I sussidi per l’abitazione nelle amministrazioni al voto Bilanci dei comuni

I comuni gestiscono il sistema dell’edilizia pubblica abitativa ed erogano dei contributi per i pagamenti sulle case di proprietà. Si tratta di spese che ritroviamo nei bilanci.

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Il diritto all’abitazione è stato sancito per la prima volta nella Dichiarazione dei diritti universali dell’uomo. Attraverso la gestione del sistema delle case popolari e l’elargizione di sussidi, i comuni possono contribuire a garantire questo diritto ai più indigenti. Le spese vengono poi iscritte a bilancio in una voce dedicata.

Il sostegno delle amministrazioni è uno dei possibili interventi per aiutare chi è in condizioni di povertà. Tra le persone marginalizzate, il caso limite è quello di chi non ha una casa. Questo è un fenomeno complesso da misurare, anche per la difficoltà nell’iscrizione ai registri anagrafici che permette di godere di determinati diritti civili e sociali fondamentali per la vita di un cittadino.

Nel dettaglio, la legge 94/2009 afferma che per chi non ha fissa dimora esiste un apposito registro nazionale in cui iscrivere il comune in cui la persona gravita maggiormente oppure il comune di nascita della persona. Questa iscrizione avviene attraverso l’istituzione di una via fittizia come stabilito da una circolare Istat.

L’ultima rilevazione ufficiale riguardante le persone senza dimora è stata fatta nel 2015. È stato fatto uno studio campionario su 158 comuni italiani intercettando le persone che hanno usufruito almeno una volta nel periodo di indagine (tra novembre e dicembre del 2014) del servizio mensa oppure dell’accoglienza notturna.

50.274 le persone senza fissa dimora che hanno utilizzato un servizio di mensa o accoglienza notturna tra novembre e dicembre 2014, secondo le stime di Istat.

Di queste, l’85,7% sono uomini, il 58,2% è straniero e il 76,5% vive da solo.

I dati sono stati elaborati dalla rilevazione “Le persone senza fissa dimora”, effettuata da Istat nel 2015 su dati raccolti tra il 21 novembre e il 20 dicembre 2014. Questa indagine è stata fatta presso i servizi di mensa e di accoglienza notturna. Le stime escludono, oltre alle persone che non hanno usufruito dei servizi sopra citati, i minori, le popolazioni rom e tutti coloro che sono ospiti temporaneamente in alloggi privati.

FONTE: elaborazione openpolis su dati Istat
(ultimo aggiornamento: giovedì 19 Maggio 2022)

Nel 2014, le aree in cui si concentrava il maggior numero di persone senza dimora erano il nord-ovest (38%) e il centro (23,7%). Seguono nord-est (18%), sud (11,1%) e isole (9,2%). Complessivamente, nel nord c'erano il 56% delle persone senza dimora e nel mezzogiorno il 20,3%. Tra il 2011 e il 2014 c'è stato un incremento di quasi un punto percentuale nel centro e di due punti e mezzo nelle isole.

Oltre a trattarsi di stime, i dati di Istat si riferiscono a un periodo risalente a qualche anno fa. Oggi, complici le crisi che si sono susseguite (non ultima la pandemia), le rilevazioni potrebbero presentare dati anche peggiori.

Per andare incontro a queste e ad altre persone in condizioni di povertà materiale, molti enti privati e pubblici possono mettere in atto degli interventi specifici. Quelli dei comuni rientrano all'interno di una specifica voce del bilancio.

Le spese per il diritto alla casa

Nella missione di spesa dedicata ai diritti e alle politiche sociali, c'è una voce specifica per gli interventi per il diritto alla casa. Si includono qui gli aiuti per le famiglie per il pagamento di ipoteche o di interessi sulle case di proprietà. Sono comprese anche le uscite legate all'assegnazione degli alloggi economici e popolari.

Non sono considerate le spese per la progettazione, la costruzione e il mantenimento di suddetti alloggi. Queste operazioni infatti sono comprese nella missione dedicata all'assetto del territorio e all'edilizia abitativa pubblica.

Analizzeremo ora le uscite per questo ambito nei comuni prossimi alle elezioni amministrative di giugno 2022. Si parla del rinnovo dei consigli comunali di 979 enti locali, tra cui 26 capoluoghi di provincia e 4 di regione. Sono quindi numerose le comunità interessate, che compongono il 17,4% della popolazione italiana.

I dati mostrano la spesa per cassa della voce “interventi per il diritto alla casa”. Spese maggiori o minori non implicano necessariamente una gestione positiva o negativa della materia. Da notare che spesso i comuni non inseriscono le spese relative a un determinato ambito nella voce dedicata, a discapito di un’analisi completa.

FONTE: openbilanci - consuntivi 2020
(ultimo aggiornamento: giovedì 19 Maggio 2022)

Considerando i capoluoghi al voto, quello che spende di più per i sussidi legati al diritto alla casa è Lucca con 43,59 euro pro capite. Seguono Frosinone (27,87), Genova (24,67) e Padova (19,70). Al contrario, Taranto (1,76), Viterbo (0,30) e Palermo (0,16) sono le città in cui le uscite sono minori. Non sono riportate spese per questa voce nei bilanci di Barletta e L'Aquila.

I dati mostrano la spesa per cassa della voce “interventi per il diritto alla casa”. Spese maggiori o minori non implicano necessariamente una gestione positiva o negativa della materia. Da notare che spesso i comuni non inseriscono le spese relative a un determinato ambito nella voce dedicata, a discapito di un’analisi completa. Non è disponibile il dato di Lodi perché alla data di pubblicazione non risultano accessibili i bilanci consuntivi 2016. Non sono inclusi i dati di Barletta e L’Aquila dal momento che non riportano spese nella voce considerata sia nei bilanci del 2016 che del 2020.

FONTE: openbilanci - consuntivi 2016-2020
(ultimo aggiornamento: giovedì 19 Maggio 2022)

Il comune che riporta la variazione più ampia in termini di euro pro capite è Frosinone (+15,4). Seguono Genova (+14,44 euro pro capite), Oristano (+9,06) e Padova (+8,56). Al contrario, i capoluoghi in cui si spende di meno tra il 2016 e il 2020 sono Como (-4,52 euro pro capite), Viterbo (-6,88) e Asti (-8,03).

I dati mostrano la spesa per cassa della voce “interventi per il diritto alla casa”. Spese maggiori o minori non implicano necessariamente una gestione positiva o negativa della materia. Da notare che spesso i comuni non inseriscono le spese relative a un determinato ambito nella voce dedicata, a discapito di un’analisi completa.

FONTE: openbilanci - consuntivi 2020
(ultimo aggiornamento: giovedì 19 Maggio 2022)

Considerando gli enti locali prossimi alle elezioni, la città di Lucca è quella in cui spende di più per questa voce di bilancio. Seguono Monfalcone (Gorizia, 42,95 euro pro capite), Riccione (Ravenna, 39,59) e Aulla (Massa-Carrara, 37). Andando invece a includere tutte le amministrazioni italiane, è Baradili, un piccolo comune in provincia di Oristano, quello in cui le uscite sono maggiori (250 euro pro capite). È seguito da Siziano (Pavia, 94,61), Sogliano al Rubicone (Forlì-Cesena, 91,59) e Spoleto (Perugia, 90,41).

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I contenuti di questa rubrica sono realizzati a partire da openbilanci, la nostra piattaforma online sui bilanci comunali. Ogni anno i comuni inviano i propri bilanci alla Ragioneria Generale dello Stato, che mette a disposizione i dati nella Banca dati amministrazioni pubbliche (Bdap). Noi estraiamo i dati, li elaboriamo e li rendiamo disponibili sulla piattaforma. I dati possono essere liberamente navigati, scaricati e utilizzati per analisi, finalizzate al data journalism o alla consultazione. Attraverso openbilanci svolgiamo un'attività di monitoraggio civico dei dati, con l'obiettivo di verificare anche il lavoro di redazione dei bilanci da parte delle amministrazioni. Lo scopo è aumentare la conoscenza sulla gestione delle risorse pubbliche.

Foto credit: igor - licenza

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