Dopo la pandemia non migliorano le condizioni degli stranieri Migranti

Nel 2021 le condizioni occupazionali ed economiche degli italiani sono lievemente migliorate rispetto al 2020. Lo stesso tuttavia non si può dire per gli stranieri, la cui situazione mediamente è peggiorata.

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I cittadini stranieri costituiscono una componente fondamentale della forza lavoro del nostro paese. Per una serie di ragioni hanno subito più duramente le conseguenze della pandemia da un punto di vista lavorativo rispetto agli italiani – partendo già da condizioni più svantaggiate.

Dai nuovi dati relativi al 2021 Inps, Inail, Ocse, Istat, ministero del lavoro e Unioncamere, raccolti all’interno del nuovo rapporto annuale “Gli stranieri nel mercato del lavoro in Italia“, emerge che il lieve miglioramento delle condizioni economiche dopo la pandemia non ha riguardato le persone di nazionalità non italiana. Il tasso di occupazione è diminuito e l’incidenza della povertà assoluta è aumentata di quasi 4 punti percentuali.

La popolazione straniera in Italia nel 2021

Nel 2021 i cittadini di nazionalità estera costituiscono l’8,7% della popolazione italiana, con un aumento pari a 0,3 punti percentuali rispetto al 2020, quando ammontavano all’8,4%.

Tuttavia i non comunitari sono, nel complesso, leggermente diminuiti. Un calo che sembrerebbe imputabile alla riduzione del numero di permessi di soggiorno accordati, che tra 2017 e 2020 sono più che dimezzati.

3,4 milioni i cittadini extra-comunitari residenti in Italia nel 2021.

Il 28% di questi provengono comunque da paesi del continente europeo.

Per via della loro numerosità e anche della loro età, mediamente più bassa rispetto a quella dei cittadini italiani, gli stranieri costituiscono un elemento molto importante della forza lavoro del nostro paese. Specialmente in alcuni settori, come l’agricoltura (18%), le costruzioni (15,5%), la ristorazione (15,3%) o i lavori personali (34,3%).

I lavoratori stranieri durante e dopo la pandemia

Come evidenzia il report, gli immigrati subiscono maggiormente l’impatto delle crisi economiche, vivendo solitamente in condizioni lavorative meno stabili ed essendo mediamente più giovani. Nelle situazioni di crisi le discriminazioni diventano inoltre più frequenti, mentre cresce l’importanza delle reti di conoscenze, di cui gli immigrati dispongono in misura inferiore.

Per quanto riguarda la pandemia nello specifico, a queste variabili si aggiunge il fatto che gli stranieri incidono di più in alcuni settori che sono stati duramente colpiti, come quello alberghiero e della ristorazione.

La pandemia ha colpito sproporzionatamente i lavoratori stranieri.

Come abbiamo raccontato in un recente approfondimento, durante la pandemia il 35% delle persone che hanno perso il proprio impiego era di nazionalità estera. Pur costituendo essi il 10% della forza lavoro. Bisogna poi considerare che gli stranieri partivano già da condizioni lavorative più svantaggiate, in primis dal punto di vista retributivo, guadagnando mediamente il 13,8% in meno rispetto agli italiani.

Nonostante il forte impatto, nel 2021 l’occupazione ha visto una ripresa piuttosto significativa: +2,4% tra gli stranieri e +0,6% tra gli italiani. Parallelamente sono aumentate anche le persone in cerca di un impiego (+11,9% tra gli stranieri, +1,3% tra gli italiani) e sono diminuiti gli inattivi, che invece nel 2020 erano aumentati significativamente: rispettivamente -5,7% e -3,1%.

Tuttavia se guardiamo al tasso di occupazione, vediamo che il dato del 2021 è più basso rispetto a quello del 2020.

I dati si riferiscono al tasso di occupazione della popolazione di età compresa tra i 15 e i 64 anni, per nazionalità.

FONTE: elaborazione openpolis su dati ministero del lavoro e Istat
(pubblicati: lunedì 19 Settembre 2022)

Fino allo scoppio della pandemia tra gli stranieri si registrava un tasso di occupazione più elevato rispetto agli italiani – nonostante il divario si fosse gradualmente ridotto tra 2018 e 2020. Nel 2021 invece questo rapporto si è invertito. Il tasso di occupazione degli italiani è salito al 58,3% (tuttavia senza ritornare ai livelli pre-pandemici), mentre quello degli stranieri è sceso al 57,8%, il livello più basso degli ultimi anni.

Anche le condizioni economiche peggiorano

Una dinamica simile si può riscontrare anche per quanto riguarda le condizioni economiche a livello familiare. Nel 2020 l’incidenza della povertà è aumentata in modo generalizzato, a causa della pandemia. Ma se nel caso dei cittadini italiani nel 2021 si registra un miglioramento, seppur lieve, nel caso degli stranieri invece la situazione è ulteriormente peggiorata.

+6,2 punti percentuali l’incidenza della povertà assoluta familiare tra gli stranieri, tra 2019 e 2021.

I dati si riferiscono all’incidenza percentuale della povertà assoluta a livello familiare, nella famiglie composte da soli italiani e in quelle di soli stranieri. Non sono considerate le famiglie miste. I dati provengono dall’indagine sulle spese delle famiglie di Istat.

FONTE: elaborazione openpolis su dati Istat e ministero del lavoro
(pubblicati: lunedì 19 Settembre 2022)

Tra il 2019 e il 2021 è aumentata l’incidenza della povertà assoluta, sia tra le famiglie italiane che non. Tuttavia se le prime hanno visto una parziale ripresa dopo la pandemia (dal 6% del 2020 al 5,7% del 2021), la situazione degli stranieri è invece peggiorata ulteriormente (dal 26,7% al 30,6%). Nel 2021 l’incidenza tra le famiglie di provenienza estera è oltre 5 volte maggiore a quella che si registra tra le famiglie italiane.

Foto: Ifrah Akhterlicenza

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