Dal 2014 la natalità è calata nel 72% dei comuni italiani #conibambini

In poco più di un decennio si è passati dai quasi 10 nati ogni 1000 abitanti della fine degli anni 2000 ai meno di 7 attuali. Approfondiamo come questo calo drastico della natalità ha riguardato la grande maggioranza dei territori italiani, comune per comune.

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Il calo della natalità è una questione che da diversi anni accompagna il dibattito pubblico del paese. Per molte ragioni: la crisi demografica è infatti connessa a una serie di conseguenze negative, sul medio e lungo periodo. Oltre al tema più generale del ricambio generazionale in un paese in progressivo invecchiamento, è in gioco anche la tenuta del sistema sociale, sanitario e previdenziale.

Il calo delle nascite sta avendo un impatto diretto sui territori.

Meno dibattuto è però l’impatto di queste dinamiche sui singoli territori. In un precedente approfondimento, abbiamo analizzato come il 90% dei comuni italiani si trovi già oggi sotto il tasso di natalità medio europeo. Con poche eccezioni, localizzate principalmente tra la provincia di Bolzano e le aree metropolitane di Napoli e Catania.

Il quadro però non sarebbe completo senza uno sguardo all’andamento, negli ultimi anni, del numero di nascite rispetto agli abitanti, comune per comune. In coerenza con il trend nazionale, oltre il 70% dei comuni italiani ha registrato un calo del tasso di natalità tra 2014 e 2020.

La tendenza nazionale al calo della natalità

Negli anni ’10 di questo secolo, si è consolidato l’allontanamento, in rapporto agli abitanti, tra il numero di nati in Italia e la media europea.

Il tasso di natalità è il rapporto tra il numero dei nati vivi dell’anno e l’ammontare medio della popolazione residente, moltiplicato per 1.000.

FONTE: elaborazione openpolis – Con i Bambini su dati Eurostat
(pubblicati: lunedì 25 Settembre 2023)

Nel 2011, il tasso di natalità italiano era di 9,2 nascite ogni 1.000 residenti, circa un punto in meno della media Ue (10,1). Una quota inferiore alla Francia, ma allora superiore a quella tedesca (8,3).

Undici anni dopo, nel 2022, la distanza dalla media Ue è raddoppiata. Sono infatti 2 i punti che separano il dato nazionale (6,7 nascite ogni mille abitanti) da quello europeo (8,7). L’Italia è scivolata all’ultimo posto, non solo tra i maggiori paesi ma tra tutti e 27 gli stati membri.

In un contesto che – va detto – vede un calo generalizzato della natalità nel vecchio continente, la dinamica italiana è stata molto più accelerata nell’ultimo decennio. Si tratta infatti del periodo durante il quale, lasciato alle spalle l’effimero picco demografico alla metà degli 2000, è divenuto più pressante il fenomeno della denatalità.

Le spiegazioni strutturali del fenomeno

Allargando lo sguardo della serie storica dai primi 2000 a oggi, emerge come – nel passato recente – vi sia stato un picco delle nascite culminato nel 2008. In quell’anno si erano registrati quasi 580mila nuovi nati, con un tasso di natalità pari a 9,7 nati ogni mille abitanti. Una crescita cui aveva contribuito anche il concorso delle famiglie di origine straniera.

FONTE: elaborazione openpolis – Con i Bambini su dati Istat
(ultimo aggiornamento: giovedì 26 Ottobre 2023)

Il progressivo calo delle nascite – meno di 400mila nel 2022 – ha ovviamente abbattuto il tasso di natalità. Questa tendenza calante ha alla base ragioni principalmente strutturali. Sono sempre meno le donne nell’età convenzionalmente considerata fertile, anche per la progressiva uscita dei baby boomers dall’età riproduttiva. Sul fenomeno incide anche il fatto che – rispetto agli anni passati – è progressivamente diminuito il contributo alle nascite dei cittadini di origine straniera.

Le boomers straniere, che hanno fatto il loro ingresso regolarmente come immigrate o sono “emerse” o sono stare “ricongiunte” a seguito delle regolarizzazioni di inizio secolo, hanno realizzato nei dieci anni successivi buona parte dei loro progetti riproduttivi nel nostro Paese, contribuendo in modo importante all’aumento delle nascite e della fecondità di periodo. Ma le cittadine straniere residenti, che finora hanno parzialmente riempito i “vuoti” di popolazione femminile ravvisabili nella struttura per età delle donne italiane, stanno a loro volta invecchiando.

A conferma di questa tendenza, il tasso di fecondità, cioè il numero di figli per donna in età fertile, è calato tra le italiane (da 1,29 figli nel 2014 a 1,18 nel 2021) ma anche tra le donne di altra cittadinanza (da 2,06 a 1,87 nello stesso periodo).

Il calo della natalità in Italia, comune per comune

A livello locale, la conseguenza di questa dinamica è stato un diffuso calo della natalità, in gran parte del territorio nazionale.

Nel 72% dei comuni il tasso di natalità è sceso tra 2014 e 2020. Nell’1,5% si registra una sostanziale stabilità, mentre in poco più di un comune su 4 (26,7%) si rileva una variazione in aumento.

FONTE: elaborazione openpolis – Con i Bambini su dati Istat (statistiche sperimentali)
(pubblicati: venerdì 23 Dicembre 2022)

Il calo del tasso di natalità nel periodo in esame ha riguardato la totalità dei comuni della città metropolitana di Cagliari e della provincia di Ferrara. Nonché il 90% o più dei territori nelle province di Monza e Brianza (96%), Brindisi (95%), Pistoia (95%), Ravenna (94%), Taranto (93%), Ragusa (92%), Pesaro e Urbino, Milano e Barletta-Andria-Trani (queste ultime al 90%).

Tra i capoluoghi, l’unico a registrare un aumento è stato La Spezia: 6,97 nati ogni mille abitanti nel 2014, 7,28 nel 2020. Si tratta comunque di dati molto variabili nell’arco della serie storica. Nella stessa città, l’indicatore aveva raggiunto quota 7,75 nel 2016, per poi ridiscendere a 6,54 nel 2019 e risalire nell’anno successivo.

I cali più importanti tra le città capoluogo si registrano a Trani (da 10,2 nati ogni mille abitanti nel 2014 a 5,95) e Isernia (da 9,25 a 5,07).

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I contenuti dell’Osservatorio povertà educativa #conibambini sono realizzati da openpolis con l’impresa sociale Con i Bambini nell’ambito del fondo per il contrasto della povertà educativa minorile. Mettiamo a disposizione in formato aperto i dati utilizzati nell’articolo. Li abbiamo raccolti e trattati così da poterli analizzare in relazione con altri dataset di fonte pubblica, con l’obiettivo di creare un’unica banca dati territoriale sui servizi. Possono essere riutilizzati liberamente per analisi, iniziative di data journalism o anche per semplice consultazione. I dati relativi al tasso di natalità tra 2014 e 2020 sono di fonte Istat, e sono stati rilasciati nell’ambito delle statistiche sperimentali.

Foto: Aditya Romansa (unsplash)Licenza

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