Il sistema di accoglienza a due anni dal decreto sicurezza Numeri alla mano

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I dati sono un ottimo modo per analizzare fenomeni, raccontare storie e valutare pratiche politiche. Con Numeri alla mano facciamo proprio questo. Una rubrica settimanale di brevi notizie, con link per approfondire. Il giovedì alle 7 in onda anche su Radio Radicale. Leggi “Centri d’Italia: il sistema a un bivio”.

-55,3%

il calo di presenze di richiedenti asilo e rifugiati nei centri di accoglienza italiani tra dicembre 2017 e settembre 2020. Tra il 2016 e il 2017 l’Italia si è ritrovata a gestire un numero di arrivi di richiedenti asilo considerevole, nonostante non si potesse parlare di emergenza. A partire dalla seconda metà del 2017 tuttavia il numero di arrivi si è drasticamente ridotto e con questo le presenze nel nostro sistema di accoglienza. Vai al grafico.

59,2%

la quota di importi messi a bando dalle prefetture del nord est per centri composti da singole unità abitative. A distanza di 2 anni dall’entrata in vigore del decreto Salvini possiamo vedere in che modo le prefetture italiane hanno inteso utilizzare i tre tipi di appalto previsti dal capitolato. Non si tratta in questo caso dei posti effettivamente presenti nel sistema di accoglienza ma degli importi messi a bando in prima battuta dalle prefetture per i diversi tipi di centro. Dall’analisi degli importi si rileva che le prefetture del centro nord, e in particolare del nord est, hanno tentato di mantenere l’assetto diffuso dell’accoglienza. Nel mezzogiorno, al contrario, il modello dell’accoglienza diffusa resta residuale, a vantaggio dei centri collettivi e con ampio ricorso ai centri di grandi dimensioni. Leggi il capitolo 1 – Dall’errore di sistema al fallimento. I contratti dell’accoglienza

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il numero di prefetture che hanno ripetuto i bandi per l’accoglienza dopo il decreto sicurezza. Analizzando i dati della Banca dati dei contratti pubblici (Bdncp) di Anac è possibile rilevare quali prefetture abbiano proposto più di una volta lo stesso tipo di bando e individuare in questo modo le difficoltà degli uffici territoriali del governo ad assegnare i posti in accoglienza. Si tenga presente peraltro che non sempre la ripetizione del bando è la soluzione scelta dalla prefettura. In alternativa questa potrebbe decidere di prendere tempo prorogando i contratti in essere, oppure mettere a bando contratti per una diversa tipologia di centro sperando di ricevere una risposta diversa. È molto probabile quindi, che le prefetture dove si sono riscontrate difficoltà, siano di più di quelle rilevate con l’analisi dei contratti pubblici. Vai al grafico.

2.660

i posti previsti in accoglienza in Sicilia in strutture di grandi dimensioni (40,7%). Delle 9 prefetture siciliane, 7 risulta abbiano messo a bando posti con le procedure ordinarie previste dal capitolato per i Cas. Di queste solo 3 hanno previsto appalti per centri composti da singole unità abitative e solo Enna per una quota considerevole. Per quanto riguarda i centri di grandi dimensioni inoltre, ai Cas bisogna aggiungere i centri governativi che si trovano in 4 diverse province. Leggi il capitolo 2 – La continuità del modello siciliano

1%

la quota di posti assegnati dalla prefettura di Trieste rispetto a quelli offerti. Da diversi anni in Friuli Venezia Giulia andava consolidandosi un modello di accoglienza diffusa. Anche dopo il decreto sicurezza le prefetture hanno cercato di mantenere questo tipo di offerta, incontrando però molte resistenze da parte dei gestori. In molti casi, infatti, i piccoli gestori si sono opposti alle nuove regole e parecchie gare sono andate deserte, oppure sono state riproposte perché le prime assegnazioni erano state insufficienti. Leggi il capitolo 3 – Friuli Venezia Giulia: la crisi dell’accoglienza diffusa

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