Le regioni italiane e l’energia rinnovabile Innovazione

La riduzione delle emissioni passa per la transizione ecologica. In un quadro europeo, anche le regioni possono dare il loro contributo.

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La transizione verso fonti di energia rinnovabili è cruciale per la riduzione delle emissioni di gas climalteranti. Dal punto di vista dei consumi, l’Unione europea ha definito dei traguardi che sono stati raggiunti con l’impegno dei singoli stati membri. A livello italiano, il conseguimento degli obiettivi è definito anche dai contributi delle singole regioni.

Il consumo di energia rinnovabile nell’Unione europea

L’Unione europea ha come obiettivo quello di diventare il primo continente a emissioni zero entro il 2050. Per muoversi in questa direzione, ci sono stati diversi provvedimenti dal punto di vista legislativo. In particolare, la direttiva 2009/28 del parlamento europeo e del consiglio sulla promozione dell’uso dell’energia da fonti rinnovabili definisce i traguardi comunitari per quel che riguarda il consumo di energia da fonti diverse da quelle fossili. È una misura che riguarda tutti gli ambiti del consumo di energia.

All’interno del segmento energetico, ci sono tre componenti principali: elettricità, trasporti e riscaldamento. Ciascuno può essere supportato tramite un mix energetico di risorse rinnovabili ed estrattive. Vai a “Come funzionano la produzione e il consumo di energia”

Nella direttiva, sono definiti due obiettivi da raggiungere a livello comunitario entro il 2020. Nello specifico, il consumo di energia da fonti rinnovabili deve essere superiore al 20% mentre per il settore dei trasporti questo limite minimo è fissato al 10%. Entrambi gli obiettivi sono stati raggiunti nell’Unione europea nel suo complesso. Come riporta Eurostat, il consumo di energia rinnovabile è infatti passato dal 9,6% del 2004 al 22,1% del 2020, con 2 punti percentuali in più rispetto al traguardo prestabilito. Per quel che riguarda i trasporti, si riporta invece un aumento dall’1,6% del 2004 al 10,2% del 2020, con un incremento di oltre 8 punti percentuali.

Gli obiettivi italiani e il ruolo delle regioni

Sul piano nazionale, la direttiva europea è stata recepita con il decreto legislativo 28/2011. Come per gli altri stati membri, anche per l’Italia sono stati definiti due traguardi da raggiungere entro il 2020. Uno è relativo ai consumi finali lordi, che devono essere supportati da fonti rinnovabili almeno per il 17%. Il secondo invece riguarda specificamente il settore dei trasporti, in cui il minimo è stabilito al 10%.

L’Italia è uno di quei paesi comunitari in cui il risultato raggiunto ha superato gli obiettivi prestabiliti. Sul piano nazionale, il secondo target, quello legato ai trasporti è stato raggiunto nel 2020, con un valore pari a 10,7%. Al contrario, l’obiettivo generale era già stato raggiunto nel 2014 con il 17,1% andando poi a crescere fino al 2020 con il 20,4%. Un dato su cui incide anche la diminuzione dei consumi dovuta alle limitazioni dei trasporti e alle attività commerciali causate dall’emergenza pandemica. Secondo Eurostat, questo può aver inciso principalmente sulla diminuzione dello sfruttamento dell’energia prodotta con combustibili fossili.

Anche le regioni contribuiscono al raggiungimento degli obiettivi comunitari.

Per il raggiungimento del primo obiettivo nazionale è stato necessario il contributo di tutte le regioni. Per questo motivo il ministero dello sviluppo economico ha emanato un decreto nel 15 marzo 2012 chiamato “burden sharing“, che significa letteralmente “condivisione delle responsabilità”. Questo decreto definisce infatti i target minimi di consumo per ogni singola regione.

Esattamente come nel caso nazionale, l’obiettivo è calcolato facendo un rapporto tra l’energia consumata da fonti rinnovabili e i consumi totali. Per quel che riguarda le regioni non si tiene però conto del settore dei trasporti dal momento che è un settore principalmente di competenza statale.

Come riportato da Gse, coerentemente al resto d’Europa, nel 2020 i consumi sono diminuiti rispetto all’anno precedente in tutte le regioni. In quest’anno, la Valle d’Aosta si riconferma la regione che registra il consumo maggiore di energia da fonti rinnovabili (105%).

La quota è calcolata escludendo il consumo di energia per il settore dei trasporti. Si considerano soltanto il settore elettrico e quello termico.

FONTE: elaborazione openpolis su dati Gse
(pubblicati: lunedì 18 Luglio 2022)

Seguono la provincia autonoma di Bolzano (67,9%), la Basilicata (52,1%) e la provincia autonoma di Trento (47,2%). In fondo alla classifica si trovano Emilia-Romagna (12%), Lazio (11,2%) e Liguria (7,9%). Il dato valdostano supera il 100% perché alla base la produzione di energia rinnovabile (in particolare del settore idroelettrico) è tale da essere esportata in altre regioni e all’estero. In termini di valore assoluto, la Lombardia è quella che riporta i consumi maggiori, sia per quel che riguarda il dato complessivo che per l’ambito delle energie rinnovabili. È però importante notare che questa è la regione con il maggior numero di abitanti in Italia.

Come è stato detto, per ogni regione erano previsti degli obiettivi specifici. In linea con il dato nazionale, quasi tutti i territori considerati registrano un valore superiore ai traguardi prestabiliti. La regione che riporta il consumo più ampio rispetto alle previsioni è la Valle d’Aosta (+53,3 punti percentuali).

La quota è calcolata escludendo il consumo di energia per il settore dei trasporti. Si considerano soltanto il settore elettrico e quello termico. L’unità di misura utilizzata è il chilotep (ktep), un multiplo della tonnellata equivalente di petrolio (tep). Un tep rappresenta l’energia rilasciata dalla combustione di una tonnellata di petrolio grezzo.

FONTE: elaborazione openpolis su dati Gse.
(pubblicati: lunedì 18 Luglio 2022)

Seguono la Provincia autonoma di Bolzano (+31,4), la Basilicata (+19) e la Calabria (+15,7). Gli incrementi minori si registrano in Emilia-Romagna (+3,1 punti percentuali), Campania (+3,1) e Toscana (+1,9). Sono tre le regioni in cui il valore riportato è minore di quello definito dal burden share. Si tratta di Lazio (-0,7 punti percentuali), Sicilia (-2,1) e Liguria (-6,2).

Foto: Andreas Gücklhornlicenza

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