Il parlamento e i mille giorni del governo Meloni

In occasione dei mille giorni dell’esecutivo, su Radio Radicale abbiamo parlato dei dati più significativi del governo Meloni. Una dinamica interessante riguarda l’uso combinato di decreti legge e voti di fiducia, di cui recentemente ha scritto anche il quotidiano Domani.

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Domani, Radio Radicale 18 Luglio 2025

In occasione dei mille giorni del governo guidato da Giorgia Meloni (insediatosi il 22 ottobre 2022), abbiamo messo in fila una serie di dati che abbiamo raccontato nel corso di “Numeri alla mano“, trasmissione di Radio Radicale condotta da Michele Lembo che ogni settimana intervista i nostri analisti.

Tra i dati di cui abbiamo parlato in trasmissione c’è anche quello relativo ai decreti legge approvati in parlamento, forti di un doppio voto di fiducia.

È una combinazione, quella tra decreti legge e voti di fiducia, attraverso cui il governo punta a “bypassare” le camere oppure a “blindare” il provvedimento nel caso tratti temi particolarmente sensibili o che potrebbero rischiare di generare controversie interne alla maggioranza.

Il governo Meloni ha utilizzato questi strumenti molto spesso, tanto che i decreti legge approvati con doppio voto di fiducia sono 38, il numero più alto delle ultime quattro legislature.

Di quelle che vengono definite “debolezze del parlamento” ha parlato anche il quotidiano Domani nelle ultime settimane, utilizzando i nostri dati.

In particolare è Pino Pisicchio il 14 luglio a scriverne, con un articolo intitolato “Un parlamento di ratificanti. Camere più snelle, ma inutili“.

E così il parlamento appare imprigionato nel reticolo delle usanze meno esaltanti dell’esecutivo, come il ricorso ai voti di fiducia (91 all’altezza di giugno 2025, un record, come osserva Openpolis) e la moltiplicazione compulsiva dei decreti legge (98, con una media di 3,5 al mese), vezzi certamente non nuovi nell’azione dei governi degli ultimi decenni, ma oggi ancora più onerosi perché il combinato disposto tra la riduzione dei parlamentari e la sciagurata legge elettorale a liste bloccate ha rafforzato de facto il capo del governo e le sue maggioranze.

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