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Le Stem come fronte della sfida per la parità di genere

In tutta l’Unione europea le donne restano ancora sottorappresentate nei percorsi educativi scientifici.

A fronte di una media Ue di circa 21 laureati Stem ogni 1.000 giovani tra 20 e 29 anni, le laureate sono solo 14,9. Il dato dei maschi è quasi doppio: 27,9. Un divario presente in misura variabile in tutti gli stati dell’Unione.

Nel nostro paese, il dato medio dei laureati (di entrambi i sessi) è più basso: 16,4 laureati in discipline scientifiche ogni mille giovani residenti. La quota di laureati Stem tra i maschi sale a 19,4, quella delle laureate si attesta al 13,3, con circa 6 punti di distacco.

FONTE: elaborazione openpolis - Con i Bambini su dati Eurostat
(ultimo aggiornamento: sabato 19 Giugno 2021)

Il report in formato pdf

In confronto agli altri paesi, se si isola solo il numero di giovani laureate (come appena visto 13,3 ogni 1.000 donne tra 20 e 29 anni), l'Italia si colloca a metà classifica nel contesto europeo. Sotto di 1,6 punti percentuali rispetto alla media continentale, e a 4 punti dalla Francia. Sempre nel confronto con i maggiori stati Ue, la quota italiana di donne laureate nelle Stem è in linea con il dato tedesco (uno dei paesi con più ampie disparità).

13,2 laureate Stem ogni 1.000 giovani in Germania. Per i maschi il dato sale a 34,7.

Anche in Italia, i dati mostrano una sistematica sottorappresentazione delle donne nei gruppi disciplinari afferenti alle materie Stem. Nel 2019 i laureati in ingegneria sono stati per quasi 3/4 uomini, ma anche in altri percorsi scientifici le laureate sono state meno del 30% del totale.

FONTE: elaborazione openpolis - Con i Bambini su dati AlmaLaurea
(ultimo aggiornamento: giovedì 11 Giugno 2020)

Ragazze in minoranza in molti percorsi affini alle materie Stem.

Nonostante in media le donne si laureino molto più degli uomini, con un rapporto che si avvicina al 60 a 40, le donne sono minoranza nelle lauree economico-statistiche e - di poco - in quelle di agraria e veterinaria. Nel campo scientifico, la quota di donne laureate prevale negli ambiti chimico-farmaceutico (63,5% dei laureati complessivi) e geo-biologico (66,3%).

In generale, la quota di laureate tende a crescere soprattutto nei percorsi più affini ad attività di cura e educative. Sono donne il 71,4% dei laureati nelle professioni sanitarie (mentre la quota scende al 54,6% tra i laureati in medicina), l'81,1% dei laureati in psicologia e addirittura il 93,9% nell'ambito dell'insegnamento. Sono solidamente più dei 2/3 dei laureati in discipline umanistiche e nel campo politico-sociale.

73,5% dei laureati in ingegneria nel 2019 è uomo.

La minore presenza femminile nelle discipline Stem comporta disparità salariali e allargamento del divario di genere.

La sottorappresentazione delle donne nei percorsi educativi affini alle Stem ha conseguenze importanti in termini di disparità di genere. Le discipline Stem solitamente sono infatti quelle che offrono i percorsi di carriera più retribuiti e con maggiore stabilità. Una tendenza che è destinata a rafforzarsi in un mondo sempre più dipendente dalle tecnologie. Ciò fa comprendere come anche tante battaglie contro i divari di genere, tra cui quelle per la parità salariale, passino anche dal potenziamento delle Stem in tutti i livelli di istruzione. E dall'abbattimento degli stereotipi di genere che, come approfondiremo, ne condizionano la diffusione tra le bambine e le ragazze.

È partendo da questo presupposto che il Pnrr individua proprio nel potenziamento dell'insegnamento Stem uno degli assi principali del percorso per la parità. Ad esempio, è uno dei primi aspetti indicati nella sezione "Politiche per le donne" del documento.

Le diseguaglianze di genere hanno radici profonde, che riguardano il contesto familiare e della formazione, prima ancora di quello lavorativo. Molti studi mostrano, per esempio, che sono poche le donne iscritte alle materie STEM (scienza, tecnologia, ingegneria e matematica), nonostante ci siano più donne laureate che uomini.

Su questo fronte, in parallelo ad uno sviluppo complessivo delle discipline Stem nel nostro paese, uno degli obiettivi fissati nel Pnrr è tarato proprio sulla riduzione dei divari di genere. Prevedendo un investimento sulle competenze Stem delle studentesse, proprio per riavvicinare l'Italia alla media Ue.

Per quanto concerne le competenze Stem, sono coinvolte 370.000 classi, almeno 2 milioni di studentesse (...) il piano investe nelle competenze Stem tra le studentesse delle scuole superiori per migliorare le loro prospettive lavorative e permettere una convergenza dell’Italia rispetto alle medie europee.

Aspetti che sarà fondamentale monitorare nei prossimi anni, ma che già oggi portano a una riflessione su quali siano gli ostacoli ad un equo accesso ai percorsi educativi Stem.

Il ruolo degli stereotipi di genere

La sottorappresentazione delle studentesse nei percorsi Stem spesso non è che l'esito di condizionamenti sociali e familiari che agiscono fin dall'infanzia. Spesso involontari, acquisiti inconsapevolmente, ma purtroppo altrettanto radicati.

 In tutti i paesi e le economie che hanno raccolto dati anche sui genitori degli studenti, i genitori sono più propensi a pensare che i figli maschi, piuttosto che le figlie, lavoreranno in un campo scientifico, tecnologico, ingegneristico o della matematica – anche a parità di risultati in matematica.

Simili aspettative sociali, spesso interiorizzate fin dai primi anni di vita, hanno due conseguenze. La prima è che le ragazze, in media, tendono ad avere meno fiducia nelle proprie capacità in matematica. Ciò si ripercuote sui rendimenti, mediamente più bassi nelle materie scientifiche. Al contrario, le ragazze che hanno più fiducia nelle proprie capacità raggiungono nei test di matematica risultati analoghi a quelli dei compagni.

In gran parte dei Paesi e delle economie che partecipano all’indagine Pisa, le ragazze ottengono risultati meno buoni rispetto ai ragazzi in matematica (...) . Generalmente, le ragazze hanno meno fiducia rispetto ai ragazzi nelle proprie capacità di risolvere problemi di matematica o nel campo delle scienze esatte. Tuttavia, quando si confrontano i risultati di matematica tra ragazzi e ragazze con livelli simili di fiducia in se stessi e di ansia rispetto alla matematica, il divario di genere scompare.

In parallelo, l'altra conseguenza è che anche le ragazze con ottimi risultati in matematica tendono a "vedersi" meno dei maschi nel ricoprire professioni come quelle di scienziato o ingegnere. Non si tratta di un unicum italiano. In media, nei paesi Ocse, gli studenti 15enni top performers che immaginano questo tipo di carriera quando avranno 30 anni sono il 26% tra i maschi e solo il 14,5% tra le ragazze.

FONTE: elaborazione openpolis - Con i Bambini su dati Ocse-Pisa
(ultimo aggiornamento: martedì 3 Dicembre 2019)

Tuttavia in Italia, come in altri paesi europei, tale tendenza appare ancora più accentuata: quasi 14 punti percentuali di distanza. Tra le studentesse italiane che hanno conseguito ottimi risultati in matematica nei test Ocse-Pisa, solo il 12,5% prevede un futuro lavorativo nelle discipline Stem. Quota che invece è più che doppia (26%) tra i 15enni maschi.

Genere e apprendimenti Stem nel confronto internazionale

Come già puntualizzato le disparità di genere, anche nelle materie Stem, possono essere in massima parte attribuite alla persistenza di questo tipo di stereotipi sociali. Una conferma empirica di quanto tali divari siano tutt'altro che ineluttabili la si ricava dal confronto tra i paesi europei nell'ambito dell'indagine Ocse-Pisa.

In molti casi infatti il divario di genere nelle scienze è a vantaggio femminile. In Finlandia, Grecia, Slovenia, Svezia, Paesi Bassi e altre nazioni il risultato medio delle studentesse è nettamente più alto di quello dei colleghi maschi. In una ulteriore serie di paesi (tra cui Francia e Germania) il dato medio femminile supera di poco quello maschile, segnando un sostanziale allineamento.

AI fini dell’elaborazione sono stati considerati i paesi Ue membri Ocse e il Regno Unito.

FONTE: elaborazione openpolis - Con i Bambini su dati Ocse-Pisa
(ultimo aggiornamento: lunedì 2 Dicembre 2019)

In diversi paesi europei le ragazze conseguono risultati migliori dei maschi nelle discipline Stem.

Nei test di matematica, a differenza di quelli di scienze, la maggior parte degli stati considerati vede uno svantaggio femminile. Ma, anche in questo caso, non si tratta affatto di una regola ineluttabile. In tre paesi dell'Ue (Finlandia, Lituania e Svezia) il punteggio medio delle ragazze - tanto in matematica quanto nelle scienze - supera quello dei coetanei.

Al contrario in una minoranza di paesi Ue e membri Ocse le studentesse conseguono risultati inferiori rispetto a quelli degli studenti maschi in entrambe le materie. Tra questi Italia (-16 punti in matematica, -3 in scienze), Spagna (rispettivamente -6 e -2), Austria (-13, -2) Portogallo (-9, -5), Belgio (-12, -5), Ungheria (-9, -6). In particolare in matematica, il divario di genere riscontrato nel nostro paese supera di 3 volte quello medio Ocse.

In Italia, i ragazzi ottengono risultati migliori delle ragazze in matematica di 16 punti, tale divario è più ampio rispetto a quello riscontrato in media nei paesi Ocse (5 punti).

E anche nelle scienze, mentre in base a quanto rilevato nei paesi Ocse dall'indagine 2018 le ragazze conseguono in media risultati leggermente superiori a quelli dei maschi (2 punti di vantaggio), in Italia il trend - pur meno netto - è in senso contrario (3 punti di svantaggio).

Dati che indicano come la tendenza in atto nel nostro paese, così come in altre economie dell'Ocse, non vada affatto data per scontata, o ricondotta esclusivamente a una questione di preferenze individuali. In altri paesi europei sono le ragazze ad essere in vantaggio nelle competenze matematiche e scientifiche rispetto ai colleghi maschi, oppure non ci sono differenze di genere nei rendimenti.

È questo tipo di divari con le medie europee ed Ocse che l'Italia sarà chiamata a ridurre nei prossimi anni, anche attraverso gli investimenti previsti dal piano nazionale di ripresa e resilienza. Partendo da un quadro chiaro di come tali divari di genere incidono nel nostro paese.

Il divario di genere nelle discipline Stem, un tema anche territoriale

Quanto alcuni stereotipi siano presenti sin dall'infanzia, e condizionino tutto il percorso educativo di bambine e ragazzi, è reso visibile da un confronto tra i punteggi nelle prove Invalsi di italiano e matematica. Nelle prime, si registra un vantaggio sempre più solido delle studentesse, lungo tutto il primo ciclo di istruzione. Nelle seconde, al contrario, il gap è svantaggio delle ragazze.

FONTE: elaborazione openpolis - Con i Bambini su dati Invalsi
(ultimo aggiornamento: lunedì 3 Febbraio 2020)

Divari di genere che spesso si saldano con quelli territoriali. Nel capitolo precedente, avevamo approfondito lo svantaggio del mezzogiorno rispetto all'Italia centro-settentrionale. Un gap che si ripropone anche rispetto ai rendimenti delle ragazze in matematica. Se nelle seconde superiori del nord le ragazze che raggiungono i livelli più bassi di competenza sono poco meno di una su 10 (9,2% nel nord-ovest, 7,6% nel nord-est), nell'Italia meridionale sono oltre una su 4.

Per grado 10 si intende il livello corrispondente alla seconda delle scuole secondarie di secondo grado.

FONTE: elaborazione openpolis - Con i Bambini su dati Invalsi
(ultimo aggiornamento: lunedì 3 Febbraio 2020)

In particolare, nella macroregione sud (comprendente Abruzzo, Molise, Campania, Puglia) la quota di studentesse al livello più basso in matematica raggiunge il 26,8%. In quella sud e isole (che include Basilicata, Calabria, Sicilia e Sardegna) si arriva addirittura al 30,7%.

5,5% le ragazze della macroarea "sud e isole" che ottengono i risultati massimi nelle prove Invalsi di matematica.

Scendendo a livello regionale, i divari di genere nei punteggi medi di matematica mostrano comunque uno svantaggio femminile in quasi tutto il paese. Un gap che supera i 10 punti in 11 tra regioni e province autonome. E che vede i divari più ampi in Basilicata (-13,92), Lombardia (-13,64), Veneto (-12,74), Valle d'Aosta (-12,31), Umbria (-11,48) e Campania (-11,46). La provincia autonoma di Bolzano e il Molise sono gli unici territori dove il risultato in matematica delle ragazze supera quello dei maschi.

FONTE: elaborazione openpolis - Con i Bambini su dati Invalsi
(ultimo aggiornamento: lunedì 3 Febbraio 2020)

Sui divari nelle Stem, la questione femminile e quella meridionale si incrociano.

Parallelamente, se si considera la classifica femminile come avulsa dal divario di genere, i punteggi medi delle ragazze sono più elevati nella provincia autonoma di Trento, in Veneto, Friuli Venezia Giulia, Lombardia, Emilia Romagna, Piemonte e nella provincia di Bolzano. Al contrario, punteggi più bassi per le studentesse si rilevano in Sicilia, Sardegna, Campania, Calabria, Basilicata e Puglia.

I divari di genere nelle competenze numeriche attraverso i dati nelle città

Per capire quanto impattino, a livello locale, i divari di genere negli apprendimenti Stem, una prima indicazione può arrivare dai rendimenti in competenze numeriche rilevati nel corso dei test Invalsi e disaggregati per comune.

Tra i capoluoghi, si nota come a superare in modo più ampio la media nazionale siano soprattutto le studentesse dei comuni dell'Italia nord-orientale. Trento e Treviso sono i capoluoghi con i risultati medi in competenze numeriche più alti tra le ragazze (rispettivamente 217,68 e 216,79). Seguono 3 città lombarde: Bergamo, Sondrio e Monza.

Il livello di competenze numeriche delle studentesse è stato aggregato in 5 categorie, in base alla sua distanza dal risultato medio nazionale (200).

FONTE: elaborazione openpolis - Con i Bambini su dati Invalsi e Istat (statistiche sperimentali)
(ultimo aggiornamento: lunedì 1 Gennaio 2018)

Tra i primi 15 capoluoghi provinciali uno solo è del sud: Campobasso. L'altra città meridionale a superare il risultato medio nazionale è Benevento, in 22esima posizione. In generale, in 2/3 dei capoluoghi del mezzogiorno il risultato delle ragazze si colloca oltre 10 punti al di sotto di quello dei ragazzi. Quota che scende al 13,6% nel centro ed è pari a 0 nell'Italia settentrionale.

Divari interni si registrano anche nel centro-nord, ma gli apprendimenti numerici più bassi delle ragazze si concentrano nel sud.

Anche nel centro-nord non mancano comunque forti differenze interne, in particolare sul versante occidentale. Nel 37,5% dei capoluoghi del Piemonte e nel 25% di quelli liguri il dato non raggiunge la media nazionale, così come nel 50% di quelli toscani.

Allo stesso tempo, isolando i 15 comuni con minori competenze numeriche delle ragazze, si osserva come si trovino tutti nel mezzogiorno. Tra questi molti capoluoghi sardi, le calabresi Cosenza e Crotone, il comune di Napoli, e le città siciliane di Messina, Catania, Enna e Siracusa.

65,96% i capoluoghi meridionali dove il punteggio delle studentesse è inferiore di oltre 10 punti rispetto alla media nazionale.

Altro aspetto significativo da monitorare sono le differenze nelle competenze numeriche tra maschi e femmine, anche rispetto al dato medio. In quasi 8 capoluoghi su 10 si registra un vantaggio maschile: solo nel 21% dei casi il risultato conseguito dalle studentesse è più alto.

Ogni capoluogo è stato classificato in base a due parametri.

Il primo è la differenza nel risultato nei test Invalsi (2017) tra maschi e femmine. Ciascun capoluogo è stata classificato in base a due categorie: vantaggio femmine (se il risultato delle ragazze è superiore rispetto a quello dei maschi); vantaggio maschi (viceversa).

Il secondo è la differenza nei risultati di maschi e femmine rispetto al dato medio nazionale. In questo caso sono 3 le possibilità: entrambi sopra la media; solo femmine sopra la media; solo maschi sopra la media.

FONTE: elaborazione openpolis - Con i Bambini su dati Invalsi e Istat (statistiche sperimentali)
(ultimo aggiornamento: lunedì 1 Gennaio 2018)

Il caso più frequente, diffuso soprattutto nel centro-nord, è un vantaggio maschile associato ad un risultato di entrambi i generi sopra la media. Si tratta di 48 dei 117 comuni considerati, quasi la metà dei comuni in cui il punteggio conseguito dai maschi supera quello delle ragazze. Nell'altra metà dei casi di vantaggio maschile, un 30% si associa a punteggi di entrambi i generi sotto la media, una situazione particolarmente frequente nel mezzogiorno. Nel restante 20% dei comuni con svantaggio femminile, il dato dei maschi si trova sopra la media e quello delle ragazze sotto la media.

5 i capoluoghi in cui il vantaggio femminile negli apprendimenti numerici si associa a un risultato delle ragazze sopra la media.

Tra i 25 capoluoghi che vedono il risultato delle studentesse migliore di quello dei maschi, ben 20 si trovano nel mezzogiorno. E il vantaggio femminile si associa comunque ad un dato inferiore alla media per entrambi i generi. Solo nei restanti 5 casi (4% dei capoluoghi) il vantaggio femminile si associa a un risultato che supera la media nazionale. Indice di come le due necessità, ridurre i divari maschi-femmine e migliorare le competenze complessive, vadano di pari passo.

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I contenuti dell'Osservatorio povertà educativa #conibambini sono realizzati da openpolis con l'impresa sociale Con i Bambini nell'ambito del fondo per il contrasto della povertà educativa minorile. Mettiamo a disposizione in formato aperto i dati utilizzati nell'articolo. Li abbiamo raccolti e trattati così da poterli analizzare in relazione con altri dataset di fonte pubblica, con l'obiettivo di creare un'unica banca dati territoriale sui servizi. Possono essere riutilizzati liberamente per analisi, iniziative di data journalism o anche per semplice consultazione. Le fonti dei dati sulle competenze sono Invalsi e Istat (statistiche sperimentali).

Foto credit: Embajada de los Estados Unidos en Uruguay (Flickr) - Licenza

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