La propaganda dell’emergenza migranti e i numeri degli arrivi nel 2023 Migranti

Nel corso dell’anno appena terminato si è parlato più volte di “sbarchi record”. Ma nel paese hanno fatto ingresso meno persone rispetto al triennio 2014-2016, mentre il fenomeno migratorio continua ad essere affrontato con un approccio emergenziale e del tutto inadeguato.

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Nonostante nel corso dell’anno appena terminato si sia tornati a parlare molto di migranti, i numeri del 2023 sembrano raccontare una situazione che non può definirsi emergenziale, seppur debba essere adeguatamente gestita.

È questa l’interpretazione chiara che arriva dai dati sugli arrivi via mare al 31 dicembre scorso.

157.652 persone arrivate sulle coste italiane nel 2023.

Sono state quasi 160mila le persone sbarcate sulle coste del nostro paese nel corso del 2023. Lo hanno fatto in modo autonomo, attraverso il soccorso delle autorità italiane o delle organizzazioni non governative che monitorano la rotta del Mediterraneo centrale.

Parliamo di quella che viene considerata la rotta più pericolosa del mondo. Secondo alcune stime, infatti, nell’ultimo decennio circa 28mila persone hanno perso la vita nel tentativo di arrivare in Europa.

Un fenomeno strutturale trattato come emergenziale

Come raccontiamo da anni, il fenomeno migratorio è strutturale e dovrebbe essere trattato come tale. Le migrazioni esistono fin da quando esiste l’umanità. Le condizioni socio-economiche, geopolitiche e climatiche degli ultimi decenni sono state le cause principali per lo spostamento di milioni di persone verso l’Europa, che si muovono dal continente africano e da quello asiatico per fuggire ai conflitti, alle violenze, alle persecuzioni, alla desertificazione o alla fame.

Per queste ragioni è fondamentale sviscerare le complessità di queste dinamiche, innanzitutto attraverso dati e numeri, come proviamo a fare da tempo attraverso il progetto Centri d’Italia. È importante innanzitutto per contestualizzare meglio le dimensioni reali di questo fenomeno.

Le strutture per richiedenti asilo e rifugiati.
Esplora il sistema di accoglienza. Scarica i dati.
Le strutture per richiedenti asilo e rifugiati.
Esplora il sistema di accoglienza. Scarica i dati.

FONTE: elaborazione openpolis su dati ministero dell’interno, Unhcr e Ismu

I dati registrano un aumento del 47% degli arrivi tra 2022 e 2023. È bene evidenziare che parliamo solo di arrivi via mare, e non via terra (attraverso la cosiddetta “rotta balcanica”). Quest’ultima, infatti, rappresenta una dinamica i cui dati non vengono resi pubblici dal ministero dell’interno.

Tuttavia, i numeri mostrano che non si tratta di un’ondata “record”, così com’è stata raccontata dalla maggior parte dei media e della politica nel corso dell’anno.

I numeri del 2023 sono inferiori a quelli del triennio 2014-2016.

Gli sbarchi, infatti, erano stati superiori a quelli del 2023 già nel 2014 e nel 2016, mentre è arrivato un numero simile di persone nel 2015. Parliamo del periodo relativo alla cosiddetta “crisi europea dei rifugiati”, durante il quale il sistema di accoglienza è stato messo sotto stress.

Poi, soprattutto poco prima e durante la pandemia, gli arrivi hanno subito una netta riduzione. Anni di cui le istituzioni italiane (ma anche europee) avrebbero potuto approfittare per ristrutturare un sistema, renderlo più ordinario e meno straordinario, puntare sull’inclusione sociale delle persone migranti e su una reale e duratura convivenza con le comunità autoctone. Anche perché, per tutte le ragioni sopra esposte, pensare che i flussi migratori si potessero attestare ai livelli della pandemia era totalmente illusorio.

Com’è noto questo non è stato fatto. Così come non è stato ancora riformato il regolamento di Dublino, che obbliga la persona migrante a chiedere asilo al primo paese europeo d’approdo. Nel recente accordo sul Patto asilo e migrazioni, infatti, questo meccanismo non viene messo in discussione.

Se guardiamo alle statistiche rilasciate dal governo, possiamo notare che come sia in parte cambiata anche la “geografia” delle persone che sfidano il mare per chiedere asilo in Europa.

Infatti, se nel 2022 oltre un terzo delle persone che hanno fatto ingresso in Italia via mare erano egiziane o tunisine, quest’anno è tornata ad essere quantitativamente importante l’immigrazione dai paesi dell’Africa sub-sahariana.

In particolare è la Guinea (poco più di 13 milioni di abitanti in Africa occidentale) a rappresentare la nazionalità più ricorrente. Da lì, nel 2023, sono partite e arrivate poco più di 18mila persone. Seguono la Tunisia (17,3mila), la Costa d’Avorio (16mila) e il Bangladesh, con circa 12mila persone giunte nel corso dell’anno sulle coste italiane.

FONTE: elaborazione openpolis su dati ministero dell’interno
(consultati: mercoledì 27 Dicembre 2023)

C’è poi tutto il tema sui minori stranieri non accompagnati (Msna), oggetto di un nostro recente approfondimento e di cui si è dibattuto molto nel corso dell’anno appena terminato, per via della stretta del governo su questa tipologia di minori. I dati del Viminale, in questo senso, non sembrano indicare aumenti eclatanti dei minori stranieri arrivati via mare.

A fine anno avevano fatto ingresso nel nostro paese 17.319 Msna, a fronte di 14.044 arrivi dell’anno precedente. Poco più di 3mila persone, pari a un aumento del 23%.

+3.275 l’aumento dei minori stranieri non accompagnati arrivati in Italia al 27 dicembre 2023, rispetto al 2022.

Insomma, i dati del 2023 restituiscono un fenomeno certamente in crescita, ma in dimensioni minori rispetto a quanto spazio gli viene dedicato nel dibattito pubblico e nelle discussioni della politica. Tanto che lo stato di “emergenza migranti”, dichiarato la scorsa primavera, è ancora attivo, mentre il sistema dell’accoglienza sta ancora attraversando una fase di transizione a causa di una nuova riforma (la terza in 5 anni), che per l’ennesima volta non sembra voler affrontare il tema in modo strutturale.

Tutte spie di come un fenomeno importante e costante nel tempo venga approcciato in modo emergenziale e inadeguato, a danno innanzitutto di migliaia di persone che tentano di migliorare le proprie condizioni di vita, e in secondo luogo a svantaggio dell’intero paese, che avrebbe tutto da guadagnare da un’integrazione non iniqua e ben pianificata.

Foto: Óglaigh na Éireann (licenza)

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