Che cos’è il salario minimo

Il salario minimo è il limite sotto al quale non si può scendere nella retribuzioni dei lavoratori.

Definizione

Con salario minimo si intende la paga più bassa che, per legge, può essere conferita ai lavoratori. Il salario minimo può essere istituito in relazione all’ora, al giorno, alla settimana o all’anno.

In Italia non è attualmente previsto, anche se un fondamento costituzionale di una legge sul salario minimo può essere ritrovato nell’articolo 36, che sancisce il diritto del lavoratore a una retribuzione adeguata.

Il lavoratore ha diritto ad una retribuzione proporzionata alla quantità e qualità del suo lavoro e in ogni caso sufficiente ad assicurare a sé e alla famiglia un’esistenza libera e dignitosa.

Spesso si lega la questione del reddito di cittadinanza al salario minimo. Infatti il primo, senza il secondo, rischia di disincentivare la ricerca attiva di un lavoro. Tuttavia, si tratta di due cose distinte. Infatti il reddito di cittadinanza è una forma di assistenza che consiste nell’erogazione di una cifra attribuita indistintamente a lavoratori e a disoccupati. Al contrario, il salario minimo è rivolto solamente ai lavoratori e punta a tutelare coloro che, nonostante abbiano un’occupazione, si trovano vicini alla soglia di povertà.

Dati

Il 77% dei paesi Ocse ha introdotto una retribuzione sotto la quale non è possibile scendere. Più nello specifico, in Unione Europea sono 22 i paesi ad avere previsto un salario minimo.

Il dato fa riferimento al primo semestre del 2023.

FONTE: elaborazione openpolis su dati Eurostat
(consultati: lunedì 3 Luglio 2023)

A livello mensile, il salario minimo maggiore si trova in paesi dell’area del centro Europa. Si tratta infatti di Lussemburgo (2.387,40 euro), Germania (1.987,00) e Belgio (1.955,04). Importi minori invece nelle zone più orientali dell’Unione: Romania (606,12), Ungheria (578,74) e Bulgaria (398,81). In sei paesi dell’Ue si superano i 1.500 euro al mese, in 2 lo stipendio è compreso tra i 1.000 e i 1.500 mentre sono 14 gli stati che registrano un salario minimo inferiore ai 1.000 euro. In 5 paesi non è presente questa misura, si tratta di Danimarca, Svezia, Finlandia, Austria e Italia.

Numerosi paesi hanno poi introdotto metodi per l’aumento nel tempo del salario minimo. In alcuni casi l’indicizzazione è legata all’inflazione (Belgio e Lussemburgo) o ai salari (Olanda), in altri esiste una commissione indipendente che valuta l’incremento del minimo salariale (Irlanda, Germania e Regno Unito). Fanno eccezione Stati Uniti e Canada, in cui l’aumento è irregolare. Infine, alcuni paesi prevedono differenziazioni dei minimi salariali, sulla base dell’età o della regione.

Analisi

Una delle ragioni che in Italia ha ostacolato l’approvazione di una legge sul salario minimo è sicuramente la grande forza e diffusione della contrattazione collettiva, che copre gran parte del lavoro dipendente. Tuttavia, bisogna considerare due fattori: i contratti collettivi sono numerosissimi (quasi 900), con retribuzioni diverse per uno stesso lavoro, e vi sono settori non coperti.

Durante le scorse legislature sono state avanzate numerose proposte di legge per colmare questa lacuna. La più recente è stata presentata il 13 ottobre 2022 ed è attualmente in corso di esame in commissione.

Nonostante l’importanza della misura sulla carta, vi sono dei rischi. Con un salario minimo troppo alto potrebbero ad esempio diminuire le ore lavorate ma potrebbe anche aumentare il ricorso al lavoro irregolare.

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