Che cos’è la commissione di vigilanza Rai

La commissione di vigilanza Rai è l’organo bicamerale del parlamento italiano che formula gli indirizzi generali che dovranno essere seguiti dal servizio pubblico radiotelevisivo e ne controlla il rispetto.

La commissione parlamentare per l’indirizzo generale e la vigilanza dei servizi radiotelevisivi, più comunemente nota come commissione di vigilanza Rai, è una commissione parlamentare bicamerale.

La sua prima istituzione ha origine già in un decreto del capo provvisorio dello stato del 1947 (Dcps 428/1947). Nel 1975 però il parlamento è intervenuto con una legge sulla diffusione radiofonica e televisiva stabilendo compiti e poteri della commissione parlamentare.

formula gli indirizzi generali […]; controlla il rispetto degli indirizzi e adotta tempestivamente le deliberazioni necessarie per la loro osservanza;

L’approvazione della legge avvenne su impulso della corte costituzionale che in un’ordinanza dell’anno precedente aveva delineato alcuni elementi chiave. Tra questi il fatto che la legge attribuisse al parlamento i poteri necessari a fornire direttive e controllarne il rispetto (ordinanza n. 225/1974). Secondo la stessa logica, che vede il parlamento come l’espressione più compiuta della volontà popolare, molti anni più tardi (ord. 61/2008) la consulta ha riaffermato l’importanza della commissione a garanzia del pluralismo dell’informazione e per evitare il controllo governativo del mezzo pubblico radiotelevisivo.

La riforma Rai del 2015.

Nonostante questo la riforma del 2015 (L.220/2015) ha ridotto le sue competenze, in particolare per quanto riguarda la nomina del consiglio di amministrazione (Cda). In precedenza infatti era direttamente la commissione a eleggere la maggioranza dei consiglieri (10 su 16). Dopo la riforma invece questo potere è stato trasferito alle aule parlamentari. Inoltre la quota di consiglieri eletta dal parlamento è stata ridotta, a tutto vantaggio del governo.

Dei 7 membri del Cda Rai, le aule parlamentari ne eleggono 2 ciascuna, il consiglio dei ministri altri 2, mentre 1 è scelto dall’assemblea dei dipendenti Rai. Vai a “Come vengono nominati i vertici Rai”

La commissione però dispone comunque di un significativo potere di veto rispetto alla scelta del presidente del consiglio di amministrazione. Questo viene eletto dal Cda tra i suoi componenti. Tuttavia la nomina diviene effettiva solo dopo che la commissione ha espresso parere favorevole con un maggioranza di almeno 2/3 dei componenti.

D’altra parte la funzione di indirizzo generale e di vigilanza è stata confermata dalla nuova disciplina. Ogni 6 mesi ad esempio, prima dell’approvazione del bilancio, il Cda Rai deve riferire alla commissione. In questa sede il consiglio di amministrazione espone l’attività della concessionaria e consegna alla commissione l’elenco di tutti gli ospiti che hanno partecipato alle trasmissioni (testo unico dei servizi audiovisivi, art. 63).

Inoltre nel corso degli anni alla commissione sono state attribuite diverse competenze in materia di comunicazione politica e di parità di accesso ai mezzi di informazione in particolare durante fasi elettorali o referendarie, ma non solo (L. 515/1993 e L.28/2000). Si tratta di regolare quella che è comunemente nota come par condicio.

Più in generale comunque si può dire che la commissione esercita la propria attività di indirizzo approvando risoluzioni con le direttive che devono essere seguite dalla società concessionaria, ovvero la Rai.

Da segnalare inoltre come la stessa legge istitutiva preveda (art. 6) l’esistenza di una apposita sottocommissione a cui le realtà della società civile possono presentare richiesta di accesso ottenendo così spazio all’interno del servizio pubblico, ovvero nei programmi dell’accesso.

Dati

I componenti della commissione sono indicati dai presidenti di camera e senato sulla base delle indicazioni fornite dai gruppi, rispettandone la rappresentanza parlamentare. Ogni aula esprime 21 componenti.

42 i componenti della commissione di vigilanza Rai. Scelti per metà tra senatori e per metà tra deputati.

FONTE: openpolis
(consultati: mercoledì 29 Marzo 2023)

Sono 24 i componenti del consiglio di vigilanza Rai espressione della maggioranza, ovvero il 57,1%. Tra questi la metà sono di Fratelli d’Italia (12) mentre i rimanenti di Lega (6), Forza Italia (4) e Noi moderati (2).

I 18 componenti di opposizione si dividono invece tra Partito democratico (7), Movimento 5 stelle (5) e Azione-Italia viva, Verdi e sinistra e Per le autonomie (ciascuno con 2 esponenti).

Il presidente della commissione è solitamente un esponente di opposizione. Si tratta di una prassi parlamentare iniziata nel 1996, non di una regola scritta. Tuttavia gli ultimi 9 presidenti di commissione sono sempre stati esponenti dell’opposizione.

10 su 18 i presidenti della commissione di vigilanza Rai eletti tra esponenti dell’opposizione dal 1975 a oggi.

Anche nella XIX legislatura il parlamento ha mantenuto questa consuetudine e alla presidenza è stata eletta la senatrice Barbara Floridia del Movimento 5 stelle.

Analisi

Sin dalla pronuncia del 1974 la corte costituzionale ha espresso chiaramente la necessità che la televisione pubblica rifletta e valorizzi le diversità presenti all’interno della società italiana, evitando che l’azienda finisca sotto il controllo esclusivo dell’esecutivo.

A tal proposito la Corte […] ritiene che la legge debba almeno prevedere: a) che gli organi direttivi dell’ente gestore […] non siano costituiti in modo da rappresentare direttamente o indirettamente espressione, esclusiva o preponderante, del potere esecutivo […]; b) che vi siano direttive idonee a garantire che i programmi di informazione […] rispecchino la ricchezza e la molteplicità delle correnti di pensiero; c) che per la concretizzazione di siffatte direttive e per il relativo controllo siano riconosciuti adeguati poteri al Parlamento […]

In questa visione assume particolare rilevanza il ruolo del parlamento che la corte definisce come rappresentante a livello istituzionale dell’intera collettività nazionale. Da qui dunque il forte potere attribuito alla commissione di vigilanza.

Nonostante questa posizione sia stata riaffermata dalla corte anche in anni più recenti (ord. 137/2000) la riforma del 2015 è andata in direzione inversa aumentando il numero di membri del Cda Rai espressi dall’esecutivo piuttosto che dal parlamento. L’aver previsto poi che un componente del Cda sia eletto dall’assemblea dei dipendenti può essere considerato un segno di apertura nei confronti dei lavoratori dell’azienda, ma comunque non verso società civile e il pluralismo.

Più in generale, pur comprendendo l’impostazione della corte, è innegabile che accentrando molti poteri nelle mani di un organo parlamentare si può ridurre l’influenza del governo ma non si va comunque verso la “liberazione della Rai dai partiti” da tutti auspicata almeno a livello formale. Anche per questo negli anni si è più volte parlato di trasferire molti dei poteri oggi attribuiti alla commissione e al governo a un’apposita fondazione. Tali ipotesi, che in alcuni casi si sono anche tradotte in proposte di legge, non sono però mai andate in porto e la commissione di vigilanza Rai ricopre tutt’oggi un ruolo fondamentale nella governance del servizio pubblico radiotelevisivo.

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