Perché non viene approvata una legge sul salario minimo Maggioranze alternative

Sulla carta ci sono i numeri per l’approvazione di una norma sul salario minimo anche senza l’appoggio della Lega eppure i partiti continuano a rimarcare le differenze tra le diverse proposte invece di giungere ad un compromesso

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La commissione lavoro del senato sta discutendo una serie di disegni di legge che prevedono l’introduzione di un salario minimo orario, misura sostenuta in particolar modo dal Movimento 5 stelle. L’approdo in aula dei ddl in materia è previsto per la settimana tra il 23 e il 25 luglio.

Sulla carta la maggioranza parlamentare a sostegno di un provvedimento di questo tipo, già presente nella maggior parte dei paesi europei, è molto ampia: ci sono infatti 7 progetti di legge depositati alle camere, provenienti da 4 diversi gruppi parlamentari. Inoltre, sia M5s che Lega e Pd avevano inserito il salario minimo nei rispettivi programmi elettorali per le elezioni del marzo 2018.

Tuttavia, l’approvazione della norma non sembra essere sicura, non solo per il freno posto dalla Lega e per le critiche mosse dall’esterno, ma anche perché i diversi partiti rimarcano le differenze tra i testi invece di collaborare per giungere ad un progetto condiviso.

I numeri per l’approvazione

Con salario minimo si intende la paga più bassa che, per legge, può essere conferita ai lavoratori. Vai a "Che cos’è il salario minimo"

L’introduzione di un salario minimo è uno dei cavalli di battaglia del Movimento 5 stelle, tanto da essere il primo punto del capitolo sul lavoro all’interno del contratto di governo stretto con la Lega.

[…] si ritiene necessaria l’introduzione di una legge salario minimo orario che, per tutte le categorie di lavoratori e settori produttivi in cui la retribuzione minima non sia fissata dalla contrattazione collettiva, stabilisca che ogni ora del lavoratore non possa essere retribuita al di sotto di una certa cifra.

Inizialmente l’alleato di governo sembrava favorevole alla misura, accennata anche nel programma di governo.

Tuttavia, più di recente, in particolare il viceministro all’economica Massimo Garavaglia (Lega) ha posto un freno all’idea di approvare una legge sul salario minimo così come pensata dai 5 stelle. Infatti dalle dichiarazioni emerge il timore di aumentare i costi per le aziende. Per questa ragione si potrebbe pensare a un salario minimo solo per fasce residuali di lavoratori non coperti dalla contrattazione collettiva.

Questo spinge Di Maio a cercare un supporto da altre parti, se ha intenzione di far approvare la legge.

E un approdo naturale in questo senso sembra essere il partito democratico. Già nel Jobs Act, approvato nel 2014 sotto il governo Renzi, era stata approvata una delega al governo in materia (delega poi non esercitata).

[…] introduzione, eventualmente anche in via sperimentale, del compenso orario minimo.

Anche il programma del Pd per le elezioni politiche del marzo 2018 prevedeva l’introduzione di un salario minimo.

Ma M5s e Pd, se trovassero un accordo, avrebbero effettivamente i numeri per approvare un testo condiviso che fissi un salario minimo orario?

A prescindere dalla difficoltà nel trovare un accordo sui contenuti della norma, andiamo a vedere i numeri nei due rami del parlamento.

Alla camera i membri del M5s sono 217, quelli del Pd 111, per un totale di 328, dunque superano la maggioranza assoluta di 316 membri. Anche considerando alcune assenze, che potrebbero essere compensate dall’astensione di altri deputati, ad esempio del gruppo misto (24), una convergenza a Montecitorio è tecnicamente possibile.

Al senato la situazione è più complessa: Pd e M5s arrivano complessivamente a 158 membri, tre in meno della maggioranza assoluta. Tuttavia, bisogna considerare che i 4 membri  appartenenti alla componente di Leu voterebbero quasi sicuramente a favore della misura, che avrebbe così i numeri necessari per essere approvata. Infine, ci sono i 18 membri di Fdi, che alla camera ha depositato una proposta di legge in materia di salario minimo. Per questa ragione, si può supporre che fratelli d’Italia voti a favore della misura o che per lo meno si astenga.

Paola Nugnes, espulsa dal M5s il 28 giugno, è stata considerata come componente del gruppo misto.

FONTE: dati ed elaborazione openpolis.
(ultimo aggiornamento: domenica 30 Giugno 2019)

Certo, l'approvazione di una legge tramite il voto di un partito all'opposizione e senza il sostegno dell'alleato di governo rischierebbe di mettere a dura prova la tenuta della maggioranza. C'è un precedente in questo senso, in cui è stato il Movimento a votare contro e la Lega a favore, ma si trattava di un provvedimento, per quando molto discusso, dallo scarso impatto normativo. Ci si riferisce all'emendamento del Pd, votato in commissione bilancio alla camera, con cui sono stati stanziati 3 milioni di euro per radio radicale. In quel caso il provvedimento è stato votato dalla Lega e non dai 5 stelle.

Manca la volontà di approvare una legge sul salario minimo

Come abbiamo visto, il sostegno parlamentare all'istituzione di un salario minimo orario in Italia è, per lo meno sulla carta, molto ampia.

Perché allora non viene approvata una legge? Gli esponenti dei diversi partiti continuano infatti a sostenere i propri progetti, senza apparentemente aprire il dialogo per un possibile compromesso.

Le differenze tra i diversi disegni di legge possono essere risolte. Eppure i diversi partiti sembrano preferire attaccare le proposte degli avversari invece di ricercare una soluzione condivisa.

Ad esempio, sono recentemente emersi i timori dei sindacati di veder sminuito il proprio ruolo. In reazione il Pd ha presentato un'altro testo, a prima firma Nannicini, dopo che già era stato depositato da tempo il ddl di Laus. Il nuovo disegno, a differenza del primo che prevedeva un salario minimo di 9 euro lordi, attribuisce il compito di fissare la soglia a un'apposita commissione solo per coloro che non sono coperti dai contratti collettivi.

A sua volta il M5s, invece di cercare punti di contatto o miglioramento, accusa invece il Pd di voler creare un "poltronificio".

Il progetto del M5s per l'introduzione del salario minimo

Il disegno di legge a prima firma Catalfo (M5s) per l'istituzione di un salario minimo orario è stato depositato nel luglio del 2018. Obiettivo del progetto è quello di contrastare la diffusione della povertà tra i lavoratori.

Il testo prevede, in breve:

  • l'estensione del trattamento economico previsto dai contratti collettivi in vigore stipulati dalle associazioni dei datori e prestatori di lavoro più rappresentativi;
  • un salario minimo orario di 9 euro al lordo degli oneri contributivi e previdenziali;
  • l'estensione del salario minimo ai rapporti di collaborazione, con alcune esclusioni;
  • i criteri per stabilire quali siano le organizzazioni maggiormente rappresentative;
  • il trattamento economico a cui fare riferimento in mancanza di contratti collettivi applicabili;
  • criteri per l'incremento annuale del salario minimo.

I progetti depositati

Il Movimento 5 stelle non è l'unico partito ad aver presentato un testo per introdurre un salario minimo orario. In parlamento sono stati depositati infatti 7 progetti di legge in tutto. A quello del M5s se ne aggiunge uno di Fdi, 2 di Leu e 3 del Pd.

Nello specifico, i progetti sono:

A queste proposte bisogna aggiungerne una a prima firma di Chiara Gribaudo (Pd), finalizzata ad individuare le organizzazioni sindacali maggiormente rappresentative. Molti dei progetti infatti prevedono l'estensione dei contratti collettivi sottoscritti "dalle organizzazioni più rappresentative di lavoratori e datori di lavoro".

I progetti di legge per l'introduzione del salario minimo

primo firmatariosogliaincrementosanzioni
Catalfo (M5s)9 euro all’ora al lordo degli oneri contributivi e previdenzialiannuale, sulla base delle variazioni dell’indice dei prezzi al consumonon previste
Laforgia (Leu)estensione dei Ccnl
non previstoda €500 a €10.000; esclusione da gare d'appalto pubbliche su prestazione di servizi ed opere edilizie
Laus (Pd)9 euro
al netto dei contributi previdenziali
in base alla variazione dell’indice dei prezzi al consumo per le famiglie di operai e impiegati definito dall’Istatda €5.000 a €15.000; le PA non stipulano contratti nè erogano contributi
Nannicini (Pd)
stabilito da apposita commissione


stabilito da apposita commissione
da €1.000 a €10.000
Delrio (Pd)9 euro al netto dei
contributi previdenziali e assistenziali (sperimentale)
annuale, sulla base delle indicazioni di una apposita commissioneda €1.000 a €10.000
Rizzetto (Fdi)50% del salario medio corretto da un fattore di proporzionalità regionaleogni 3 annida €60.000 a €120.000; esclusione da
gare d’appalto pubbliche per tre anni
Pastorino (Leu)50% del salario medio corretto da un fattore di proporzionalità regionaleogni 4 anni, tenuto conto delle rilevazioni dell’Istat sui redditida €1.000 a €300.000

Alla camera le proposte sul salario minimo sono state assegnate alla commissione competente, che non ha ancora avviato l'esame.

Al senato invece, la commissione lavoro ha avviato l'esame congiunto dei quattro disegni di legge presentati da M5s, Pd e Leu. Nella seduta del 16 aprile è stato adottato come testo base il progetto di Nunzia Catalfo (M5s).

Le critiche all'introduzione del salario minimo

Nel nostro paese la necessità di introdurre un salario minimo sembra particolarmente sentita. Nel 2017, secondo dati Eurostat, la percentuale dei "lavoratori a rischio di povertà" in Italia era infatti del 12,2%, tra le più alte d'Europa. Il dato indica gli individui che, pur lavorando per oltre la metà di un anno, hanno un reddito inferiore alla soglia del rischio di povertà.

Una delle critiche mosse al salario minimo proposto dai 5 stelle è che sia troppo alto per il nostro paese.

Del resto, una paga oraria minima può essere molto utile per proteggere le categorie di lavoratori più deboli. Come anticipato, sulla carta la maggioranza parlamentare favorevole all'introduzione di un salario minimo è ampia, infatti proposte presentate in materia vengono da 4 partiti diversi.

Tuttavia c'è un timore che sembra ostacolare una rapida approvazione di una norma in materia: se il salario minimo viene fissato a livelli troppo alti il rischio è di diminuire il tasso di occupazione, già molto basso in Italia (al 58%, secondo dati Istat). Nei paesi Ocse infatti il salario minimo è solitamente fissato attorno al 50% del salario mediano. Poiché, secondo dati Istat, il salario mediano in Italia è poco superiore ai €12, la soglia fissata da alcune delle proposte in discussione sarebbe troppo alta. Del resto anche l'Ocse, nelle memorie depositate nel corso delle audizioni al senato, ha dichiarato che, a €9 lordi all'ora, il salario minimo in Italia sarebbe il più elevato in proporzione al salario mediano tra i paesi dell'Organizzazione.

Una possibile soluzione è quella di affidare il compito di fissare la soglia del salario minimo a una apposita commissione che studi approfonditamente la questione (come avviene, ad esempio, in Germania e nel Regno Unito). Una delle proposte attualmente in discussione, quella presentata dal senatore Nannicini, prevede una soluzione del genere.

Ulteriore critica sollevata, tra gli altri, da Confindustria, nel corso di un'audizione al senato, è che le imprese scelgano di applicare il salario minimo al posto del contratto collettivo. In questo modo il quadro complessivo delle tutele garantite al lavoratore (ferie, Tfr, tredicesima, permessi...) verrebbe ridotto.

Il salario minimo negli altri paesi europei

Il leader del movimento 5 stelle sostiene che siamo tra i pochi paesi europei a non avere adottato una norma sul salario minimo.

In Portogallo un lavoratore non può prendere meno di 650 euro al mese, in Spagna non meno di 826 euro, nel Regno Unito, Francia, Germania, Paesi Bassi, Belgio, Irlanda e Lussemburgo un lavoratore non può prendere meno di mille euro al mese.

Le affermazioni di Di Maio sono corrette. Anzi, stando ai dati del 2019 in Spagna il salario minimo è di oltre €1000 al mese, €700 in Portogallo e poco oltre €2000 in Lussemburgo.

In alcuni casi il salario minimo è ufficialmente fissato in relazione alla settimana o al mese.

FONTE: dati Eurofond, elaborazione openpolis.
(ultimo aggiornamento: mercoledì 26 Giugno 2019)

In totale, 22 paesi appartenenti all'Ue, su 28, hanno introdotto un salario minimo.

78% dei paesi dell'Ue ha introdotto un salario minimo.

Molti stati lo hanno introdotto già da tempo: la Francia dal 1950, il Regno Unito dal 1998. Si è aggiunta più di recente, nel 2015, la Germania.

Le dinamiche della maggioranza

È possibile inquadrare la grande attenzione che anche gli esponenti del M5s stanno ponendo alla questione sul salario minimo (ben 7 articoli sul blogdellestelle solo nel mese di giugno) all'interno di una dinamica più ampia. Infatti ultimamente il Movimento, per distinguersi dall'alleato-avversario di governo, si sta riposizionando sempre più su temi sociali e legati ai diritti di alcune fasce più deboli.

In questo senso, un possibile e naturale interlocutore è il Partito democratico. Tuttavia, per sapere se una convergenza su specifici temi è possible occorrerà monitorare attentamente l'attività parlamentare delle prossime settimane.

 

Foto credit: Palazzo Chigi - Licenza

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