La cooperazione allo sviluppo nella legge di bilancio, intervista a Ivana Borsotto Cooperazione

Sulla carta la legge di bilancio ha aumentato le risorse per la cooperazione. A ben vedere però ci sono molti dubbi che questo comporterà un effettivo aumento dell’aiuto pubblico allo sviluppo. Su questo abbiamo chiesto un commento a Ivana Borsotto, portavoce della campagna 070.

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Stando alla legge di bilancio approvata a fine anno, lo stanziamento previsto dai vari ministeri per il settore della cooperazione allo sviluppo nel 2023 ammonta a circa 6,2 miliardi di euro. Confrontando questo importo con il Pil tendenziale indicato nella nota di aggiornamento al Def possiamo stimare che l’Italia dovrebbe raggiungere nel 2023 un rapporto tra aiuto pubblico allo sviluppo (Aps) e reddito nazionale lordo (Rnl) pari a circa lo 0,31%. Un valore in crescita rispetto allo 0,28 del 2021, ma che costituisce un aumento ancora molto modesto se si considera l’obiettivo di arrivare allo 0,70% Aps/Rnl entro il 2030.

Il principale impegno per i paesi donatori è di destinare entro il 2030 lo 0,7% del reddito nazionale lordo all’aiuto pubblico allo sviluppo. Vai a “Quante risorse per la cooperazione allo sviluppo”

Tuttavia per le ragioni che abbiamo discusso in un recente approfondimento, questa stima da noi ipotizzata potrebbe cambiare significativamente in considerazione di diverse variabili. Una riguarda la voce di spesa “rifugiati nel paese donatore”. Nel 2020 l’Ocse ha riconosciuto all’Italia una spesa di circa 200 milioni in questo settore. Nel 2021 si è passati a 470. Cifre che in ogni caso sono molto distanti dalle previsioni di 1,5 miliardi indicate in legge di bilancio. Anche rimanendo molto cauti e stimando una spesa effettiva rendicontabile pari a 1 miliardo in questo settore, il rapporto Aps/Rnl prevedibile per il 2023 calerebbe a quel punto allo 0,28%.

Certo è vero che altre spese non incluse nel bilancio statale potrebbero spingere verso un aumento della rendicontazione finale. Ma si tratta in parte di importi residuali che non dovrebbero incidere più di tanto (come le risorse provenienti dagli enti locali e quelle gestite da cassa depositi e prestiti), e in parte di una crescita prodotta da aumenti che rischiano di essere del tutto episodici, come la donazione di vaccini non utilizzati in Italia.

La maggior parte degli aumenti previsti nella manovra inoltre è destinato al canale multilaterale, attraverso le risorse che il ministro dell’economia e delle finanze destina a varie organizzazioni internazionali, prima tra tutte l’Unione europea ma anche molte agenzie delle Nazioni unite. In questo modo però il governo risponde di impegni storicamente assunti in sede internazionale. È piuttosto nel settore bilaterale che si può apprezzare l’impegno di un esecutivo sulla materia. E da questo punto di vista, almeno le risorse destinate al ministero degli esteri sono invece previste in calo di circa il -3,7%.

I fondi della cooperazione pubblica allo sviluppo si dividono in due grandi componenti, che indicano la via attraverso cui arrivano ai paesi destinatari. Vai a “Cosa sono il canale bilaterale e il canale multilaterale”

Particolarmente grave appare la riduzione degli aumenti previsti per l’agenzia della cooperazione (Aics). Una decisione che, rispetto al previsto, toglierà all’agenzia 50 milioni di euro solo nel 2023. Nel corso della pur breve discussione parlamentare sono stati proposti degli emendamenti che rivedessero questo punto ma il governo ha dato parere sfavorevole e le necessarie modifiche non sono state adottate.

Per capire meglio gli effetti di questa legge di bilancio abbiamo chiesto un commento a Ivana Borsotto, presidente Focsiv e portavoce della Campagna 070, promossa da Aoi, Cini, Link 2007 e Focsiv con il patrocinio di Asvis, Forum Terzo Settore, Missio e Caritas.

Il taglio delle risorse di Aics è tutto sommato limitato se si considera il volume complessivo dell’Aps. Perché per voi è una questione così importante?

Come ci dicono i dati da voi citati, la gran parte dell’Aps è da anni dedicata al canale multilaterale per il rispetto degli impegni internazionali del nostro paese. Meno di 1/3 va sul canale bilaterale (se si esclude l’aiuto gonfiato), ovvero quella parte di risorse che l’Italia può indirizzare verso le proprie priorità tematiche e geografiche.

In questo caso la nostra agenzia per la cooperazione gioca un ruolo importante, che però viene messo a repentaglio con una riduzione che comporta un taglio del 7,3% delle risorse di Aics, rispetto a quanto previsto lo scorso anno. Non si può dunque parlare di “taglio limitato” se si confronta con quanto già poco l’Italia spenda per la cooperazione bilaterale.

Questo taglio si ripercuoterà negativamente, limitandone la capacità di azione, su tutti i soggetti che partecipano alla cooperazione italiana: le Ong, ma anche le imprese e gli enti territoriali, che vedono quindi ridurre il loro ruolo di ponti e di relazioni pacifiche tra l’Italia e i Paesi del Sud del mondo.

La Campagna 070 chiede al governo la definizione di una road map per raggiungere lo 0,70% Aps/Rnl. Che cosa vuol dire in pratica?

I dati sembrano mostrare un aumento dell’Aps che molto probabilmente sarà contraddetto da quanto effettivamente verrà speso, in particolare per la parte dedicata ai rifugiati. Di conseguenza questa legge di bilancio può rappresentare uno stallo del percorso di avvicinamento al traguardo dello 0,70% al 2030.

Nella scorsa campagna elettorale abbiamo illustrato la Campagna 070 ad esponenti di tutti i partiti politici e lo 070 si è costruito un suo spazio nel dibattito e nel confronto politico e una sua visibilità. Ma dobbiamo riconoscere che i suoi risultati concreti non sono ancora soddisfacenti: le risorse dedicate all’Aps sono risultate inferiori a quello che era stato prospettato nelle interlocuzioni con i vari esponenti politici.

Quello che ci vuole è una chiara road map che stabilisca un progressivo aumento delle risorse per la cooperazione. Così dobbiamo rispettare quanto abbiamo promesso alle Nazioni unite e all’Unione europea: è una questione di credibilità internazionale e del ruolo dell’Italia nel mondo. Ed è un obiettivo credibile se viene condiviso da tutte le forze politiche e se viene programmato per tempo.

Il rapporto tra aiuto pubblico allo sviluppo (Aps) e reddito nazionale lordo (Rnl) indicato per gli anni 2014-2017 è ricavato utilizzando il metodo di calcolo dell’Aps noto come “net disbursement“. Per gli anni successvi invece Ocse riporta i dati con il metodo “grant equivalent“. I dati relativi al 2021 sono quelli preliminari.

FONTE: elaborazione openpolis su dati Ocse
(consultati: martedì 20 Dicembre 2022)

Probabilmente nel prossimo futuro le risorse destinate all’accoglienza migranti torneranno a crescere. Qual è la vostra posizione su questo tema in generale e sull’inclusione di queste risorse nel bilancio della cooperazione?

Già diverse volte abbiamo criticato, a livello italiano ma anche a livello Ocse ed europeo, in accordo con le organizzazioni della società civile di altri paesi, la decisione di conteggiare come Aps la spesa dell’accoglienza dei rifugiati. Si tratta di una spesa che secondo noi non è qualificabile come “aiuto” perché semplicemente non si investe direttamente nei paesi con cui cooperiamo: in Africa, nel vicino oriente come in altri continenti.

La cooperazione allo sviluppo interviene nei paesi in via di sviluppo, e in particolare in quelli a basso reddito, innanzitutto nella lotta alla povertà e alle disuguaglianze, per l’istruzione e la formazione professionale, per l’accesso alla sanità, per la sicurezza alimentare, per la promozione della piccola impresa contadina e artigiana, per i diritti di cittadinanza, per la cura dell’ambiente.

La spesa per l’accoglienza dei rifugiati è indispensabile, per motivi sociali e umanitari, se è un investimento sistematico nei processi di integrazione e di cittadinanza delle persone che cercano in Italia e in Europa la speranza di un futuro migliore. Ma non è Aps.

È più che comprensibile che questa spesa venga aumentata nel 2023 ma prevedere cifre gonfiate, sapendo che poi saranno spese solo in parte, non è un buon modo di procedere. Agli annunci devono seguire impegni effettivi. Altrimenti non si raggiungeranno gli obiettivi indicati nella legge di bilancio, e anziché aumentare, a consuntivo, si avrà una riduzione dell’Aps. Per essere gentili, possiamo dire che si segna il passo ma non si va avanti.

In tema di cooperazione allo sviluppo qual è il vostro giudizio complessivo sulla legge di bilancio appena approvata?

In sintesi, questa legge di bilancio non ci sembra risponda alla necessità, sottolineata dal presidente Mattarella, in occasione della conferenza nazionale della cooperazione nel giugno 2022, di rafforzare l’investimento del nostro paese per la pace e la prosperità nel mondo. Pace e prosperità a favore della quali può e deve assumere un ruolo fondamentale la cooperazione allo sviluppo orientata verso gli obiettivi dell’agenda Onu 2030 per lo sviluppo sostenibile. È nostro interesse, oggi, e delle nuove generazioni.

L’Italia non è un paese isolato. È nel Mediterraneo, è legato all’Africa così come al vicino oriente, e partecipa alla problematica climatica e delle pandemie a livello planetario. Viviamo problemi e crisi globali che hanno soluzione solo a livello globale e l’Italia deve fare la sua parte. Come ci ricorda Papa Francesco, siamo sulla stessa barca e non ci si salva da soli. Il nostro benessere dipende da quello degli altri. Chiudersi non ha senso e non è possibile. E ancora non hanno senso i proclami su un fantomatico “Piano Marshall per l’Africa” se poi si mette sul piatto un pugno di fichi secchi.

Per questo, e per il rispetto delle responsabilità assunte dall’Italia in sede Onu fin dal 1970 in materia di aiuti allo sviluppo, rilanciamo il nostro impegno di Campagna 070 per chiedere un aumento dell’Aps italiano in misura tale da affrontare seriamente e concretamente le sfide attuali e future.

Fin dalla prossima legge di bilancio o con un provvedimento legislativo ad hoc o ancora con una integrazione della legge sulla cooperazione allo sviluppo (l. 125/2014), che ricordiamo la riconosce come “parte integrante e qualificante della politica estera dell’Italia”, si deve stabilire un percorso per raggiungere l’obiettivo dello 0,70% Aps/Rnl in tempi certi e con un calendario rigoroso e vincolante per lo stato.


L’articolo è stato redatto grazie al progetto “Cooperazione: mettiamola in Agenda!”, finanziato dell’Agenzia Italiana per la Cooperazione allo Sviluppo. Le opinioni espresse non sono di responsabilità dell’Agenzia.

Foto: Ivana Borsotto (Focsiv)

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