L’abolizione del limite dei due mandati nel Movimento 5 stelle Movimento 5 stelle

Di Maio ha annunciato che il M5s potrebbe modificare il limite dei due mandati almeno nei comuni. In questo modo gli amministratori locali potrebbero candidarsi più volte per poi ambire a cariche nazionali, mentre i parlamentari dopo due mandati potrebbero candidarsi nei comuni.

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La regola del doppio mandato

Il 26 febbraio in una conferenza stampa organizzata per commentare i risultati delle elezioni regionali in Sardegna, Luigi Di Maio ha annunciato che il movimento avrebbe avviato una fase di discussione interna per ristrutturarne l’organizzazione ed essere più competitivi nelle elezioni locali e regionali.

Ieri è ufficialmente iniziata questa fase di dibattito interno da cui dovrebbe emergere una proposta di modifica delle regole interne del movimento che verrà poi sottoposta al voto sulla piattaforma Rousseau. Al momento non è quindi certo quali nuove regole decideranno adottare i 5 stelle. Nella conferenza del 26 febbraio comunque sono state formulate alcune ipotesi dallo stesso Di Maio e in particolare una appare molto importante, l’abolizione del limite di due mandati per i rappresentati eletti nei comuni.

Al momento il Codice etico del Movimento 5 stelle prevede che non ci si possa candidare nelle liste del movimento se si sono già svolti due mandati in una qualsiasi carica elettiva. Appositi regolamenti definiscono poi regole più specifiche a seconda della tornata elettorale.

Cosa cambia per gli eletti del movimento

Una decisione di questo tipo cambierebbe notevolmente le prospettive politiche di molti degli eletti, in particolare per quanto riguarda gli amministratori locali. I consiglieri comunali potrebbero infatti candidarsi più di due volte sviluppando un rapporto continuativo con il territorio.

Eliminare la regola dei due mandati può aiutare il M5s a formare una classe dirigente

Questo potrebbe essere anche un modo per il movimento per formare una classe dirigente con esperienza politica, quantomeno locale, da poter candidare nel parlamento nazionale, in quello europeo e nei consigli regionali.

L’inesperienza dei parlamentari M5s infatti è stato un tema non solo nella scorsa legislatura (la prima in cui il movimento è entrato in parlamento) ma anche per quella attuale. Un esempio può essere quello dei presidenti di commissione. Il 29% dei presidenti espressi dal movimento infatti non era mai stato in quella commissione, mentre il 18% si trova al primo mandato parlamentare.

Questo dato in realtà è ancora più rilevante per quanto riguarda l’altro partner della maggioranza, la Lega. Tuttavia gli eletti del partito di Salvini avevano quasi tutti esperienza politica a livello locale, un aspetto che poi ha inevitabilmente pesato nei rapporti tra i due alleati.

Quanti deputati e senatori della XVIII legislatura sono al primo incarico politico? Alla camera il 35% dei parlamentari non ha mai avuto un incarico politico, né al livello locale, né a quello nazionale ed europeo. Percentuale leggermente più bassa al senato, dove infatti si ferma al 30,16%.

Sono stati considerati gli incarichi politici a livello europeo, nazionale, regionale e locale

FONTE: openpolis
(ultimo aggiornamento: lunedì 12 Marzo 2018)

Ad oggi, a livello locale, la forza del movimento non riflette il suo peso a livello nazionale. Degli oltre 8mila comuni italiani solo 49 hanno un sindaco 5 stelle e nessuna regione è al momento amministrata dal movimento. Tuttavia il numero complessivo di eletti comincia ad essere una base consistente per formare una nuova classe politica, un patrimonio che con la regola dei due mandati ogni 10 anni verrebbe disperso.

2.868 i politici in carica eletti nelle liste del Movimento 5 stelle o nominati nelle giunte comunali.

Tradimento dei valori originali?

Il movimento fondato da Beppe Grillo è inevitabilmente cambiato negli anni e si è dovuto strutturare. Nella stessa conferenza stampa in cui ha parlato della possibilità di modificare la regola dei due mandati Di Maio ha anche suggerito che il M5s debba dotarsi di strutture nazionali e regionali diventando più simile a un tradizionale partito.

D'altronde già da tempo lo statuto del Movimento 5 stelle prevede cariche di vertice, come il capo politico, il garante, il comitato di garanzia e il collegio dei probiviri. Da una parte questa evoluzione è il naturale sviluppo di un movimento che ha raggiunto un maggiore livello di maturità politica. Dall'altra però queste novità lo allontanano dalla visione originale di Beppe Grillo e Gianroberto Casaleggio che teorizzavano un movimento orizzontale dove gli eletti avevano la funzione di semplici portavoce e non di politici di professione.

Il MoVimento 5 Stelle è una comunità di cittadini fondata su delle regole. Sono poche, chiare e semplici. Proprio per questo inamovibili. Una delle regole fondanti è quella dei due mandati elettivi a qualunque livello.

Cosa cambia per i parlamentari in carica

Se il movimento decidesse di abolire la regola del secondo mandato per gli amministratori locali cambierebbero le prospettive anche per diversi parlamentari. In primo luogo tutti i parlamentari al secondo incarico potrebbero decidere, una volta finito il loro mandato, di candidarsi in elezioni locali, facendosi forti di un'esperienza politica importante come quella nelle aule di camera e senato.

Da più parti ad esempio si è parlato della possibilità di una candidatura del presidente della camera Roberto Fico a sindaco di Napoli, carica cui al momento non potrebbe ambire essendo al secondo mandato in parlamento.

Per alcuni poi si aprirebbe la possibilità di una nuova candidatura in parlamento, piuttosto che in un consiglio regionale o nel parlamento europeo. Si tratta di 10 deputati e 10 senatori che hanno svolto il loro primo incarico in un'amministrazione locale e solo dopo sono entrati nelle aule parlamentari.

FONTE: elaborazione openpolis su dati di della camera dei deputati, del senato e del ministero dell'interno
(ultimo aggiornamento: lunedì 11 Marzo 2019)

88 tra deputati e senatori del Movimento 5 stelle al secondo mandato non potranno ricandidarsi in parlamento, ma se le regole cambiassero potrebbero correre per le elezioni locali.

Per quanto riguarda il parlamento europeo invece questa nuova regola non avrebbe al momento grande incidenza per gli eurodeputati in carica. Infatti, ad oggi, il Movimento 5 stelle ha fatto una sola legislatura a Strasburgo. Inoltre degli eletti nelle sue liste solamente uno aveva precedentemente svolto un incarico elettivo. Si tratta di David Borrelli che, prima di essere eletto a Strasburgo, è stato consigliere comunale di Treviso. Tuttavia Borrelli è uscito dal gruppo del M5s e dunque è da escludersi che possa essere ricandidato.

Cosa cambia per i consiglieri regionali

Per ora il movimento non ha avuto grande successo nelle regioni.

Ad oggi la presenza dei 5 stelle nei consigli regionali risulta ancora limitata. Il movimento non è riuscito a conquistare nessuna regione e in Calabria non sono presenti in consiglio esponenti pentastellati, mentre in Sardegna siamo ancora in attesa della formazione del nuovo consiglio dopo le elezioni del 24 febbraio. Per quanto riguarda le altre regioni, in 10 casi su 18 il movimento è ancora alla prima consiliatura.

Sono considerati i consiglieri eletti nelle liste M5s, indipendentemente dal gruppo consiliare a cui oggi appartengono. Attualmente il codice etico del Movimento 5 stelle prevede un limite di due mandati elettorali a qualsiasi livello. Luigi Di Maio ha messo in discussione questa regola riferendosi però in particolare alle amministrazioni locali. Quindi il limite dei due mandati rimarrebbe attivo per i consiglieri regionali.

FONTE: elaborazione openpolis su dati del ministero dell'interno
(ultimo aggiornamento: lunedì 11 Marzo 2019)

Solo in tre regioni si trovano consiglieri regionali che hanno svolto il loro primo mandato in un comune piuttosto che in regione e che quindi in forza della nuova regola poterebbero ricandidarsi in consiglio regionale, oppure optare per il parlamento nazionale o europeo. Si tratta di 2 consiglieri in Lazio, 2 in Lombardia e 1 in Piemonte.

Per quanto riguarda gli altri consiglieri al secondo mandato però vale, come per i parlamentari, la possibilità una volta conclusa la consiliatura di candidarsi alla carica di sindaco o comunque per un posto in un consiglio comunale.

60% i consiglieri regionali del Lazio che non potranno comunque correre per un ulteriore mandato nello stesso organo.

Questa situazione riguarda principalmente i consiglieri del Lazio e della Sicilia, in entrambi i casi gli esponenti pentastellati che non possono correre per un ulteriore mandato sono infatti oltre la metà dei consiglieri espressi. In Friuli si tratta addirittura del 75% ma su un numero complessivo di consiglieri molto inferiore.

I comuni a 5 stelle

Sono 49 i comuni in tutta Italia amministrati dal Movimento 5 stelle. Non moltissimi in realtà se si considera il livello di consenso di cui questa forza politica gode a livello nazionale. In ogni caso si tratta di circa 350 tra sindaci e assessori e di oltre 640 consiglieri in questi comuni, a cui vanno aggiunto più di 1.500 consiglieri dei comuni non amministrati dal movimento.

2.174 sono i consiglieri in carica eletti con il Movimento 5 stelle nei comuni italiani.

Siamo quindi di fronte a oltre 2mila consiglieri che si stanno formando a livello politico e amministrativo, un patrimonio che andrebbe disperso se venisse mantenuta la regola dei due mandati anche a livello comunale. Al contrario se la regola venisse abolita questi potrebbero iniziare a sviluppare un rapporto più continuativo con il territorio, oltre che ambire a cariche in altri organi elettivi.

Sono considerati tutti i consiglieri comunali al momento in carica eletti nelle liste del Movimento 5 stelle, indipendentemente dal fatto che ad oggi appartengano al gruppo del movimento in consiglio comunale oppure abbiano cambiato gruppo. Talvolta la fonte (ministero dell’interno) invece della lista corretta inserisce “Lista civica” o “Colore politico non pervenuto”.  È quindi possibile che alcuni consiglieri comunali non risultino nei conteggi.

FONTE: elaborazione openpolis su dati del ministero dell'interno
(ultimo aggiornamento: giovedì 14 Marzo 2019)

I sindaci a 5 stelle

Tra i capoluoghi di provincia, il movimento è alla guida dell'amministrazione in tre città: Roma, Torino e Livorno. La città toscana è un caso particolare, infatti il sindaco Nogarin si trova al primo mandato non avendo svolto un incarico da consigliere comunale prima di diventare sindaco.

Sia la sindaca di Tornio Chiara Appendino, che quella di Roma Virginia Raggi hanno invece svolto un mandato da consigliere prima di conquistare il comune. Per questa ragione fino a pochi giorni fa erano considerate al loro ultimo incarico, dopo il quale non si sarebbero più potute candidare.

Il divieto per un sindaco, che già era stato consigliere di opposizione nella precedente consiliatura, di candidarsi per un secondo mandato alla guida della sua città era uno degli aspetti più controversi della regola dei due mandati.

In questo caso vengono toccati due aspetti distinti. Il primo riguarda l'esperienza. Quello di sindaco infatti non è un ruolo semplice. È normale quindi che dopo alcuni anni di esperienza si impari a far funzionare meglio la macchina comunale. Il secondo aspetto riguarda il programma che un movimento politico ha rispetto a una città e che difficilmente potrà essere completato in tutti i suoi aspetti nell'arco di soli 5 anni.

Si tratta ad esempio del caso dell'ex primo cittadino di Pomezia Fabio Fucci, che lo scorso anno si è visto negare dai vertici del movimento una deroga per potersi candidare a un secondo mandato con il simbolo dei 5 stelle. Con le nuove regole la questione sollevata dal sindaco Fucci non si sarebbe posta e oggi farebbe ancora parte del movimento.

Si aprono nuove possibilità politiche per Chiara Appendino e Virginia Raggi.

Se le regole dovessero cambiare quindi due personalità di rilievo nel movimento come le sindache Raggi e Appendino potrebbero decidere di ricandidarsi, per portare a termine il lavoro iniziato in questi anni. In alternativa però le due sindache potrebbero anche optare per una candidatura in parlamento o in consiglio regionale, forti di un'esperienza amministrativa importante in due delle principali città italiane. Questo potrebbe senza dubbio essere un modo per arricchire il bagaglio di esperienze dei candidati del Movimento 5 stelle in future elezioni. Aspetto questo che vale per i sindaci, ma anche per gli altri membri della giunta e per i consiglieri più esperti e conosciuti sul territorio.

Nei comuni il sindaco è anche membro del consiglio comunale. A Torino quindi è Chiara Appendino l’unica esponente del Movimento 5 stelle al secondo mandato sia in consiglio che in giunta.

FONTE: elaborazione openpolis su dati del ministero dell'interno
(ultimo aggiornamento: lunedì 11 Marzo 2019)

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