Le risorse investite dai comuni per asili nido e servizi per l’infanzia Bilanci dei comuni

Asili nido e servizi per l’infanzia rappresentano un’importante opportunità educativa. Ma sono necessari maggiori investimenti pubblici, a partire dalle amministrazioni comunali, per sviluppare il servizio sul territorio.

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L’attenzione delle istituzioni per i minori è da sempre uno degli elementi che restituisce importanti indicazioni sulla qualità della vita in un determinato territorio.

Come abbiamo evidenziato anche attraverso i nostri approfondimenti sulla povertà educativa in Italia, la disponibilità, l’accessibilità e la qualità dei servizi per l’infanzia, come gli asili nido, sono fattori decisivi per la crescita di una comunità.

Tanto che il consiglio europeo, già nel 2002, aveva stabilito degli obiettivi per la diffusione e la crescita di questo tipo di servizi.

Gli stati membri del consiglio europeo devono impegnarsi ad offrire servizi ad almeno il 33% di bambini sotto i 3 anni. Vai a "Che cosa prevedono gli obiettivi di Barcellona sugli asili nido"

Questi target, stabiliti quasi due decenni fa, faticano ad essere concretamente raggiunti in alcune aree dell’Italia.

È il caso degli asili nido pubblici, presenti in misura minoritaria (rispetto ai privati) in alcune zone del paese.

La mappa rappresenta la percentuale di posti pubblici sul totale dei posti in asilo nido disponibili in ogni provincia italiana. Non sono compresi i posti che strutture private decidono di destinare all’offerta pubblica, attraverso convenzioni con gli enti locali.

FONTE: elaborazione openpolis - Con i bambini su dati Istat
(ultimo aggiornamento: domenica 31 Dicembre 2017)

 

L'offerta di posti pubblici in asilo nido è disomogenea. Se in alcune aree, infatti, più del 70% dei posti disponibili sono pubblici (soprattutto in Emilia Romagna, Toscana, nelle province di Pesaro-Urbino e Trento), in altre questa percentuale è molto più bassa.

Ne sono esempi le province di Caserta, Reggio Calabria, Brescia e Treviso, tutti territori dove la percentuale di posti in asili nido pubblici non supera il 30%.

Per capire se e quanto le amministrazioni locali investono nello sviluppo dei servizi prima infanzia, abbiamo analizzato i bilanci comunali.

Le spese dei comuni per gli interventi per l'infanzia e asili nido

Nei bilanci dei comuni esiste una voce dedicata a questo tipo di investimento pubblico.

Si chiama "Interventi per l'infanzia e i minori e per asili nido" e, a differenza delle altre spese in istruzione (per le scuole primarie, secondarie e per l'università), è compresa nella missione "Diritti sociali, politiche sociali e famiglia".

In questa serie di interventi sono incluse le spese per l'erogazione di servizi e il sostegno di iniziative a favore dell'infanzia e dei minori, comprese le spese a favore di soggetti pubblici, ma anche privati, che operano in questo ambito.

Dentro questa voce i comuni possono inserire i sussidi alle famiglie con figli a carico, le indennità per maternità, gli eventuali contributi per la nascita di figli, e soprattutto le spese per i servizi a favore di bambini e bambine in età prescolare: gli asili nido.

Sono infine incluse anche le spese per orfanotrofi, per i centri di pronto intervento per i minori o per le comunità educative, oltre che per l'eventuale costruzione di nuove strutture, e per centri ricreativi o di villeggiatura.

I dati mostrano la spesa pro capite per cassa riportata nell’apposita voce di bilancio. Spese maggiori o minori non implicano necessariamente una gestione positiva o negativa della materia. Da notare che spesso i comuni non inseriscono le spese relative a un determinato ambito nella voce dedicata, a discapito di un’analisi completa. Tra le città italiane con più di 200mila abitanti, non sono disponibili i dati di Palermo e Catania perché alla data di pubblicazione non risultano accessibili i rispettivi bilanci consuntivi 2019.

FONTE: openbilanci - consuntivi 2019
(ultimo aggiornamento: martedì 31 Dicembre 2019)

Con 185,96 euro è Trieste la città che spende di più per asili nido e infanzia, tra i comuni più popolosi. Dopo il capoluogo friulano figurano Firenze (123,23), Bologna (122,53), Milano (115,94) e Roma (103,33).

In coda alla classifica troviamo tutte città del sud: Bari (72,75), Napoli e Messina, queste ultime con spese pari rispettivamente a 36,22 e 3,95 euro pro capite.

I dati mostrano la spesa pro capite per cassa riportata nell’apposita voce di bilancio. Spese maggiori o minori non implicano necessariamente una gestione positiva o negativa della materia. Tra le città italiane con popolazione superiore a 200mila abitanti, sono state considerate le 5 che hanno speso di più per la voce considerata nel 2019.

FONTE: openbilanci - consuntivi 2016-2019
(ultimo aggiornamento: martedì 31 Dicembre 2019)

Anche nei tre bilanci precedenti al 2019, Trieste è sempre stata la città in Italia a spendere di più per la tutela dell'infanzia e gli asili nido, tra i comuni più popolosi.

Dal 2016 al 2019, infatti, gli investimenti in bilancio della città friulana sono passati da 145,16 a 185,96 euro pro capite (+28,1%).

Considerando le cinque grandi città che hanno speso di più nel 2019, tutte hanno incrementato la spesa tranne Milano, che ha fatto registrare una lieve diminuzione (-0,4%) dal 2016 al 2019, pur avendo previsto più risorse nel biennio 2017-2018.

Per sapere quanto viene speso nel tuo territorio, clicca sulla casella Cerca… e digita il nome del tuo comune. Puoi cambiare l’ordine della tabella cliccando sull’intestazione delle colonne.

I dati mostrano per ogni comune italiano la spesa totale e la spesa pro capite destinata a “interventi per l’infanzia e i minori e per asili nido”. Da notare che spesso i comuni non inseriscono le spese relative a un determinato ambito nella voce dedicata, a discapito di un’analisi completa. Non sono disponibili i dati di alcuni comuni perché alla data di pubblicazione non risultano accessibili i rispettivi bilanci consuntivi 2019.

FONTE: openbilanci - consuntivi 2019
(ultimo aggiornamento: martedì 31 Dicembre 2019)

Se invece consideriamo tutti i comuni italiani, l'amministrazione che spende di più per i minori, l'infanzia e gli asili nido è Villa San Pietro, in Sardegna: 989,79 euro pro capite.  Seguono Santa Croce del Sannio (Benevento) e tre comuni della provincia autonoma di Trento.

In questo territorio i comuni spendono in media 54,08 euro pro capite, più di 4 volte la media nazionale (15,95). Superano anche gli investimenti medi degli enti locali in Emilia Romagna (33,87) e in Toscana (27,03).

Si tratta di due regioni (insieme alla provincia autonoma di Trento), all'interno delle quali vi sono comuni ai primi posti per spesa, e dove c'è anche una maggiore copertura dei servizi educativi per la prima infanzia.

 

 

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I contenuti di questa rubrica sono realizzati a partire da openbilanci, la nostra piattaforma online sui bilanci comunali. Ogni anno i comuni inviano i propri bilanci alla Ragioneria Generale dello Stato, che mette a disposizione i dati nella Banca dati amministrazioni pubbliche (Bdap). Noi estraiamo i dati, li elaboriamo e li rendiamo disponibili sulla piattaforma. I dati possono essere liberamente navigati, scaricati e utilizzati per analisi, finalizzate al data journalism o alla consultazione. Attraverso openbilanci svolgiamo un'attività di monitoraggio civico dei dati, con l'obiettivo di verificare anche il lavoro di redazione dei bilanci da parte delle amministrazioni. Lo scopo è aumentare la conoscenza sulla gestione delle risorse pubbliche.

Foto credit: Erika Fletcher - licenza

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