Come le biblioteche possono avvicinare i bambini alla lettura #conibambini

Nonostante il calo nel resto della popolazione, la quota di lettori tra bambini e ragazzi tiene. Restano tuttavia ampi divari legati all’origine familiare e sociale dei minori. Il ruolo delle biblioteche sul territorio è fondamentale per il contrasto alla povertà educativa.

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Alla fine dello scorso anno il rilascio dei nuovi dati sull’abitudine alla lettura ha indicato un calo dei lettori in Italia. La quota di popolazione che ha letto almeno un libro è infatti scesa al 39,3%, dal 40,8% del 2021. Nella serie storica di questo secolo, è la prima volta che si attesta sotto la soglia psicologica di 4 lettori ogni 10 persone dai 6 anni in su.

Al contrario, la quota di lettori tra bambini e ragazzi sembra indicare un trend del tutto in controtendenza. Con un aumento di oltre 2 punti tra 6 e 14 anni e una sostanziale stabilità tra i 15-17enni.

FONTE: elaborazione openpolis – Con i Bambini su dati Istat
(ultimo aggiornamento: giovedì 14 Dicembre 2023)

Senza dubbio un segnale positivo, a maggior ragione in un contesto generale di crisi della lettura. Tuttavia, sono molti i motivi che inducono a non accontentarsi di questo dato, considerandolo come positivo in senso assoluto. In primo luogo, la quota di minori lettori ha mostrato oscillazioni nel tempo, indicando come l’abitudine alla lettura riguardi circa un minore su 2.

Una quota che scende ulteriormente, come abbiamo avuto modo di raccontare, per le profonde differenze territoriali e sociali tra bambini e ragazzi. In alcune regioni, come Calabria e Sicilia, solo un minore su 3 legge abitualmente.

Negli anni scorsi, le rilevazioni di Istat hanno indicato come circa una famiglia su 10 non abbia libri in casa. L’abitudine alla lettura è perciò fortemente influenzata dall’ambiente familiare in cui cresce il bambino. In presenza di genitori che sono lettori, anche i figli leggono, nel 73,5% dei casi. Al contrario, nelle famiglie in cui né il padre né la madre leggono, la quota scende al 34,4%.

3 su 4 i minori figli di lettori che leggono. In assenza di genitori che leggono, la quota scende a 1 su 3 (Istat, 2021).

Biblioteche e comunità educanti per avvicinare alla lettura

Di fronte a simili disparità, il ruolo della comunità educante non potrebbe essere più centrale. Solo l’esistenza, in ciascun territorio, di servizi e alleanze educative può compensare i divari legati al contesto di origine. Perciò è essenziale mettere in rete le esperienze degli educatori e delle strutture che quotidianamente si occupano del contrasto alla povertà educativa, a partire dalla collaborazione tra scuole, istituzioni e biblioteche, per quanto riguarda la lettura.

47% delle biblioteche ha svolto attività e laboratori con gruppi scolastici nel 2022.

Nel mezzogiorno, meno biblioteche svolgono laboratori per scolaresche.

Nell’indagine somministrata da Istat per il 2022, quasi la metà delle biblioteche (47%) ha dichiarato di aver svolto laboratori e attività didattiche specificamente dedicate ai gruppi scolastici. Questa percentuale, però, sfiora il 70% delle strutture in Trentino-Alto Adige (69,3%), mentre in altre 8 regioni supera comunque la media nazionale. Si tratta di Lombardia (60,5%), Sardegna (60,3%), Emilia-Romagna (60%), Veneto (57,6%), Friuli-Venezia Giulia (56,7%), Umbria (52,9%), Toscana (49,1%) e Valle d’Aosta (48,3%). Agli ultimi posti spiccano 3 regioni del mezzogiorno: Calabria (27,1%), Campania (25,2%) e Molise (20,7%).

Nelle regioni del sud quindi, la quota di biblioteche che nel 2022 hanno attività laboratori e attività per le scolaresche è inferiore. Così come è più bassa la percentuale di strutture che hanno svolto presentazioni di libri rivolte ai gruppi scolastici: 18,5% nel sud continentale, contro una media nazionale del 21,5% (il dato invece è più elevato nelle isole 25,4%, soprattutto per il contributo della Sardegna).

Segnali positivi per l’elevata quota di progetti attivati a sud nel contrasto delle povertà.

L’analisi dei dati indica comunque un quadro ben più articolato di quanto appena visto. La mancanza di una strutturalità nelle relazioni tra sistema scolastico e biblioteche, mostrata dai dati precedenti, non impedisce che siano proprio le biblioteche del mezzogiorno ad aver attivato – nel corso del 2022 – più progetti di contrasto alla povertà economica, educativa e culturale. Parliamo di quasi una struttura su 5 nel sud continentale, a fronte di una media nazionale del 13%. Nelle isole la quota, pur inferiore (13,8%), supera comunque il dato italiano.

13% delle biblioteche ha svolto progetti di contrasto alle povertà (19,6% nel sud continentale).

Su questa tendenza incide senza dubbio il fatto che questi fenomeni siano diffusi soprattutto nel sud del paese. Per esempio, la quota di strutture che hanno attivato progetti di inclusione verso le persone in povertà materiale o educativa raggiunge il 26,2% in Puglia, il 19,9% in Campania, il 18,8% in Calabria.

Il sistema culturale è parte essenziale nel contrasto alla povertà educativa.

Questi progetti specifici possono essere il nucleo da cui partire per attivare rapporti più strutturati tra le istituzioni scolastiche e altre strutture educative, come le biblioteche. Alla richiesta di indicare, in caso di aumento di budget della biblioteca, le attività considerate maggiormente strategiche su cui puntare per il prossimo anno, il 27,9% delle strutture ha indicato la collaborazione con enti, istituzioni scolastiche e associazioni per la realizzazione di progetti culturali e sociali sul territorio. Si tratta dell’opzione maggiormente scelta, purtroppo anche in questo caso con differenze territoriali. Questo tipo di collaborazione è considerato prioritario da quasi un terzo delle strutture del nord-ovest e nelle isole, ma da un quinto del totale nel sud continentale (21,7%).

Mobilitare il mondo della cultura nel contrasto delle povertà educative, richiede in primo luogo una valutazione delle forze in campo. Da questo punto di vista, permangono divari territoriali anche nella stessa diffusione di strutture sul territorio.

Le biblioteche sul territorio, comune per comune

Per approfondire la disponibilità di biblioteche sul territorio, il riferimento più sistematico è l’analisi dei microdati sulle biblioteche, raccolte dall’apposita indagine svolta dall’istituto di statistica nazionale.

Nel 2021 le strutture censite con questa rilevazione sono state 7.886. Di queste, quasi 675 (8,6% del totale) hanno dichiarato in quell’anno di avere nei bambini e nei ragazzi la propria utenza principale. La consistenza di strutture varia molto sul territorio nazionale: dalle 1.462 censite in Lombardia a meno di 60 in Valle d’Aosta e Molise. Tra i comuni, Roma (244) e Milano (103) ospitano il numero più alto di strutture.

Confrontando però la disponibilità con la domanda potenziale in termini di minori, il quadro cambia completamente.

Tra le città capoluogo, nel 2021 spiccano Cagliari, Biella e Ferrara, con rispettivamente 18,5, 18,1 e 17,8 biblioteche ogni 10mila minori di 18 anni residenti. A seguire, con oltre 15 biblioteche ogni 10mila bambini e ragazzi, i comuni di Venezia, Mantova, Udine, Belluno, Trento, Gorizia, Firenze, Fermo e Bolzano.

I dati sono stati elaborati a partire dal censimento sulle biblioteche pubbliche e private effettuato da Istat e relativo all’anno 2021.

Questa indagine offre alcune informazioni ulteriori e più specifiche sull’attività delle biblioteche nel corso di quell’anno. Nota metodologica qui.

FONTE: elaborazione openpolis – Con i Bambini su dati Istat
(pubblicati: lunedì 20 Marzo 2023)

La minore dotazione di biblioteche rispetto ai minori residenti si registra invece, in base all’indagine 2021, ad Andria: 1,2 strutture ogni 10mila residenti tra 0 e 17 anni. Seguono Lecco (1,4), Imperia (1,7), Ragusa (1,7), Varese e Reggio Calabria (entrambe a quota 1,8).

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I contenuti dell’Osservatorio povertà educativa #conibambini sono realizzati da openpolis con l’impresa sociale Con i Bambini nell’ambito del fondo per il contrasto della povertà educativa minorile. Mettiamo a disposizione in formato aperto i dati utilizzati nell’articolo. Li abbiamo raccolti e trattati così da poterli analizzare in relazione con altri dataset di fonte pubblica, con l’obiettivo di creare un’unica banca dati territoriale sui servizi. Possono essere riutilizzati liberamente per analisi, iniziative di data journalism o anche per semplice consultazione. I dati relativi alle biblioteche, in particolare con distinzione rispetto alla categoria di utenti cui si rivolge principalmente, sono stati elaborati dai microdati dell’indagine Istat sulle biblioteche. Successivamente sono stati messi in relazione con i dati sui minori residenti, sempre di fonte Istat.


Foto: Città di Parma (Flickr)Licenza

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