Il coinvolgimento, tra associazionismo e volontariato

Nelle ultime settimane, dopo mesi di sospensione, sono tornati nelle varie città italiane i Fridays for future, la mobilitazione di migliaia di giovani per sensibilizzare governi e opinioni pubbliche sulle conseguenze del cambiamento climatico.

Manifestazioni che ribadiscono – qualora ve ne fosse la necessità – l’impegno e il coinvolgimento delle generazioni più giovani su temi politici e sociali di fondamentale importanza per i prossimi anni. Seppure importanti, i cortei sono solo la punta dell’iceberg della partecipazione giovanile alla vita pubblica e alle questioni prioritarie per le nostre società.

Per approfondire meglio questi aspetti, è utile uno sguardo – attraverso i dati Istat – all’impegno sociale dei più giovani su diversi fronti. In base ai dati più recenti, la classe di età tra 18 e 19 anni è quella che più spesso svolge attività gratuite in associazioni di volontariato. Il 12,2% è stato impegnato nel volontariato nell’anno precedente l’intervista, a fronte di una media del 9,2% dell’intera popolazione sopra i 14 anni.

Il report completo in pdf

FONTE: elaborazione openpolis - Con i Bambini su dati Istat
(ultimo aggiornamento: lunedì 11 Ottobre 2021)

Ma è soprattutto nell'associazionismo per l'ambiente, i diritti civili e la pace che spicca un maggior impegno giovanile rispetto al resto della popolazione. In media, l'1,7% dei rispondenti totali ha dichiarato di essere attivo su questo fronte. Dato che sale al 2,6% nella fascia 20-24 anni, al 2,7% tra 14 e 17 anni e addirittura sopra il 4% tra i 18-19enni.

4,4% dei giovani tra 18 e 19 anni ha partecipato a riunioni in associazioni ecologiche, per i diritti civili e per la pace. Oltre il doppio della media della popolazione (1,7%).

Resta invece inferiore rispetto alla media la partecipazione giovanile in associazioni culturali e ricreative. Le generazioni più coinvolte sono infatti soprattutto quelle over 55: 10% tra i 60 e i 64 anni, 9,3% tra i 65-74enni, 9,1% tra i 55 e i 59. Solo i 18-19enni si avvicinano a queste quote (9%), tra i 20enni la percentuale scende al 7,8%, tra i 14 e i 17 al 6,9% (solo la fascia sopra i 75 mostra un dato inferiore: 5%).

Ma com'è cambiata nel tempo la partecipazione e l'attività sociale dei più giovani nei 3 ambiti appena identificati?

La partecipazione giovanile nel volontariato

Un primo aspetto rilevante per monitorare il coinvolgimento sociale di ragazze e ragazzi è dato dalla frequenza di attività di volontariato.

Tra i 18 e i 24 anni l'impegno nel volontariato è molto superiore a quello medio della popolazione.

Lungo l'intera serie storica, la quota di giovani impegnati in questo tipo di attività tende a essere superiore rispetto a quella della popolazione totale. Ciò è vero soprattutto per i giovani adulti. Nella fascia 20-24 anni la percentuale di chi ha svolto attività gratuite nel volontariato supera di 2,1 punti la media della popolazione complessiva (nel 2020 11,3% contro 9,2%).

In quella tra 18 e 19 anni, lo scarto sale a 3 punti percentuali: 12,2% a fronte del 9,2% medio. Va inoltre rilevato come tale differenza sia positiva lungo tutta la serie storica considerata. Dal 2005 ad oggi, infatti, le attività di volontariato risultano costantemente più frequenti della media sia tra i 18-19enni che tra i ventenni. Con un picco raggiunto nel 2015 per i primi (6 punti di divario) e nel 2017 per i secondi (3,2 punti).

FONTE: elaborazione openpolis - Con i Bambini su dati Istat
(ultimo aggiornamento: lunedì 11 Ottobre 2021)

Considerazioni diverse devono essere fatte rispetto agli adolescenti tra 14 e 17 anni. Qui, probabilmente anche in ragione della giovane età, la quota di chi nei 12 mesi precedenti la rilevazione ha svolto attività gratuite in associazioni di volontariato è in linea con la media della popolazione: 9% nel 2020, a fronte del 9,2% degli intervistati totali.

+0,9 l'aumento, in punti percentuali, dei 14-17enni impegnati in attività di volontariato dal 2005 ad oggi.

Allo stesso tempo, in un'ottica di lungo periodo, va rilevato come tra i giovanissimi la quota di coinvolti in attività di volontariato sia tendenzialmente cresciuta, pur in un andamento altalenante. In particolare dall'8% di metà anni 2000 è scesa attorno al 7% nel 2010 per poi risalire fino all'11% nel 2017. L'anno citato è l'unico della serie storica in cui la quota di giovanissimi nel volontariato supera quella totale della popolazione.

Nell'ultimo anno disponibile si attesta sul 9%, ma va rilevato come la differenza rispetto alla media si sia assottigliata. Erano 0,8 i punti di differenza nel 2005, sono 0,2 nel 2020. Possibile indice di un maggior coinvolgimento, anche degli adolescenti, nelle attività rivolte alla comunità.

La partecipazione giovanile nell'associazionismo culturale

In media, nel 2020, meno dell'8% della popolazione ha partecipato a una riunione in associazioni culturali o ricreative, nei 12 mesi precedenti l'intervista. Un dato in diminuzione di quasi un punto rispetto all'inizio della serie storica (nel 2005 si attestava all'8,8%). Questo calo è stato ancora maggiore tra giovani e giovanissimi.

-5,1 la contrazione, in punti percentuali, dei 18-19enni che hanno partecipato a riunioni in associazioni culturali o ricreative dal 2005 ad oggi.

Tra i minori adolescenti (14-17 anni) si è passati dal 10,5% del 2005 al 6,9% del 2020, ovvero -3,6 punti percentuali. Tra i ventenni (20-24 anni) la diminuizione è stata di oltre 2 punti: dal 10,1% al 7,8%. Ma la contrazione più ampia rispetto al 2005 si rileva tra i 18-19enni: dal 14,1% al 9%. Ovvero oltre 5 punti percentuali in meno dall'inizio della serie storica.

FONTE: elaborazione openpolis - Con i Bambini su dati Istat
(ultimo aggiornamento: lunedì 11 Ottobre 2021)

Pur in calo, tra i giovani i 18-19enni sono i più coinvolti nell'associazionismo culturale.

Nonostante sia proprio la fascia compresa tra i 18 e i 19 anni a mostrare la riduzione più netta, resta comunque quella più partecipe al mondo dell'associazionismo culturale e ricreativo. Ciò è vero per l'ultimo anno disponibile (9%, contro il 6,9% dei 14-17enni e il 7,8% tra i 20-24enni), in cui è anche l'unica fascia a superare la media complessiva (7,9%).

Ma anche lungo quasi tutta la serie storica, il livello di partecipazione ad associazioni culturali è più elevato in questa classe di età. Sono pochi gli anni che fanno eccezione.

Complessivamente, comunque, il quadro mostra un calo importante in questo ambito. In controtendenza, come vedremo, con quanto rilevato per l'associazionismo legato ai temi dell'ambiente e dei diritti civili.

La partecipazione giovanile su ambiente e diritti

Negli ultimi anni è diventato oggetto di ampie discussioni il rinnovato interesse di una parte significativa delle nuove generazioni verso temi quali il cambiamento climatico, la promozione dei diritti civili e il contrasto delle discriminazioni.

Un coinvolgimento reso esplicito dall'adesione a campagne promosse attraverso i social network, oltreché dalla massiccia partecipazione alle manifestazioni collegate a questi temi. Ma è interessante monitorare se un maggiore interesse si sia tradotto anche in un maggior impegno nell'associazionismo legato a questi temi.

Si tratta di un elemento cruciale per gli scopi di questo report. Perché da esso passa la differenza tra l'adesione individuale a una causa e un impegno di natura strutturale e organizzato. E che, come tale, è indice non solo di una convinzione personale, ma anche di un maggiore coinvolgimento nel corpo sociale, come membro pienamente attivo della comunità.

FONTE: elaborazione openpolis - Con i Bambini su dati Istat
(ultimo aggiornamento: lunedì 11 Ottobre 2021)

Da questo punto di vista, appare evidente lungo tutta la serie storica come siano soprattutto i giovani a mobilitarsi su questi temi. Rispetto alla media della popolazione, adolescenti e giovani adulti partecipano con maggiore frequenza a riunioni in associazioni per l'ambiente, i diritti civili o la promozione della pace. Si tratta di una tendenza di lungo periodo, con pochissime eccezioni lungo la serie storica considerata.

Negli ultimi anni è cresciuto soprattutto tra i giovani il coinvolgimento su questi temi.

Allo stesso tempo è interessante osservare una evoluzione nelle tendenze più recenti, rilevabile negli ultimi anni. A fronte di una popolazione media dove la partecipazione ad associazioni di questo tipo cresce poco (1,5% nel 2018, 1,7% nel 2020), negli ultimi anni la crescita è molto più marcata nelle classi più giovani. Tra i 14 e i 17 anni si è passati dall'1,8% a circa il 3%, tra i 20 e i 24 si passa dalla stessa quota al 2,6%. Tra i 18 e i 19 addirittura la crescita è di quasi 2 punti: dal 2,5% del 2018 al 4,4% nel 2020.

+2,5 l'aumento, in punti percentuali, dei 18-19enni che hanno partecipato a riunioni di associazioni ecologiche, per i diritti civili o per la pace tra 2017 e 2020.

Tale tendenza risulta tutt'altro che evidente nel lungo periodo. L'andamento della partecipazione rispetto a questi temi, oltre a essere inferiore rispetto a quanto osservato in precedenza per volontariato e associazionismo culturale, appare infatti molto altalenante. In confronto al 2005, anno di inizio della serie storica, la variazione risulta infatti molto meno sensibile.

-0,4 la contrazione, in punti percentuali, dei 18-19enni che hanno partecipato a riunioni in associazioni ecologiche, per i diritti civili o per la pace dal 2005 ad oggi.

Ciò tuttavia non deve indurre a pensare che l'attuale picco di partecipazione su questi temi sia destinato a declinare. Anche per merito della mobilitazione dei movimenti giovanili, essi sembrano essere entrati definitivamente a far parte dell'agenda politica.

Il ruolo della scuola è insostituibile nel formare una cittadinanza attiva.

Tra le altre cose, lo testimonia anche la scelta del legislatore di individuare nell'educazione alla sostenibilità ambientale uno dei pilastri della nuova educazione civica obbligatoria, reintrodotta con la legge 92 del 2019.

Da questo punto di vista, la scuola conserva un ruolo imprescindibile nella formazione non solo didattica, ma anche sociale e civica di bambini e ragazzi. È solo attraverso di essa infatti che è possibile raggiungere la totalità degli studenti, a prescindere dalla condizione sociale o dalla famiglia di origine. E questo è l'unico modo per scongiurare che la partecipazione attiva alla vita pubblica resti appannaggio di una ristretta minoranza. Sono i dati a mostrare come attualmente la partecipazione ad attività di volontariato o all'associazionismo civico sia strettamente legata alla posizione educativa e sociale.

FONTE: elaborazione openpolis - Con i Bambini su dati Istat
(ultimo aggiornamento: lunedì 11 Ottobre 2021)

Invertire questa tendenza è una sfida che quindi riguarda sia l'efficacia di qualsiasi processo di cambiamento che la reale democraticità dello stesso dibattito pubblico.

Foto credit: Flickr FridaysForFuture Deutschland - Licenza

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