In Italia spesso è sulle donne che - per stereotipi di genere consolidati - ricade il compito di dedicarsi ai figli. Anche per questo l'occupazione femminile è più bassa. Investire su asili nido e scuole dell’infanzia può contribuire a invertire la tendenza.
In Italia il 16,2% di bambini e adolescenti vive in una casa con problemi strutturali, oltre il 40% in una situazione di sovraffollamento. Ricostruire il fenomeno in chiave territoriale è difficile, ma necessario per le politiche di contrasto alla povertà minorile.
Dopo la pandemia i visitatori dei musei italiani tornano sopra i 100 milioni. Nel 2022 quasi 3 strutture su 4 hanno organizzato visite guidate per gruppi scolastici. Tuttavia sul territorio restano ampi i divari nell'offerta rispetto ai minori residenti.
Mentre ancora scarseggiano le informazioni sul nuovo piano a livello nazionale, siamo andati a vedere cosa pubblicano sui propri siti web i comuni e le città metropolitane. Ne è emerso un quadro molto disomogeneo.
Nel 2021 sono saliti a 28 i posti disponibili nei nidi e nei servizi prima infanzia ogni 100 bambini con meno di 3 anni. Tuttavia, mentre l'Ue aggiorna, innalzandoli, gli obiettivi di Barcellona, mezzogiorno e aree interne restano molto distanti anche dalla media nazionale.
I giardini scolastici hanno un valore educativo insostituibile, ma oggi la loro diffusione è molto disuguale sul territorio nazionale. Nelle città del sud l'offerta di verde per minore è spesso inferiore alla media.
L'ultima rilevazione internazionale sulle competenze in lettura nelle scuole primarie mostra un quadro di luci e ombre. L'Italia è sopra la media, ma il peggioramento rispetto al pre-Covid è significativo e rimangono ampi i divari territoriali.
Anche dopo la pandemia, l'Italia resta uno dei paesi Ue con più giovani che non studiano, non lavorano e non sono in formazione. Un fenomeno che spesso trova origine in basse competenze e apprendimenti da parte di ragazze e ragazzi.