Quanto consuma il settore dei trasporti Ambiente

I trasporti sono un elemento fondamentale per l’economia e la società, ma dipendono ancora largamente da fonti di energia inquinanti. In Italia, il 91% dei consumi finali è attribuibile a prodotti petroliferi.

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I trasporti sono un settore fondamentale nelle nostre società. Permettono infatti lo spostamento di merci ma anche di persone, creando interconnessione e mobilità e quindi una maggiore apertura. Una tendenza in aumento, in un mondo sempre più globalizzato. Allo stesso tempo però i trasporti sono anche tra i principali fattori di pressione sul clima, come afferma la European evironmental agency (Eea). Essi sono infatti responsabili, in Europa, di oltre un quinto di tutte le emissioni di Co2. Oltre a diffondere nell’ambiente vari altri composti chimici inquinanti e nocivi per la salute umana come l’ozono, il pm10, il pm2,5 e il biossido di azoto.

Per questo è importante favorire l’utilizzo delle energie rinnovabili in questo settore. A livello sia comunitario che nazionale sono stati posti a tal fine una serie di obiettivi. Tuttavia a oggi nel nostro paese i trasporti continuano a rappresentare una quota molto elevata dei consumi totali. E i prodotti petroliferi, i più dannosi per l’ambiente, continuano a costituire la fonte di energia più importante.

Gli obiettivi comunitari e nazionali per dei trasporti meno inquinanti

L’Unione europea ha esplicitato da anni ormai la necessità di riformare profondamente il settore dei trasporti, con una maggiore consapevolezza delle problematiche ambientali.

Con la direttiva Ue 2009/28, ha fissato un obiettivo concreto in questo senso: gli stati membri erano tenuti a raggiungere una quota dei consumi finali lordi coperti da energia proveniente da fonti rinnovabili pari al 10% entro il 2020. Nel 2019, stando all’ultimo aggiornamento del gestore dei servizi energetici (Gse), la quota risultava ampiamente superata in 4 paesi. Parliamo di Estonia (45%), Svezia (30%), Finlandia (21%) e Paesi Bassi (12,5%). In Italia invece il dato si attestava al 9%.

Gli stati membri scelgono la propria strategia e i propri traguardi.

Successivamente, con la direttiva 2018/2001, si è individuato un traguardo ulteriore, fissato per il 2030: il 14%. Tuttavia tale obiettivo si applica specificamente ai fornitori di prodotti energetici al settore dei trasporti e pertanto non si può considerare un obiettivo nazionale. Gli stati membri sono invece tenuti a definire la propria strategia nazionale per raggiungere gli obiettivi fissati per il 2030 dal Clean energy for all Europeans package. Specificamente, attraverso un documento programmatico denominato “piano nazionale integrato energia e clima” (Pniec). Quello italiano, presentato alla commissione europea nel dicembre 2019, fissa la quota a un ambizioso 22%.

22% la quota di energia da fonti rinnovabili nei trasporti entro il 2030, secondo l’obiettivo nazionale italiano.

Il settore dei trasporti, una panoramica europea

Si tratta di un settore che come abbiamo detto è fondamentale, ma il cui peso non è analogo in tutti gli stati dell’Ue. Parliamo in questo senso sia di peso relativo (rispetto agli altri settori, come quota dei consumi complessivi) che come contributo attribuibile in base alla popolazione residente.

I dati si riferiscono ai consumi attribuibili al settore dei trasporti. Da una parte sono rapportati con la popolazione residente (in ktep ogni 100mila abitanti). Dall’altra viene presentata la loro incidenza sul totale dell’energia consumata. Ktep è l’unità di misura utilizzata per misurare l’energia e corrisponde alla tonnellata equivalente di petrolio – il tep rappresenta la quantità di energia rilasciata dalla combustione di una tonnellata di petrolio.

FONTE: elaborazione openpolis su dati Eurostat
(pubblicati: domenica 22 Gennaio 2023)

Spicca in questo senso il Lussemburgo, il paese Ue che riporta il dato di gran lunga più elevato sia come quota di energia consumata nel settore dei trasporti (51,4%) che come consumo in rapporto alla popolazione (279 ktep ogni 100mila abitanti).

Come incidenza dei trasporti nei consumi totali, Cipro e Malta riportano i dati più alti dopo quello lussemburghese: rispettivamente 41,9% e 41%. Mentre per quanto riguarda il consumo rispetto alla popolazione, al Lussemburgo seguono, a distanza, Austria e Slovenia. Con rispettivamente 89,3 e 85,3 ktep ogni 100mila abitanti.

L’Italia si trova piuttosto in linea con la media Ue: leggermente al di sopra per quanto concerne il peso del settore sui consumi totali (31% contro il 29% dell’Ue) e lievemente al di sotto invece nel caso del consumo in rapporto alla popolazione (59 ktep ogni 100mila abitanti contro 61).

In Italia il progresso è ancora lento

Negli anni, nel nostro paese il consumo attribuibile al settore dei trasporti si è progressivamente ridotto. Si tratta tuttavia di un calo modesto, appena superiore al 10% in un periodo di 15 anni, come mostrano i dati del gestore dei servizi energetici (Gse).

-11% l’energia consumata dai trasporti in Italia, tra 2005 e 2019, secondo il Gse.

I dati si riferiscono ai consumi finali di energia nel settore dei trasporti, per tipologia di fonte energetica. I “prodotti petroliferi” comprendono gasolio/diesel, benzine, cherosene, Gpl e altro, mentre i “biocarburanti” comprendono biodiesel e benzine bio (provenienti da fonti energetiche rinnovabili). Ktep è l’unità di misura utilizzata per misurare l’energia e corrisponde alla tonnellata equivalente di petrolio – il tep rappresenta la quantità di energia rilasciata dalla combustione di una tonnellata di petrolio.

FONTE: elaborazione openpolis su dati Gse
(pubblicati: martedì 1 Giugno 2021)

A diminuire è stato soprattutto il consumo di prodotti petroliferi, passato da 43.427 a 36.414 ktep tra 2005 e 2019 (-16%), e in particolare di benzina, passata da poco più di 14mila a meno di 8mila ktep (-46%). Anche se bisogna evidenziare che Gpl e cherosene hanno, al contrario, visto un incremento: rispettivamente pari al 61% e al 32%.

Mentre è aumentato del 16% l’uso di elettricità (da 853 a 992 ktep), del 200% quello di gas naturale (da 380 a 1.147) e del 622% quello di biocarburanti (da 177 a 1.276). Quest’ultimo aumento così marcato si deve, come rileva il Gse, ai meccanismi pubblici di sostegno che obbligano a miscelare i prodotti petroliferi con dei biocarburanti (previsti dalla direttiva Ue 2015/1513). Un elemento di impatto fortemente positivo, anche se occorre evidenziare che i biocarburanti costituiscono ancora una componente minoritaria dei consumi totali dei trasporti (circa il 3%).

Tuttavia i prodotti petroliferi continuano a costituire la fonte di energia più importante per i trasporti in Italia: il 91% – con un calo di 6 punti percentuali rispetto al 2005, quando si attestavano al 97%. Una diminuzione che è stata piuttosto costante e graduale negli anni.

Foto: Egor Myzniklicenza

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