Le aziende sanitarie e i commissariamenti nel 2023 Mappe del potere

Tra 2020 e 2022 il numero di aziende ospedaliere o sanitarie commissariate si è dimezzato. Nel 2023 però questo dato è tornato a crescere arrivando ai livelli di 3 anni prima. Molti commissariamenti però dovrebbero concludersi a breve e ci si aspetta che il dato torni a diminuire.

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La crescita dei commissariamenti

Le aziende sanitarie (Asl) e ospedaliere (Ao) sono le strutture amministrative del sistema sanitario più prossime al cittadino. Si tratta dunque di organizzazioni molto importanti il cui vertice tuttavia risulta in vari casi commissariato.

Tra 2020 e 2021 questo fenomeno si era molto ridimensionato. Così se nel corso del primo anno di emergenza pandemica le aziende ospedaliere o sanitarie commissariate sono state più di 40, a metà del 2021 questo numero si era dimezzato.

Il direttore generale è l’organo monocratico di rappresentanza legale e di governo sia delle aziende sanitarie locali che delle aziende ospedaliere. Talvolta tuttavia il direttore generale può essere rimosso prima del tempo oppure può dimettersi per ragioni proprie. In questi casi norme nazionali o regionali stabiliscono la possibilità che al suo posto la regione nomini, in via temporanea, un commissario straordinario.

FONTE: openpolis
(consultati: lunedì 8 Maggio 2023)

Il dato è poi rimasto stabile fino alla fine del 2022. Con il nuovo anno però è tornato a crescere sfiorando i valori di 3 anni prima.

39 le aziende ospedaliere o sanitarie commissariate in Italia a maggio 2023.

La geografia dei commissariamenti

Attualmente sono 8 le regioni in cui almeno un’azienda sanitaria ha una gestione commissariale. Come vedremo, le ragioni dei commissariamenti possono essere molto diverse legate a dinamiche strettamente aziendali, piuttosto che a scelte politiche regionali o anche nazionali.

Per questo in diversi territori i commissariamenti riguardano solo una minoranza delle aziende sanitarie. È il caso della Lombardia (5,7%) e del Piemonte (11,1%).

Valori un po’ più alti ma comunque riferiti a episodi isolati si trovano invece in Liguria (16,7%), Emilia-Romagna (16,7%) e Lazio (20%).

Il direttore generale è l’organo monocratico di rappresentanza legale e di governo sia delle aziende sanitarie locali che delle aziende ospedaliere. Talvolta tuttavia il direttore generale può essere rimosso prima del tempo oppure può dimettersi per ragioni proprie. In questi casi norme nazionali o regionali stabiliscono la possibilità che al suo posto la regione nomini, in via temporanea, un commissario straordinario. In alternativa, in situazioni specifiche, le regioni possono decidere di nominare il direttore amministrativo o il direttore straordinario quale direttore generale facente funzioni (FF) per il tempo strettamente necessario.

FONTE: openpolis
(consultati: lunedì 8 Maggio 2023)

Cifre decisamente più alte invece risultano nelle Marche (83,3%), in Sicilia (88,2%) e Calabria (100%). Su 39 commissariamenti complessivi infatti 29 si concentrano in queste regioni.

3/4 delle aziende ospedaliere o sanitarie commissariate si trovano nelle Marche, in Sicilia e in Calabria.

Prosegue il commissariamento della sanità calabrese

Il caso più grave ma anche più noto è quello della Calabria.

In Calabria sono ancora commissariate tutte le aziende sanitarie.

Qui infatti, da ormai diversi anni, tutte le aziende sanitarie sono commissariate. In questo caso dunque non si tratta di una novità ma di un dato tristemente stabile.

Solo la scorsa settimana peraltro, un nuovo decreto (Dl 51/2023) ha esteso fino a tutto il 2023 il commissariamento dell’intero comparto regionale. E non è la prima proroga disposta dal governo Meloni. Già a novembre 2022 il nuovo esecutivo aveva emanato un decreto (Dl 169/2022) che prorogava il decreto Calabria di ulteriori 6 mesi. Una norma quest’ultima con cui il secondo governo Conte aveva già prolungato una forma rafforzata di commissariamento della sanità regionale avviata dal decreto salva Calabria (primo governo Conte).

È utile precisare che il commissariamento di tutte le aziende sanitarie e ospedaliere è un aspetto da tenere distinto dal commissariamento della sanità regionale. Attualmente infatti oltre alla Calabria risulta commissariata anche la regione Molise. Qui però l’unica azienda sanitaria presente è amministrata tramite una gestione ordinaria.

Per diversi anni in effetti anche in Calabria si era proceduto in questo modo. Questo fino al 2020 quando il secondo governo Conte ha stabilito che i vertici aziendali dovessero essere tutti commissari straordinari nominati dal commissario ad acta della regione. Da questo punto di vista la nuova norma si limita a stabilire che il commissario ad acta, ossia il presidente della regione Occhiuto, debba confermare i commissari straordinari in carica entro 2 mesi dall’approvazione del decreto. Pena la loro decadenza.

Almeno non sono più in corso commissariamenti per infiltrazioni della criminalità organizzata.

Quantomeno una buona notizia c’è. Dal 2022 le aziende sanitarie calabresi sono tutte commissariate per le ragioni che abbiamo visto e non, come in passato, anche per infiltrazioni della criminalità organizzata. Quella infatti, come abbiamo raccontato in precedenti approfondimenti, è una diversa e più grave forma di commissariamento.

Commissariamenti e ritardi in Sicilia

In Sicilia invece sono commissariate tutte le aziende sanitarie provinciali (9) ma almeno 2 delle 8 aziende ospedaliere hanno ancora al proprio vertice un direttore generale.

15 su 17 le aziende ospedaliere o sanitarie commissariate in Sicilia.

A differenza della Calabria però qui le ragioni dei commissariamenti sono differenti e, almeno in parte, varie. In 6 strutture infatti i commissari sono stati nominati con provvedimenti specifici tra il 2020 e il 2022. Fino a inizio anno invece le altre aziende risultavano avere una gestione ordinaria.

In ben 9 di queste, la nomina del direttore generale era avvenuta a metà aprile 2019 per decreto del presidente della regione Nello Musumeci.

L’incarico aveva durata triennale e dunque sarebbe dovuto andare in scadenza a primavera del 2022. Con un provvedimento ad hoc (Dgr 296/2022) la giunta Musumeci, ormai in scadenza, ha però prorogato gli incarichi in essere fino alla fine del 2022.

I mesi tra l’entrata in carica della nuova giunta guidata da Renato Schifani (a settembre 2022) fino alla fine dell’anno però non sembrano essere stati sufficienti al nuovo esecutivo per procedere con le nuove nomine. Infatti l’avviso pubblico per la selezione dei nuovi direttori generali è stato pubblicato il 29 dicembre, nonostante i direttori in carica andassero in scadenza il 31 dicembre.

Non essendoci il tempo materiale per l’espletamento della selezione pubblica, l’assessore regionale alla sanità ha proposto in giunta di procedere con un commissariamento temporaneo. Fino alla nomina dei nuovi direttori infatti, quelli precedentemente in carica sono stati nominati commissari (Dpr 53/2022). Si tratta insomma di una situazione che dovrebbe essere provvisoria. Tuttavia si evidenzia come i vertici aziendali di 9 strutture sanitarie siano arrivati alla fine naturale del loro mandato da ormai oltre un anno e ancora non risulta siano stati nominati i successori.

La riorganizzazione della sanità nelle Marche

Ancora diversa è la situazione nelle Marche. Qui al momento sono commissariate le 5 aziende sanitarie, mentre l’unica azienda ospedaliera ha un vertice aziendale nominato in via ordinaria.

D’altronde l’azienda ospedaliera è anche l’unico tra gli enti sanitari regionali a essere rimasto operativo dopo la riforma del sistema sanitario regionale (Lr 19/2022). In precedenza infatti la struttura sanitaria era suddivisa in tre enti: l’azienda ospedaliero universitaria di Ancona (tuttora attiva), l’azienda ospedaliera ospedali riuniti Marche nord e l’azienda sanitaria unica regionale (Asur Marche).

Nelle Marche sono state create 5 nuove aziende sanitarie che per la prima fase avranno una gestione straordinaria.

La riforma ha avuto origine nella campagna elettorale del 2020 che ha portato il centro destra al governo regionale con Francesco Acquaroli (Fratelli d’Italia). Buona parte del dibattito è stato giocato proprio sul tema sanitario e sulla promessa di andare verso un modello di sanità diffusa. Proprio per questo la nuova legge ha eliminato sia l’azienda ospedaliera ospedali riuniti Marche Nord che l’azienda unica regionale, creando al loro posto 5 aziende sanitarie territoriali.

La creazione di nuovi enti è un processo complesso che richiede tempo. Per guidare questa transizione la giunta regionale ha deciso di nominare dei commissari straordinari nelle 5 le nuove strutture. La designazione dei direttori generali che dovranno riportare le aziende sanitarie a una gestione ordinaria comunque dovrebbe avvenire entro la fine del mese (Dgr 519/2023).

I dati presentati sono il risultato di un’analisi basata sul monitoraggio dei siti delle Asl e delle Ao. Le informazioni dunque sono quelle presenti sui siti istituzionali. Tuttavia, in alcuni casi, i siti potrebbero non essere aggiornati, non risultare attivi o presentare informazioni disomogenee in pagine differenti.

Foto: Miguel Ausejo (Unsplash)

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