Anche i minori sono vittime delle violenze di genere #conibambini

Gli orfani di femminicidio sono solo l’esempio estremo di come anche i figli siano vittime delle violenze di genere. Bambini e ragazzi subiscono sulla propria pelle le conseguenze di un contesto familiare non sicuro.

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Il 25 novembre sarà la giornata internazionale per l’eliminazione delle violenze sulle donne. Un fenomeno che di frequente avviene tra le mura domestiche e di cui sono vittime anche i minori, quando presenti. Atti persecutori, intimidatori, violenti che in alcuni casi si concludono con l’uccisione della donna.

104 le donne vittime di omicidio in ambito familiare/affettivo nel 2022 (58,7% da partner o ex partner).

Gran parte degli omicidi di donne avvengono in ambito affettivo. L’anno scorso gli omicidi con vittime di sesso femminile sono stati 127, di cui 104 – quasi l’82% – avvenuti in ambito familiare e affettivo. In circa il 60% di questi casi è accusato il partner o l’ex partner.

Le violenze di genere colpiscono anche i bambini

A fare le spese delle violenze di genere sono in molti casi anche bambini e ragazzi che vivono nel nucleo familiare.

Come abbiamo avuto modo di approfondire, le violenze verbali e quelle fisiche, oltre alla condizione di costante terrore che permea la vita familiare, generano nei figli inquietudine, ansia, aggressività, comportamenti adultizzati di accudimento verso i familiari, disturbi del sonno.

Nei casi di femminicidio, queste gravi conseguenze culminano in una situazione ancora più estrema e drammatica. Con il bambino che resta solo, traumatizzato, orfano della madre e con il padre in carcere, talvolta suicida.

I bambini e i ragazzi orfani a seguito di un crimine domestico costituiscono il volto nascosto della violenza di genere.

Come sottolineato dall’autorità garante per l’infanzia e l’adolescenza, il trauma si accompagna a difficoltà materiali, sociali, economiche. Per questo motivo la legge 4 del 2018 ha introdotto una serie di tutele e previsioni di garanzia per gli orfani di crimini domestici.

Quali tutele per i figli delle vittime

Con la norma citata è stato rafforzato il sistema di tutele dei figli delle vittime di omicidio commesso dal coniuge o dal convivente. I femminicidi sono la parte preponderante del fenomeno, ma la legge tutela tutti i casi, senza connotazione di genere (cfr. con Agia).

I femminicidi sono l’uccisione di una donna in quanto tale. Vai a “Che cosa si intende per disparità di genere”

Molte delle previsioni normative sono finalizzate a tutelare la condizione materiale degli orfani di crimini domestici. Come il patrocinio a spese dello stato, sia nel processo penale che in quello civile. Il sequestro conservativo dei beni dell’indagato, a garanzia del risarcimento dei danni civili subiti dai figli della vittima. Un anticipo (la cosiddetta provvisionale) non inferiore al 50% del presumibile danno per i figli costituiti come parte civile. La sospensione dalla successione per l’indagato e l’indegnità a succedere in caso di condanna per omicidio. In caso di rinvio a giudizio, è prevista l’attribuzione della pensione di reversibilità ai figli della vittima, senza obbligo di restituzione.

Dal 2018 sono state introdotte una serie di tutele ulteriori per gli orfani di femminicidio.

Accanto a queste misure patrimoniali, altre riguardano la corresponsione di servizi. Dal diritto di accesso ai servizi di assistenza, come il sostegno allo studio o l’avviamento al lavoro, all’assistenza gratuita medico-psicologica, con l’esenzione dalle spese sanitarie e farmaceutiche. E poi il diritto all’affidamento garantendo la continuità delle relazioni affettive consolidatesi tra il minorenne e i parenti prossimi.

È stata prevista possibilità di accesso al fondo di rotazione per la solidarietà, inizialmente istituito solo per le vittime dei reati di tipo mafioso. Il fondo è stato esteso per l’erogazione di borse di studio in favore degli orfani per crimini domestici e il finanziamento di iniziative di orientamento, formazione e sostegno lavorativo.

2 milioni € l’incremento del fondo di rotazione per la solidarietà per gli orfani di crimini domestici.

Sono inoltre state stabilite quote di riserva nelle assunzioni, analoghe a quelle previste dall’articolo 18 comma 2 della legge 68/1999. Nonché la decadenza dell’alloggio pubblico per il condannato, con garanzia per le altre persone conviventi di non perdere il diritto di abitazione.

Altri aspetti della riforma infine riguardano l’equiparazione dei rapporti coniugali a quelli di convivenza, modificando il codice penale dove prevedeva l’aggravante solo per i primi. E la possibilità di cambiare il cognome per i figli della vittima, se coincide con quello del genitore condannato per omicidio.

La condizione degli orfani di crimini domestici

Il requisito affinché queste tutele siano effettivamente garantite nei casi concreti è una verifica nell’attuazione delle misure. Gli strumenti normativi intervengono infatti su un fenomeno tanto drammatico quanto complesso da monitorare. Sia perché si tratta di reati in cui i processi penali spesso sono ancora in corso, sia perché le istituzioni coinvolte sono numerose e intervengono su piani diversi: dai tribunali ai servizi sociali dei comuni.

La premessa è un censimento dei singoli casi e delle diverse situazioni, andando a comprendere meglio la condizione vissuta dagli orfani di crimini domestici. In questo senso un’opera di censimento preziosa, pur nei limiti dati dalla difficoltà di ricostruire in modo univoco un fenomeno complesso, è stata svolta su iniziativa dell’autorità garante dell’infanzia dall’istituto degli innocenti.

A partire dai dati sui femminicidi raccolti dalla Casa delle donne di Bologna attraverso l’analisi della rassegna stampa, è stato estratto un elenco di vittime tra 2016 e 2018. Le fonti non sempre consentono di risalire alla presenza di figli minorenni. Quando non specificata, è stata ipotizzata in base all’età della vittima, consentendo di selezionare quasi 150 casi nel triennio.

147 i casi di femminicidio individuati per l’analisi.

Attraverso questi dati, l’autorità garante ha poi richiesto ai tribunali per i minorenni di inviare i provvedimenti adottati, avviando anche una consultazione dei servizi sociali territoriali coinvolti.

L’analisi di queste informazioni, ancorché frammentarie e parziali, offre uno sguardo drammatico del fenomeno. Dei 42 minori orfani di femminicidio, la grande maggioranza (78,6%) aveva meno di 12 anni al momento della morte della madre (33 in totale).

FONTE: elaborazione openpolis – Con i Bambini su dati Agia-Idi
(pubblicati: mercoledì 1 Aprile 2020)

Più di 1 su 4 (il 28,6%) era presente e ha assistito in maniera diretta al delitto. Altri 17 (40,5%) erano presenti “in modo indiretto”, vale a dire che pur non avendo assistito si trovavano nella stessa casa al momento del delitto. Altri 13 (31%) si trovavano per certo in un altro luogo.

(…) in 4 [casi] vi è stata la necessità di un ricovero ospedaliero successivo allo shock o alle lesioni riportate dai minorenni;

L’analisi si concentra anche su altri aspetti, come il collocamento dei minorenni dopo la morte della madre. Il primo decreto provvisorio ha previsto, per 11 procedimenti, il collocamento in ambito etero familiare. In 7 casi la comunità, in uno la casa famiglia, in 3 una famiglia affidataria.

Per gli altri procedimenti il collocamento è stato disposto presso i familiari materni (7 casi), quelli paterni (3 casi), entrambi (1 caso) oppure presso il padre non autore del reato (1). In quasi il 90% dei casi la decisione assunta nell’immediatezza dei fatti è stata confermata dal tribunale per i minorenni.

La prevenzione e il monitoraggio delle violenze

Questi dati confermano la necessità di implementare attività di prevenzione della violenza di genere. Come abbiamo avuto modo di raccontare, sono diversi i segnali di una recrudescenza del fenomeno durante l’emergenza Covid. Dagli accessi al pronto soccorso ai contatti ai centri antiviolenza. Oltre alle chiamate al 1522, il numero verde per segnalare violenze di genere e stalking.

Ogni giorno decine di telefonate raggiungono questo numero. Un servizio gratuito, attivo 24 ore su 24 e che garantisce l’anonimato. Attivato nel 2006, contribuisce all’attuazione da parte del nostro paese della convenzione del consiglio d’Europa per la lotta contro la violenza sulle donne. Un documento firmato a Istanbul nel 2011, sottoscritto e poi ratificato dall’Italia tra il 2012 e il 2013.

Nell’ultimo decennio, e in particolare durante i mesi di pandemia, il ricorso a questo numero verde è fortemente aumentato.

+88,2% le chiamate da vittime al 1522 tra 2019 e 2021.

Nel 2022 le chiamate da vittime al 1522 sono state quasi 12mila: 11.909. Una cifra che vede una prima contrazione rispetto ai mesi dell’emergenza Covid, quando le segnalazioni da vittime erano state rispettivamente 15.708 nel 2020 e 16.272 nel 2021.

Tuttavia nel 2022 le segnalazioni hanno superato i livelli raggiunti negli anni precedenti l’emergenza Covid (2013-19), in media del 21,51%. Significa circa un quinto delle chiamate da vittime in più rispetto al pre-pandemia. Su tale crescita ha verosimilmente svolto un ruolo anche la maggiore conoscenza dello strumento rispetto a qualche anno fa.

Il dato presentato non comprende le chiamate per cui non è stato possibile censire la provincia di provenienza, pari al 6,63% del totale tra 2013 e 2019 e al 18,23% tra 2020 e 2021. Nel 2022 la quota è stata pari al 13,65%.

FONTE: elaborazione openpolis – Con i Bambini su dati Istat e Dpo-PdCM
(pubblicati: venerdì 21 Aprile 2023)

Tra il pre-pandemia (2013-19) e il 2022 crescono le segnalazioni soprattutto nelle province di Bolzano (+158,82% rispetto agli anni precedenti l’emergenza), Grosseto (+122,35%) e Sondrio (+117,57%). Incrementi superiori al 50% anche nei territori di Lodi, Vicenza, Trento e Imperia.

Con tutti i limiti del caso, le chiamate al 1522 offrono una mappatura del fenomeno sul territorio. Insieme ad altre fonti di dati, come gli accessi a pronto soccorso e centri antiviolenza, sono indicatori utili per impostare le politiche di prevenzione.

Tuttavia, in parallelo, non va trascurato come la prevenzione del fenomeno sia prima di tutto culturale ed educativa. E passa anche dal ruolo delle scuole, come luoghi di educazione alla parità di genere e al rispetto reciproco.

Scarica, condividi e riutilizza i dati

I contenuti dell’Osservatorio povertà educativa #conibambini sono realizzati da openpolis con l’impresa sociale Con i Bambini nell’ambito del fondo per il contrasto della povertà educativa minorile. Mettiamo a disposizione in formato aperto i dati utilizzati nell’articolo. Li abbiamo raccolti e trattati così da poterli analizzare in relazione con altri dataset di fonte pubblica, con l’obiettivo di creare un’unica banca dati territoriale sui servizi. Possono essere riutilizzati liberamente per analisi, iniziative di data journalism o anche per semplice consultazione. I dati relativi alle chiamate al 1522 sono di fonte Istat e Dpo-PdCM.

Foto: Mike Lichr (Flickr)Licenza

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