L’istruzione, vero strumento di giustizia sociale Numeri alla mano

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I dati sono un ottimo modo per analizzare fenomeni, raccontare storie e valutare pratiche politiche. Con Numeri alla mano facciamo proprio questo. Una rubrica settimanale di brevi notizie, con link per approfondire. Il giovedì alle 7 in onda anche su Radio Radicale. Leggi l’ultimo approfondimento dell’osservatorio povertà educativa #conibambini “Perché l’istruzione equa è il primo strumento di giustizia sociale“.

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dei figli di non diplomati non si diplomano a loro volta in Italia. Una quota quindi già significativa prima della pandemia, su cui pesa anche la richiesta di luoghi e spazi di aggregazione. In misura maggiore rispetto ad altri paesi europei infatti è forte la correlazione tra basso titolo di studio dei genitori e rischio abbandono precoce da parte dei figli. In media nei paesi Ocse nel 42% dei casi i figli di chi non ha il diploma non si diplomano a loro volta. Una quota che in Francia si attesta al 37% e in Germania scende al 32%, mentre nel nostro paese raggiunge il 64%. Questo è un problema perché significa una tendenza alla cristallizzazione i divari esistenti. È proprio questo il fattore che rafforza e rende ereditaria una condizione di deprivazione. Vai al grafico.

11,9%

il tasso di disoccupazione tra i 25-64enni che hanno al massimo la licenza media. In un mondo del lavoro che richiede sempre più competenze, i dati mostrano come un livello di istruzione più elevato si associ a un maggiore occupabilità e viceversa. In presenza di un titolo di studio terziario (come la laurea) il tasso di disoccupazione si attesta al 5,1% e quello di inattività al 14,8%. In mancanza del diploma, con un titolo di studio al massimo secondario inferiore, tali quote salgono rispettivamente al 11,9% e al 41,3%. Vai al grafico.

33,2%

il tasso di occupazione nel 2020 tra i 18-24enni che in Italia hanno lasciato la scuola prima del tempo. Nel 2008 era il 51% (quasi 18 punti in più). Se fino a pochi anni fa anche chi aveva abbandonato la scuola in oltre metà dei casi trovava comunque lavoro, oggi questo avviene in poco più di un terzo dei casi. Con conseguenze sulla coesione sociale del paese: se chi nasce in famiglie con più deprivazione corrisponde con chi abbandona gli studi, le disuguaglianze di partenza si riproducono. Vai al grafico.

42,5%

il tasso di occupazione nel 2020 tra i 18-24enni che nel nord Italia hanno lasciato la scuola prima del tempo. Nel 2008 era il 70,1%. Un altro elemento decisivo è la contrazione dell’occupabilità di chi ha lasciato la scuola nel centro-nord. Nel 2008, agli inizi della crisi economica che ha segnato lo scorso decennio, oltre il 70% dei giovani che lasciavano la scuola nell’Italia settentrionale risultavano comunque occupati. Tendenza analoga nel centro Italia (64,1%). A distanza di oltre 10 anni, il tasso di occupazione tra i giovani che hanno abbandonato precocemente è crollato attorno al 40%. Vai al grafico.

23,3%

il tasso di occupazione nel 2020 tra i 18-24enni che nel mezzogiorno hanno lasciato la scuola prima del tempo. Disaggregando questo dato per aree territoriali, si nota come questa tendenza sia particolarmente impattante nell’Italia meridionale. Nel mezzogiorno appena il 23,3% dei 18-24enni che hanno abbandonato la scuola e la formazione prima del tempo sono occupati. Un dato in calo di quasi 12 punti rispetto al 2008 e che va letto insieme a un altro. Nelle regioni in cui la quota di adulti con diploma è più bassa gli abbandoni scolastici precoci sono più frequenti, e viceversa. Ad esempio, nel 2020 la quota di persone tra 24 e 64 anni con almeno il diploma era più bassa del 60% in 5 regioni: Calabria (54,9%), Campania (54,1%), Sardegna (53,9%), Sicilia (53%) e Puglia (51,9%). Si tratta anche dei territori con gli abbandoni più elevati. Le uscite precoci dal sistema di istruzione e formazione dei residenti tra 18 e 24 anni si attestano infatti al 19,4% in Sicilia, al 17,3% in Campania, al 16,6% in Calabria, al 15,6% in Puglia. Al quinto posto la Sardegna, con una quota sensibilmente inferiore (12%, analoga a quella del Piemonte). Vai al grafico.

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