I movimenti dei pendolari abruzzesi verso le città capoluogo Abruzzo Openpolis

Ogni giorno in Abruzzo ci sono oltre 400mila spostamenti di lavoratori e lavoratrici pendolari. È un fenomeno rilevante che pone diverse questioni per le politiche pubbliche: dalla pianificazione urbanistica alla viabilità, dal diritto all’abitare alla gestione del territorio.

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Ogni giorno in Abruzzo si registrano più di 400mila spostamenti di persone che si muovono per motivi di lavoro, di cui quasi un terzo verso le città capoluogo.

Come nel resto del paese, il pendolarismo dei lavoratori e delle lavoratrici abruzzesi rappresenta un fenomeno rilevante. I flussi generati da questi spostamenti, infatti, aprono diverse questioni per le politiche pubbliche: dalla pianificazione urbanistica alla viabilità, dal diritto all’abitare alla gestione complessiva del territorio.

In regione ci sono poco più di 144mila imprese di cui circa 123mila attive. Sono distribuite su tutto il territorio territorio della regione, con maggiore concentrazione a Chieti (30% del totale) e Pescara (25,2%). Ogni giorno confluiscono verso questi luoghi di lavoro migliaia di lavoratori abruzzesi.

L’analisi dei movimenti indica che nella regione gli spostamenti verso i capoluoghi spiegano solo una parte residuale del pendolarismo di lavoratori e lavoratrici.

Questo quadro porta a riflettere sulla pianificazione e sull’organizzazione dei servizi indispensabili per rispondere alle esigenze di chi ogni giorno affronta spostamenti più o meno lunghi per raggiungere il luogo di lavoro.

Il pendolarismo per lavoro in Abruzzo

Per analizzare i flussi di spostamento per lavoro, Istat ha sviluppato una metodologia che permette di individuare i comuni di origine e di destinazione del pendolarismo. Grazie a questi dati è possibile capire quanti e quali spostamenti sono diretti verso una città capoluogo, in qualsiasi parte del paese.

Gli spostamenti per lavoro spiegano solo una parte di quelli complessivi.

È comunque importante ricordare che questi spostamenti non comprendono tutti i movimenti che le persone compiono quotidianamente: oltre al lavoro ci possono essere altri motivi che portano le persone a spostarsi dal proprio comune di residenza come per esempio dover fare la spesa, dover andare dal medico o ancora spostarsi per motivi di studio. Per questi ultimi, Istat ha elaborato una metodologia specifica che è attualmente in corso di aggiornamento.

Nel 2021 si stima che siano stati circa 19,6 milioni i movimenti effettuati dai pendolari in Italia. Di questi, circa 7,6 milioni avviene verso un capoluogo di provincia del paese, comprendendo qualsiasi comune di partenza (quindi anche i capoluoghi stessi). In termini percentuali, lo spostamento verso i capoluoghi rappresenta il 39,1% del totale. L’analisi a livello regionale evidenzia comunque delle differenze tra i territori italiani.

I dati sono stati elaborati dalle matrici del pendolarismo per lavoro elaborate da Istat. I capoluoghi considerati negli spostamenti sono tutti quelli di provincia presenti sul territorio nazionale.

FONTE: elaborazione Abruzzo Openpolis su dati Istat
(pubblicati: mercoledì 8 Ottobre 2025)

La regione italiana dove si registra più pendolarismo lavorativo verso il capoluogo è il Lazio, dove questo fenomeno riguarda il 65,2% dei movimenti (circa 1,2 milioni). Seguono Liguria (58,2%), Emilia-Romagna (43,1%) e Sicilia (42,7%). Sono 7 le regioni che superano la media nazionale. I valori più bassi si registrano invece in Calabria (31,4%), Veneto (28,4%) e Marche (27,2%).

L’Abruzzo registra poco più di 410mila spostamenti giornalieri per motivi di lavoro. Di questi, il 32,1% (quasi 132 mila in termini assoluti) avviene verso un capoluogo. Si tratta di un valore di circa 7 punti percentuali inferiore rispetto alla media nazionale.

Il movimento verso i capoluoghi non spiega tutti gli spostamenti per lavoro.

Pur essendo importanti per il lavoro, i capoluoghi di provincia non sono gli unici poli che attraggono i pendolari. Questo è un elemento cruciale quando si parla di pianificazione efficiente dei servizi: i flussi diretti verso determinate aree rivelano infatti i bisogni della popolazione che le raggiunge ogni giorno. Si tratta di esigenze che possono riguardare la mobilità, ma anche la presenza di servizi come asili nido o altri presìdi utili per le famiglie dei lavoratori. Per questo è fondamentale analizzare gli spostamenti guardando oltre i confini provinciali, in ottica di gestione delle risorse e di sostegno dello sviluppo locale del territorio.

Per comprendere meglio quanto incidono gli spostamenti verso i capoluoghi nel territorio abruzzese, è stata utilizzata la classificazione Gssi. Questa particolare metodologia definisce delle polarità comunali sulla base di servizi considerati come essenziali. Ciascun comune può appartenere a 4 classi differenti ottenute attraverso la combinazione dei servizi presenti. Seguendo una metodologia per step, sono state individuate 48 polarità.

I dati sono stati elaborati dalle matrici del pendolarismo per lavoro elaborate da Istat. I capoluoghi considerati negli spostamenti sono tutti quelli di provincia presenti sul territorio nazionale.

FONTE: elaborazione Abruzzo Openpolis su dati Istat
(pubblicati: mercoledì 8 Ottobre 2025)

Il primo elemento che risulta evidente dall’analisi è che più i comuni sono vicini ai capoluogo più riportano dei movimenti di pendolarismo verso le città. Questo è un dato interessante anche alla luce dell’incidenza degli spostamenti verso un capoluogo da parte dei comuni della montagna interna: questi movimenti compongono il 34,2% di tutti gli spostamenti per lavoro, non discostandosi particolarmente dalla media della regione. Il dato può essere spiegato con la vicinanza di alcuni capoluoghi, in primis quello dell’Aquila, ai grandi gruppi montuosi presenti in regione.

È possibile vedere l’effetto dei capoluoghi considerando la divisione comunale effettuata con la metodologia Gssi. Sono i comuni di rank 1 (quelli con più servizi essenziali) a registrare più spostamenti verso i capoluoghi (70,9%). Fanno parte di questa categoria i quattro comuni capoluogo stessi e Avezzano. Questo elemento ci permette di capire che tendenzialmente chi vive in un capoluogo rimane lì anche per lavoro.

Tra i comuni di rank 1 c’è una differenza tra i capoluoghi e Avezzano.

Andando però ad analizzare i dati specifici sulle aree delineate dalla metodologia Gssi, quindi ampliando il raggio dei comuni interessati, si definiscono due dinamiche principali: quella dei capoluoghi e quella di Avezzano. Attorno ai capoluoghi stessi molti spostamenti gravitano attorno alla città principale, nello specifico: la polarità dell’Aquila registra una percentuale dell’85,5%, Chieti del 62,4%, Teramo del 59,7% e Pescara del 50,4%.

Nel comune di Avezzano, il pendolarismo verso capoluoghi spiega solo il 10,5% degli spostamenti per lavoro; nell’area limitrofa a questo comune l’11,4%. Se però si considerano i movimenti verso lo stesso comune di Avezzano nei comuni adiacenti, il dato aumenta all’64%.

L’esempio di Vasto mostra più polarità tra i comuni vicini.

Un esempio particolare che si può analizzare è quello di Vasto. Il comune risulta secondo la classificazione delle aree interne come intermedio, quindi distante almeno 28 minuti dal polo più vicino. Secondo invece la classificazione Gssi, è un comune di rank 2, ovvero un territorio in cui sono presenti dei servizi che possono essere importanti per la popolazione, seppur non nella stessa misura delle aree che rientrano nel rank 1. In questo contesto, il pendolarismo verso i capoluoghi dello stesso comune di Vasto si assesta al 3,7%, se si comprende l’area limitrofa si scende al 3,1%. Analizzando quali sono i comuni verso i quali ci sono più spostamenti nell’area in questione, si nota che i primi tre sono Vasto (37,6%), San Salvo (29,6%) e Atessa (8,8%). Nel dettaglio, San Salvo rientra all’interno della polarità di Vasto secondo la classificazione Gssi mentre Atessa è a sua volta una polarità di rank 3.

Questi esempi mostrano come le zone più attrattive a livello lavorativo non sono soltanto i capoluoghi e che superare la concezione dei confini provinciali è necessario per un’efficiente gestione dei servizi per i lavoratori sul territorio.

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