A dare le carte nel corso della XVII legislatura sono stati in pochi.

Scarica le classifiche complete dell’indice di produttività parlamentare

Dei circa 1.000 deputati e senatori, solo un centinaio è riuscito a influire sui lavori di Montecitorio e Palazzo Madama, ennesima prova della forte crisi di identità che sta vivendo il nostro parlamento.

L’iniziativa legislativa da costituzione è nelle mani di numerosi attori. I principali però sono due: il parlamento, organo responsabile dell’approvazione delle leggi stesse, e il governo. Vai a "Che cos’è l’iniziativa legislativa"

Nonostante sulla carta il parlamento sia il principale protagonista dell’iniziativa legislativa, il governo, potere esecutivo, ormai sta lentamente ma inesorabilmente rubando la scena, monopolizzando la produzione delle leggi nel nostro paese. Non sono più i parlamentari a presentare le norme che vengono approvate dal parlamento, ma sono i membri del governo, e la dinamica classica “maggioranza-opposizione” sta diventando sempre più una contrapposizione fra il governo e l’opposizione.

74,74% delle leggi approvate sono state di iniziativa governativa. Poco più di 7 leggi su 10.

Questi elementi hanno avuto nel tempo delle chiare ripercussioni sui parametri dell’indice di produttività. In teoria l’espressione massima del lavoro di deputati e senatori è far approvare le proprie proposte legislative. Venendo meno questa possibilità, resa complicata dalle attuali dinamiche, è chiaro che i parlamentari hanno dovuto trovare via alternative per incidere.

Tutto ormai si gioca sull’avere o meno un ruolo chiave (key position). L’essere presidente di commissione, solo per fare un esempio, alza di molto la possibilità di ottenere un punteggio alto nell’indice di produttività parlamentare. Vai a "Quali sono i ruoli chiave del parlamento"

Questi percorsi alternativi però, come i ruoli chiavi del parlamento, non sono tanti, limitando il numero di parlamentari con un reale peso politico all’interno dell’aula. Una serie di elementi che rendono la distribuzione della produttività nel parlamento italiano non uniforme. Ad oggi l’83,31% dei deputati e il 77,17% dei senatori ha totalizzato meno di 400 punti dell’indice di produttività parlamentare. Nelle fasce più alte di punteggio, dove risiedono coloro che hanno avuto un peso maggiore nelle dinamiche parlamentari, la percentuale di parlamentari è esigua.

 

FONTE: elaborazione openpolis su dati ufficiali di camera e senato

La distribuzione della produttività in aula

Un primo modo per entrare meglio in questa materia è fotografando la ripartizione della produttività all'interno della camera e del senato. Il punteggio medio totalizzato nel corso della legislatura è stato di 252,45 punti per i deputati e di 276,4 per i senatori. Bene, il 65,17% dei deputati e il 64,63% dei senatori ha totalizzato un punteggio inferiore alle media dell'aula. La stragrande maggioranza di essi poi ha ottenuto meno di 200 punti, punteggio raggiungibile anche semplicemente partecipando in maniera assidua alle votazioni dell'aula.

All'interno di alcuni gruppi parlamentari la disproporzione fra la produttività dei membri è particolarmente marcata. Alla camera dei deputati, solo per fare un esempio, il 77,27% dei membri di Alternativa popolare produce meno della media, come anche il 92,86% dei membri di Gal a Palazzo Madama. Più in generale, il 90% dei gruppi alla camera e l'83,33% di quelli al senato ha la maggior parte dei membri che produce meno della media.

Partecipare assiduamente ai lavori dell'aula non basta per avere un punteggio alto

Tra le tante variabili che compongono l'indice di produttività parlamentare, c'è anche la partecipazione degli eletti ai lavori dell'aula. Essere molto presenti però non basta per assicurarsi un punteggio alto nell'indice di produttività parlamentare. Alla camera 80 deputati hanno avuto nel corso della legislatura un tasso di partecipazione alle votazioni elettroniche elevato, oltre il 90%. Il 70% di essi ha totalizzato un punteggio sotto la soglia media, e solo uno di essi (Rocco Palese - Forza Italia) è nella top 10 dei deputati più produttivi. Discorso diverso al senato: qui dei 66 parlamentari con un tasso di partecipazione che supera il 90%, ben 4 sono nella top 10 della produttività di Palazzo Madama. Parliamo di Giorgio Pagliari (Pd), Giorgio Santini (Pd), Giuseppe Luigi Cucca (Pd) e Angela Magda Zanoni (Pd). È anche più bassa la percentuale di essi che non raggiunge la produttività media, il 37,88%.

I ruoli chiave

In pochi riescono ad avere un punteggio alto nell'indice di produttività parlamentare, ed essere presenti non è un fattore determinante. Per comprendere meglio cosa contribuisce ad ottenere un punteggio alto bisogna guardare altri aspetti della vita parlamentare. Nel corso delle analisi dedicate all'indice di produttività parlamentare che abbiamo portato avanti negli anni è emersa l'importanza dei ruoli chiave, le cosiddette key position.

Se in linea di principio la produttività dei parlamentari raggiunge la sua massima espressione con la presentazione di testi che diventano legge, in un parlamento in cui la stragrande maggioranza dei testi approvati sono di iniziativa governativa, è chiaro che questo diventa molto difficile. L'essere nominato relatore di un provvedimento, specialmente di quelli governativi, diventa quindi un elemento di massima importanza.

Il relatore è una sorta di regista politico del dibattito, che esprime il suo parere su tutti gli emendamenti presentati e coordina la mediazione politica sul provvedimento. Vai a "Che cosa fa il relatore"

Diventare relatore dà la possibilità a deputati e senatori di avere un ruolo determinante nel successo del provvedimento, dovendo portare avanti tutta la contrattazione e mediazione fra le diverse forze politiche. Abitualmente questo incarico, che può essere sia di maggioranza che di opposizione, viene affidato a chi ricopre una key position.

Con la stragrande maggioranza delle leggi ormai di iniziativa governativa, diventare relatore di un provvedimento è una delle poche vie per influenzare il dibattito parlamentare

I ruoli chiave possono essere di due tipi: istituzionali o politici. Nella prima categoria rientrano i presidenti e vice presidenti di commissione; nella seconda i capigruppo di aula e commissione. Proprio per quanto detto fino a ora, queste quattro key position hanno una media di produttività di molto superiore al resto dell’aula.

 

FONTE: elaborazione openpolis su dati ufficiali di camera e senato

I presidenti delle 28 commissioni permanenti (14 alle camera e 14 al senato) hanno un punteggio in media che è più di due volte superiore a quello dei parlamentari senza un incarico. Questi ultimi hanno totalizzato in media 213,8 punti alla camera e 249,4 al senato, lontanissimi dai capigruppo di aula (camera 440,51 - senato 310,84), dai vice presidenti di commissione (camera 375,64 - senato 280,64) e capigruppo in commissione (camera 319,49 - senato 284,07). I parlamentari semplici sono il 64,13% del parlamento. I detentori di una key position invece sono solo il 35,87% degli eletti e, come se non bastasse, 36 di essi (il 10,62%) di ruoli chiave ne ha due, o a volte tre. La concentrazione del potere, almeno quello ancora a disposizione dei parlamentari, è quindi nelle mani di pochi fortunati.

Analizzare la produttività per ruoli ci permette anche di tornare su un punto fondamentale affrontato anche in passato: la difficoltà di portare avanti il doppio incarico per i membri del parlamento che fanno anche parte del governo.

Art. 23 - Le funzioni di membro del Governo sono incompatibili con l’esercizio del mandato parlamentare, delle funzioni di rappresentanza professionale a carattere nazionale, di qualsiasi impiego pubblico o attività professionale

In Francia l’articolo 23 della costituzione sancisce che le funzioni di membro del governo sono incompatibili con l’esercizio del mandato parlamentare. Una divisione importante per la piena separazione dei poteri, legislativo ed esecutivo, e per dare la giusta importanza ai due ruoli. In Italia non è così, ed è prassi che vengano nominati membri del parlamento a ricoprire incarichi di governo. Un'abitudine che ha delle conseguenze sull'indice di produttività parlamentare. I 31 deputati e 12 senatori che hanno fatto parte dell'ultimo esecutivo Gentiloni, come ministro, vice ministro o sottosegretario, hanno, nei mesi in cui hanno avuto l'incarico, totalizzato un punteggio basso.

Deputati e senatori sono ormai spettatori in un parlamento che dovrebbe vederli come protagonisti

Con un governo sempre più dominante nella produzione legislativa, e una produttività dell'aula distribuita nella mani di pochi eletti, è chiaro che la nostra repubblica parlamentare sta attraverso un momento di forte crisi.

 

Foto credit: Flickr Palazzo Chigi - Licenza

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