Quanti sono stati i cambi di gruppo in parlamento nel 2020 Valzer parlamentare

Sono 57 i cambi di casacca registrati durante lo scorso anno. Il fenomeno dunque non si è fermato nemmeno durante l’emergenza legata al Covid. Una dinamica che indebolisce la maggioranza e che contribuisce a screditare il ruolo del parlamento.

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I cambi di gruppo parlamentare sono una vecchia abitudine della politica che, dopo i mesi di lockdown, è tornata ad influenzare le dinamiche dell’aula. L’analisi di questa tendenza è un elemento molto utile non solo per valutare la stabilità della maggioranza ma anche per capire quale sia lo stato di salute dei partiti.

I gruppi parlamentari rappresentano la proiezione dei partiti nelle istituzioni. Ogni parlamentare deve aderire ad un gruppo ma può scegliere senza vincoli a quale. Può anche cambiare liberamente nel corso della legislatura. Vai a "Che cosa sono i gruppi parlamentari"

Nel 2020 i cambi di casacca sono stati complessivamente 57 su un totale di 147 dall’inizio della legislatura (il 38,8%). La principale vittima di questa dinamica è stata il Movimento 5 stelle che ha perso complessivamente 33 membri. Ma tutte le principali forze politiche nel corso di quest’anno hanno registrato flussi in entrata o in uscita.

57 i cambi di gruppo nel 2020.

L’analisi di questo fenomeno è uno degli elementi fondamentali anche per interpretare le fibrillazioni che ormai da settimane coinvolgono la maggioranza. Una situazione che certamente è anche influenzata dai numeri stretti su cui la coalizione giallo-rossa può fare affidamento al senato.

L’andamento dei cambi di gruppo nel 2020

L’attuale legislatura, iniziata il 23 marzo del 2018, è stata caratterizzata da due spartiacque principali: la nascita del governo Conte II e l’emergenza legata al coronavirus. Ma se nel primo caso un “rimescolamento” delle carte era preventivabile visto il cambio di maggioranza, è interessante notare come nemmeno il Covid abbia frenato i cambi di casacca.

I cambi di gruppo sono proseguiti regolarmente anche durante l’emergenza.

Dei 57 cambi avvenuti nel 2020, 18 hanno riguardato senatori e 39 deputati. Gli ultimi cambi a Montecitorio in ordine di tempo sono stati quelli dei deputati Fabio Berardini, Carlo De Girolamo, Maria Lapia e Antonio Lombardo che hanno lasciato il Movimento 5 stelle per aderire al gruppo misto. A palazzo Madama invece Claudio Barbaro ha lasciato il gruppo della Lega per approdare, dopo una breve parentesi nel gruppo misto, a Fratelli d’Italia.

FONTE: dati ed elaborazione openpolis
(ultimo aggiornamento: lunedì 11 Gennaio 2021)

Analizzando il dato medio possiamo notare come durante il governo Conte I (cioè dal primo giugno 2018 al 5 settembre 2019) si siano registrati circa 1,61 cambi al mese. Con l'inizio dell'esecutivo giallo-rosso il dato è poi esploso a 7,3. Ciò ha conciso con la nascita di Italia viva che nel settembre 2019 ha portato a 51 cambi di casacca. Nel 2020 infine la media si è attestata a 4,5 cambi al mese.

4,5 la media di cambi di gruppo al mese nel 2020.

Si tratta di un dato in linea con quello della XVI legislatura, dopo il boom del quinquennio 2013-2018 in cui si è raggiunto il valore record di 9,5 cambi di gruppo al mese.

 

Nonostante i numeri siano in crescita, i dati della XVIII legislatura sono ancora ben lontani da quelli della passata. Nel quinquennio 2013-2018 si è registrato un dato record di cambi di casacca: 569, portati a termine da 348 parlamentari. Al 30 dicembre 2020, i cambi di gruppo dell’attuale legislatura ammontano invece a 148 portati a termine da 136 parlamentari. Mentre nella scorsa legislatura i cambi di gruppo erano poco meno di 10 al mese, nell’attuale il dato è di 4,48, meno della metà.

FONTE: dati ed elaborazione openpolis
(ultimo aggiornamento: lunedì 11 Gennaio 2021)

Le "fughe" del 2020

Come abbiamo detto i cambi di gruppo complessivi nel 2020 sono stati 57 per un totale di 52 parlamentari coinvolti. Tale discrepanza dipende dal fatto che un parlamentare può cambiare di più di un gruppo nello stesso anno. È il caso, per fare qualche esempio, di Giovanni Marilotti che dopo aver lasciato il M5s ha aderito al gruppo misto per poi confluire nel gruppo Per le autonomie. Percorso simile per la deputata Maria Teresa Baldini che dopo aver lasciato Fdi è transitata nel misto prima di aderire a Forza Italia.

Nel 2020 i gruppi con più "fughe" sono stati quelli del Movimento 5 stelle e di Forza Italia.

Tutti questi cambi di casacca hanno colpito principalmente il Movimento 5 stelle che nel corso dell'anno ha perso complessivamente 33 membri. Un altro partito che ha perso molti esponenti nel 2020 è Forza Italia che ha visto l’abbandono di 14 parlamentari. La maggior parte dei transfughi è andata ad ampliare il gruppo misto che infatti ha guadagnato in totale 35 nuovi membri.

La mappa mostra il gruppo di partenza e quello di nuova destinazione di ogni parlamentare. Non sono rappresentati cambi di gruppo intermedi (come, ad esempio, un parlamentare che passa da un gruppo al misto e da questo ad un altro gruppo). Non sono esplicitate le componenti interne al gruppo misto.

FONTE: elaborazione e dati openpolis
(ultimo aggiornamento: lunedì 11 Gennaio 2021)

Da notare che non tutti i "transfughi" del M5s hanno lasciato il gruppo volontariamente ma solo a seguito di un'espulsione. È il caso, ad esempio, di Mario Giarrusso, allontanato per non aver restituito parte dei propri compensi di parlamentare o di Marco Rizzone espulso dopo che aveva fatto richiesta per il "bonus partite iva".

33 i parlamentari fuoriusciti dal Movimento 5 stelle nel 2020.

Queste dinamiche contribuiscono ad indebolire l'attuale maggioranza di governo soprattutto al senato. A palazzo Madama infatti i numeri della coalizione sono molto ridotti. Considerando infatti anche gli esponenti di Leu (che al senato fanno parte del gruppo misto) e quelli di Per le autonomie (che solitamente sostengono il governo) si arriva a 159 voti. Inferiore rispetto alla maggioranza assoluta di 161 che è richiesta per adottare alcuni provvedimenti di fondamentale importanza come gli scostamenti di bilancio.

Spesso quindi la maggioranza per andare avanti si è basata sul voto favorevole di una parte consistente del gruppo misto. Voti che però non possono essere dati per scontati. A maggior ragione in questa fase particolarmente incerta per le sorti dell'esecutivo.

I gruppi "minori"

Ad oggi in parlamento ci sono 6 partiti presenti con un gruppo autonomo in entrambi i rami: Movimento 5 stelle, Lega, Partito democratico, Forza Italia, Fratelli d'Italia e Italia Viva. Ad esclusione di Iv parliamo dei partiti che hanno ottenuto i risultati più alti alle politiche del 2018. I gruppi in parlamento però sono molto più numerosi.

6 i partiti politici presenti in parlamento con un gruppo autonomo in entrambi i rami.

Ciò dipende dal fatto che i regolamenti di camera e senato prevedono un numero minimo di membri per la creazione di un gruppo autonomo. Così, diversi partiti che hanno ottenuto seggi in parlamento non possono comunque costituirsi come gruppo a causa del ridotto numero di rappresentanti che sono riusciti ad eleggere.

Non tutti i partiti che hanno ottenuto seggi alle elezioni riescono a creare gruppi autonomi.

È il caso ad esempio di Liberi e uguali che può vantare un gruppo autonomo solo alla camera con 12 membri. Stesso discorso per il gruppo Per le autonomie (alleanza tra vari movimenti autonomisti: Südtiroler Volkspartei, Partito autonomista trentino tirolese e Union valdôtaine) che al senato conta 9 membri.

A completare il quadro poi c'è il gruppo misto che accoglie parlamentari che non possono costituire un proprio gruppo o che non vogliono aderire ad altri gruppi. Al suo interno possono essere costituite componenti autonome. Se riconosciute ufficialmente dall'ufficio di presidenza, queste ultime ricevono persino un contributo economico per il proprio funzionamento. Sono componenti autonome del misto ad esempio il Movimento associativo italiani all'estero (Maie) e +Europa - Azione.

FONTE: dati ed elaborazione openpolis
(ultimo aggiornamento: lunedì 11 Gennaio 2021)

Tenere presente tutte queste sfaccettature è fondamentale per analizzare lo stato di salute di tutti i partiti ma anche per cercare di capire quali siano i numeri che sorreggono la maggioranza di governo.

Il ruolo del parlamento

I cambi di gruppo stanno quindi caratterizzando l'attività di deputati e senatori anche in tempo di pandemia. Ciò testimonia come i partiti stiano vivendo un periodo di crisi, con rimescolamenti che contribuiscono a variare lo scenario in aula rispetto alle elezioni politiche.

Si tratta di una pratica assolutamente legittima dato che l'articolo 67 della costituzione afferma che ogni parlamentare agisce senza vincolo di mandato.

I parlamentari svolgono il loro incarico senza obblighi nei confronti di partiti, programmi elettorali o dei cittadini stessi. Una libertà di azione necessaria per poter svolgere le proprie funzioni senza pressioni e/o ricatti esterni. Vai a "Che cos’è il vincolo di mandato"

Allo stesso tempo, continui movimenti indubbiamente contribuiscono all'instabilità delle maggioranze e rischiano di screditare il ruolo del parlamento. Una situazione ulteriormente aggravata dall'emergenza Covid-19 che ha visto il governo accentrare su di sé gran parte delle decisioni.

Se il parlamento appare sospeso e incapace di svolgere le proprie funzioni il fenomeno dei cambi di gruppo lo rende d'altra parte un'istituzione in continuo cambiamento. Cambi di casacca, nuovi partiti, unione di schieramenti: elementi che rendono molto difficile per il cittadino seguire le dinamiche dell'aula e comprenderne le reali motivazioni.

Foto credit: Twitter palazzo Madama - Licenza

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