Le attività estrattive di materiali non energetici Ecologia e innovazione

Cave e miniere sono una parte importante dell’economia italiana. Le attività a loro connesse hanno però delle ripercussioni importanti sull’ambiente.

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L’attività estrattiva è importante per lo sviluppo economico di uno stato. Le estrazioni da cave e miniere consentono la produzione di materie prime che stanno alla base di tutti gli altri settori produttivi garantendo lo sviluppo economico dello stato. Allo stesso tempo, rappresentano un’attività ad ampio impatto ambientale, contribuendo al degrado del suolo e alla modificazione della morfologia del paesaggio. Inoltre, è un settore inquinante sia per quel che riguarda le emissioni che per il rumore.

Nel 2019 erano presenti in Italia 4.135 siti estrattivi divisi tra cave e miniere. Questo è un dato che riguarda i siti autorizzati ma di questi solo la metà è attiva.

2.229 le cave e le miniere produttive (Istat, 2019).

L’industria del settore è supportata principalmente da piccole imprese. Come descritto da Eurostat, nel 2018 rappresentano il 62,5% dei lavoratori contro il 22,9% delle imprese di medie dimensioni e il 14,6% di grandi dimensioni. Andiamo quindi ad analizzare la posizione dell’Italia rispetto al resto d’Europa per quel che riguarda l’estrazione di materiali non energetici.

Il dato rappresenta la produzione domestica di materiale non combustibile nei 27 paesi dell’Unione europea. Sono considerati i minerali non-metallici.

FONTE: elaborazione openpolis su dati Eurostat
(ultimo aggiornamento: mercoledì 1 Giugno 2022)

Sono otto i paesi in cui la produzione supera i cento milioni di tonnellate. Di questi, l'Italia è il quinto con 207,21 milioni di tonnellate. Gli stati che estraggono più materiale sono Germania (546,31), Romania (444,78), Francia (351,93) e Polonia (328,49). Gli stati in cui invece si produce di meno sono Cipro (11,63), Lussemburgo (6,5) e Malta (3,41).

Cave e miniere: la legislazione italiana

Attualmente, la regolamentazione riguardante le attività estrattive è definita dal regio decreto 1443/1927. Qui si trova la distinzione tra miniere e cave: le prime sono definite industrie di prima categoria e producono materiali di elevato valore e combustibili; le seconde sono invece industrie di seconda categoria e vi si svolgono attività estrattive legate principalmente al settore delle costruzioni e delle pietre ornamentali.

Sia lo stato che le regioni hanno delle competenze in materia

Inizialmente la competenza in materia di siti estrattivi era esclusivamente statale ma, per quel che riguarda strettamente le produzioni di materiale non energetico, gradualmente alcune attività sono state affidate alle regioni. Con il decreto del presidente della Repubblica 616/1977 riguardante le cave, le regioni sono state incaricate di gestire le autorizzazioni legate alle attività estrattive e le numerose attività di controllo. Con tempi diversi tra il 1978 e il 2009 tutte le regioni hanno emanato delle leggi per istituire un piano cava per definire le quantità estraibili e gestire i siti produttivi, la gestione dei rifiuti di produzione e i piani di recupero al termine della coltivazione. Questo tipo di pianificazione non è armonizzato tra i vari territori e non viene ancora applicato trasversalmente a livello nazionale.

Purtroppo ancora in molte Regioni, a cui sono stati trasferiti i poteri in materia nel 1977, si verificano situazioni di grave arretratezza e rilevanti problemi legati ad un quadro normativo inadeguato, ad una pianificazione incompleta e una gestione delle attività estrattive senza controlli pubblici trasparenti.

Per quel che riguarda le miniere, tramite il decreto legislativo 1998/112 sono state conferite alle regioni le attività di gestione dei permessi, le funzioni di polizia mineraria su terraferma, la concessione e l'erogazione degli ausili finanziari, la determinazione delle tariffe e dei canoni e la gestione degli obblighi di informazione previsti da chi ha i permessi estrattivi. La titolarità delle politiche minerarie rimane in capo al ministero dello sviluppo economico (Mise)

Come dichiarato da Ispra, è necessario un adeguamento del piano legislativo che inquadri l'attività in un'ottica di sostenibilità e preservazione del paesaggio, coerentemente con le linee comunitarie. Quindi, oltre a gestire un adeguato livello produttivo, è necessario anche incentivare il riciclo e il recupero delle aree che ospitavano dei siti estrattivi (per questa operazione sono previste anche delle uscite a livello di bilanci comunali). Un'operazione sicuramente delicata vista l'importanza del settore per l'economia.

Il dato rappresenta la quantità totale di cave e miniere e i siti attivi presenti su territorio nazionale. La differenza tra cave e miniere è regolata dal regio decreto 1443/1927.

FONTE: elaborazione openpolis su dati Istat
(ultimo aggiornamento: venerdì 3 Giugno 2022)

La regione che presenta il maggior numero di siti è la Lombardia con un totale di 445. Seguono Puglia (393) e Piemonte (392). La Lombardia riporta anche la quantità più ampia di cave e miniere produttive (292) seguita da Toscana (256) e Piemonte (213). Al contrario, Campania (34), Calabria (31) e Valle d'Aosta (15) sono le regioni in cui ci sono meno siti produttivi. L'area in cui si trovano più cave è la Lombardia (437) mentre quella in cui si trovano più miniere è la Sardegna (32).

Il dato rappresenta la variazione percentuale di materiali estratti tra il 2018 e il 2019. Sono esclusi i materiali energetici.

FONTE: elaborazione openpolis su dati Istat
(ultimo aggiornamento: venerdì 1 Luglio 2022)

Quasi tutte le estrazioni sono aumentate tra il 2018 e il 2019. Le variazioni maggiori si sono registrate per argilla (+24,93%), talco, bauxite e fluorite (+15,38%) e salgemma (+12,25%). Sono due invece le categorie che hanno riportato una riduzione: il marmo (-1,12%) e il granito (-5,6%).

Come è stato detto, questi settori produttivi hanno un impatto considerevole sull'ambiente. Come ben spiegato in questa comunicazione dell'unione europea, i principali effetti negativi delle attività estrattive possono essere l'inquinamento dell'aria legato principalmente alle polveri, il rumore, l'inquinamento del suolo e dell'acqua, gli effetti sui livelli della falda freatica e la distruzione totale o parziale di habitat con conseguenti danni al paesaggio. Ci sono comunque effetti diversi a seconda del materiale estratto, della profondità dei giacimenti e di altre condizioni climatiche e geografiche, oltre a tecniche e tecnologie impiegate per l'estrazione e lo smaltimento dei rifiuti prodotti che in alcuni casi possono contenere delle sostanze tossiche.

Foto credit: Mariana Proença - licenza

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