La disponibilità per i minori di luoghi dove fare sport dopo il Covid #conibambini

Con l’emergenza Covid è aumentata la quota di minori sedentari, in controtendenza con il resto della popolazione. Approfondiamo l’offerta di spazi dove fare sport all’aperto nelle città italiane, rispetto ai bambini e ragazzi residenti.

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Con la pandemia, è aumentata la quota di bambini e ragazzi che nel tempo libero non praticano sport né svolgono attività fisica. In particolare in alcune fasce d’età. Nel 2019 erano sedentari il 18,5% dei bambini tra 6 e 10 anni. Nel 2021 sono saliti al 24,9%.

1 su 4 bambini tra 6 e 10 anni che non fanno sport nel 2021.

Tra 11 e 14 anni sono cresciuti dal 15,7% al 21,3%: quasi 6 punti percentuali in più. Per gli adolescenti tra 15 e 17 anni la variazione è stata molto più contenuta (dal 18,8% al 19,9%, +1,1 punti), mentre tra i bambini di 3-5 anni la crescita è stata di ben 5,4 punti, passando dal 42,8 al 48,2%.

FONTE: elaborazione openpolis – Con i Bambini su dati Istat
(consultati: mercoledì 1 Marzo 2023)

Mediamente, nonostante il calo post-pandemia, i minori restano la fascia d’età più attiva negli sport. Con l’eccezione dei bambini più piccoli, i sedentari sono infatti molto più frequenti nella popolazione media rispetto a quella giovanile.

Dopo la pandemia sono diminuiti i sedentari, ma tra i minori dove aumentano.

Tuttavia, mentre tra bambini e ragazzi aumentano coloro che non praticano sport, tra gli adulti la quota di sedentari al contrario è diminuita con la pandemia.

Il calo più significativo si registra nella fascia 25-34 anni, passati dal 28,1% di sedentari al 22,8% (-5,3 punti percentuali), seguiti dagli over 55 con una riduzione di oltre 4 punti. Ma le persone che non fanno sport sono diminuite anche nelle altre fasce d’eta: quella tra 35-44 anni (-2 punti), tra 45-54 anni (-3,4 punti) e tra gli over 65 (-2 punti).

Si tratta di un segnale nitido che gli effetti dell’emergenza sono stati asimmetrici tra le generazioni. I più giovani ne hanno risentito maggiormente, anche in termini di accesso allo sport. Diventa perciò essenziale valutare la disponibilità sul territorio nazionale di luoghi dove praticarlo.

Perché l’offerta di luoghi per fare sport all’aperto è cruciale

La disponibilità di luoghi dove fare sport all’aperto, dai campetti alle aree sportive, è un fattore cruciale della qualità della vita. Soprattutto per bambini e ragazzi, e a maggior ragione nelle città.

Il diritto al gioco e al tempo libero, prerogativa prevista dalla convenzione sui diritti dell’infanzia, è infatti anche uno di quelli più qualificanti. Come stabilito dall’articolo 31 della convenzione, gli stati devono riconoscere il diritto ad attività ricreative proprie dell’età del minore. Queste, sebbene possano svolgersi in qualsiasi contesto, hanno bisogno di strutture e spazi specifici per poter essere svolte pienamente.

I bambini riescono a giocare ovunque: nei luoghi adibiti al gioco, a scuola, a casa; sia nei paesi sviluppati, che in quelli più poveri.

Le aree verdi, come sottolineato in un recente studio promosso da Unicef, rispondono proprio a questa esigenza. Forniscono uno spazio dove fare attività sportiva sia in modo strutturato, quanto in modo libero, sviluppando il gioco immaginativo.

Tra questi, in particolare le aree sportive all’aperto. Luoghi come campetti, aree di pertinenza di centri sportivi, aule verdi e altri spazi che consentono attività ricreative o ludiche. La disponibilità di tali spazi, anche in relazione ai minori residenti, rappresenta un indicatore effettivo della possibilità per bambini e ragazzi di fare sport all’aperto.

I divari nella disponibilità di aree sportive all’aperto in Italia

Nelle città italiane, le aree per fare sport all’aperto coprono oltre 26 milioni di metri quadri. In rapporto ai quasi 2,7 milioni di residenti con meno di 18 anni nei capoluoghi si tratta di poco meno di 10 metri quadri per minore.

Nei capoluoghi del nord-est si raggiunge la cifra più elevata: 23,8 metri quadri per minore. Quelli del centro Italia e del nord-ovest si attestano al di sotto della media nazionale, rispettivamente con 7,5 e 7,6 metri quadri. 

Molto più lontane le città del sud continentale (5,4) e delle isole (5,2). Queste presentano un dato medio che è quasi la metà di quello rilevato a livello nazionale, molto distanti dagli standard raggiunti dai capoluoghi dell’Italia nord-orientale.

5,2 mq di aree sportive per minore nelle città delle isole. In quelle del nord-est sono quasi 24.

Una simile disparità è particolarmente allarmante se si considera che è proprio nel mezzogiorno che, anche prima della pandemia, si registravano i livelli più bassi di attività sportiva tra bambini e ragazzi.

Come varia l’offerta di aree sportive tra le città italiane

Approfondendo a livello comunale, trova piena conferma il primato delle città del nord-est nell’offrire luoghi dove fare sport.

Sono 10 i capoluoghi che superano i 40 metri quadri di aree sportive all’aperto per minore. Quasi tutti si trovano nel nord-est con l’eccezione di Rieti, Oristano e Cremona.

Questa città della Lombardia sfiora addirittura i 70 metri quadri per minore residente; Ferrara si attesta poco sotto con 66 mq. Seguono Oristano (al terzo posto, con 62,4 mq), Pordenone (59,8), Rovigo (49,2), Ravenna (46,6), Parma (43,1), Piacenza (42,9), Rieti (40,4) e Belluno (40,2).

FONTE: elaborazione openpolis – Con i Bambini su dati Istat
(pubblicati: mercoledì 22 Febbraio 2023)

Sono stati rilevati meno di 2 metri quadri per minore in 23 capoluoghi. Tredici di questi si trovano nel mezzogiorno, di cui 10 nel sud continentale e 3 nelle isole. Si tratta di Trani, Campobasso, Lecce, Pescara, Isernia, Crotone, Matera, Barletta, Reggio Calabria, Salerno, Catania, Sassari e Siracusa.

Vi sono poi 6 città del centro (Livorno, Roma, Viterbo, Frosinone, Pesaro, Ascoli Piceno) e 4 del nord (Genova, Novara, Bologna e Milano).

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I contenuti dell’Osservatorio povertà educativa #conibambini sono realizzati da openpolis con l’impresa sociale Con i Bambini nell’ambito del fondo per il contrasto della povertà educativa minorile. Mettiamo a disposizione in formato aperto i dati utilizzati nell’articolo. Li abbiamo raccolti e trattati così da poterli analizzare in relazione con altri dataset di fonte pubblica, con l’obiettivo di creare un’unica banca dati territoriale sui servizi. Possono essere riutilizzati liberamente per analisi, iniziative di data journalism o anche per semplice consultazione. I dati relativi al verde urbano nelle città sono di fonte Istat e sono aggiornati al 2021.

Foto: Antonio Trogu (Flickr) – Licenza

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