobilità). Vai a “Che cosa sono le aree interne”

Nei comuni intermedi, collocati ad almeno 27,7 minuti di distanza dalla città polo più vicina, il tasso di natalità mediano scende a circa 5 nuovi nati ogni 1.000 residenti. In quelli periferici e ultraperiferici, distanti oltre 40 minuti, cala rispettivamente a 4,3 e 4,1 nascite per mille abitanti.

FONTE: elaborazione Abruzzo openpolis su dati Istat (statistiche sperimentali)
(pubblicati: venerdì 23 Dicembre 2022)

Come conseguenza, attualmente solo il 30% dei comuni della regione supera il tasso di natalità rilevato a livello nazionale, pari nel 2020 a 6,8 nuovi nati ogni 1.000 abitanti. Parliamo di 92 comuni su 305, tra cui 6 dove il tasso di natalità ha superato quota 12 ogni mille abitanti.

6 su 305 comuni abruzzesi con oltre 12 nascite ogni mille residenti nel 2020.

Si tratta di Guilmi (Chieti), San Pio delle Camere (L’Aquila), Castel Castagna (Teramo), Rosciano (Pescara), Montelapiano (Chieti) e Gagliano Aterno (L’Aquila). Quest’ultimo è anche il comune abruzzese con l’incremento maggiore tra 2014 e 2020: da 0 nuove nascite ogni mille residenti a 12,2.

FONTE: elaborazione Abruzzo openpolis su dati Istat (statistiche sperimentali)
(pubblicati: venerdì 23 Dicembre 2022)

Sempre nel 2020, in 29 comuni si è registrato un tasso di natalità inferiore a 1. Si tratta di comuni in massima parte appartenenti alle aree interne. Con l’eccezione di un comune cintura (San Martino sulla Marrucina, in provincia di Chieti), i comuni più soggetti a denatalità sono in 9 casi intermedi, in 12 periferici e in 7 ultraperiferici.

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Foto: Gagliano Aterno (Martina Lovat)

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