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Dichiarazione di Silvio BERLUSCONI

Alla data della dichiarazione: Deputato (Gruppo: FI)  - Consigliere  Consiglio Comunale Milano (MI) (Lista di elezione: FI)  - Consigliere  Consiglio Comunale Milano (MI) (Lista di elezione: FI) 


 

"Gianni Letta sarà ministro" - Intervista

  • (10 aprile 2008) - fonte: La Stampa - Augusto Minzolini - inserita il 10 aprile 2008 da 31

    L’ultimo sfizio che Silvio Berlusconi si è tolto è un Airbus 319. Era stato acquistato dall’Eurofly che voleva utilizzarlo sulla rotta Milano-New York.
    Il «top» in questa categoria di aerei: 48 poltrone business tutte dotate di schermo per film e play-station.
    Poi dopo averlo utilizzato per tre anni la società l’ha messo sul mercato e il Cavaliere è stato il primo ad alzare la mano per aggiudicarselo.
    Sulla coda c’è il logo Fininvest, sulle ali il tricolore e in quest’ultimo scorcio di campagna elettorale il leader del Pdl lo ha utilizzato più volte non fosse altro perchè è più comodo dei piccoli jet.
    Così, mentre a Pescara lo attende un mare di gente per un’altra tappa del tour de force che si è imposto in questa coda di campagna elettorale, Berlusconi, proprio a bordo del nuovo giocattolo, a sei mila metri di altezza, guarda al suo futuro politico che come al solito è pieno di insidie.
    Presidente ormai siamo alla vigilia del voto, facciamo dei numeri. Qui si parla di pareggio e di altro, ma lei al Senato di quanti voti di maggioranza ha bisogno per poter governare. Ha in testa un livello di guardia al di sotto del quale non può scendere?
    «Per governare davvero ho bisogno di una maggioranza vasta, che mi permetta di prendere se necessario delle decisioni difficili e impopolari.
    Debbo avere a disposizione un margine di almeno due decine di senatori. Bisogna ragionare attorno a questa cifra. Comunque penso che riuscirò ad averli».
    Non teme di non centrare l’obiettivo?
    «No, penso proprio di riuscirci».
    Lei potrebbe ritrovarsi contro anche i senatori a vita che nella scorsa legislatura hanno appoggiato compatti e disciplinati come un partito il governo Prodi...
    «Mi lasci dire una cosa. Secondo me chi non è stato eletto ma è stato nominato anche se per meriti, dovrebbe tenere conto del voto espresso dalla maggioranza degli italiani.
    Inoltre tra loro ci sono anche degli ex-presidenti della Repubblica che dovrebbero sentire il dovere di sintonizzarsi con l’orientamento indicato dalla maggioranza dei cittadini».
    Ma come lei ha detto nei giorni scorsi c’è un sistema istituzionale che l’avversa...
    «Certo. Io non mi riferisco a singole persone, dico solo che è davvero lungo l’elenco delle decisioni che ci hanno penalizzato prese da organi istituzionali.
    Ad esempio, la decisione di un ex-Capo dello Stato di imporre nell’attuale legge elettorale un premio regionale al Senato mentre noi avremmo voluto un premio nazionale come alla Camera, è stato un modo per favorire la sinistra che può contare sempre e comunque sulle regioni rosse».
    Se è per questo anche il ministro dell’Interno Giuliano Amato in queste elezioni non vi ha aiutato...
    «Lasciamo perdere! Il ministero dell’Interno ha sicuramente privilegiato gli altri.
    Ha accettato il simbolo di Storace che aveva la fiamma come Alleanza Nazionale e che ci contende il voto a destra.
    Ha bocciato, invece, lo scudocrociato della Democrazia Cristiana di Pizza che è alleata con noi e poteva strappare all’Udc gli elettori dell’ex-Dc.
    E non ha avuto nulla da dire neppure su quei due-tre simboli presenti nella scheda che contengono la falce e martello.
    Per non parlare della scheda elettorale che può indurre gli anziani all’errore.
    Questo è stato l’ultimo regalo che il governo Prodi ha fatto agli italiani».
    Anche con il presidente Napolitano ultimamente lei ha avuto qualche problema. Oggi ha dichiarato che potrebbe dare all’opposizione una delle due Camere solo se lui si dimettesse...
    «Era solo un’ipotesi di scuola. Visto che la sinistra si è assicurata tutti i vertici istituzionali nella scorsa legislatura in caso di una nostra vittoria alle elezioni noi potremmo concederle una carica istituzionale solo se accettasse di perderne una.
    Ma si tratta, appunto, di un’ipotesi di scuola. Comunque non ho la vocazione per il Quirinale».
    Napolitano probabilmente non avrà gradito lo stesso la sua esternazione...
    «Non è vero. Ha capito che le mie parole non erano polemiche.
    Tant’è che non c’è stato bisogno neppure di una telefonata».
    Detto questo gran parte dell’establishment di questo Paese le rema contro.
    In queste elezioni sta puntando sul "pareggio" per impedirle di tornare a palazzo Chigi.
    Secondo lei si comporta così perché non la considera all’altezza, o perché non si sente garantito da lei?

    «Bisogna chiederlo a loro. Io di certo avverto questa atmosfera che mi circonda...».
    E il motivo di quest’avversione?
    «Solo convenienza. La sinistra può contare su tanti giornali amici, su un’informazione amica.
    Così hanno creato l’immagine di De Benedetti imprenditore buono e di Berlusconi imprenditore cattivo.
    Si sono arrogati il diritto di dare la patente del buono e quella del cattivo.
    Così l’imprenditore di sinistra è sempre illuminato al di là dei suoi comportamenti.
    Quello di destra, invece, nel loro immaginario sfrutta sempre i lavoratori e magari non paga neppure le tasse. E’ successo a me e ad altri».
    Cioè?
    «Guardi Ciarrapico. E’ bravo ed è applaudito quando riporta La Repubblica e altri 18 giornali nelle mani di Caracciolo.
    E’ bravo quando accanto a Goffredo Bettini presenzia alla cerimonia di inaugurazione del Pd.
    Si trasforma, invece, improvvisamente un fascista, un impresentabile quando diventa uno dei mille candidati del Popolo delle Libertà».
    Anche lei, comunque, non ci va leggero quando attacca Veltroni...
    «Mi ha proprio deluso. Io all’inizio gli ho dato un certo credito. Poi, però, si è rimangiato tutto quello che aveva promesso.
    La verità è che resta un comunista. Il Pd è l’ultimo tentativo di trasformazione del Pci, dopo il Pds e i Ds.
    Stessi uomini, stesse nomenklature, stesse sedi».
    Quindi governerà da solo. Ma con quali uomini, con quali ministri? Finora ha fatto solo i nomi di Tremonti e della Prestigiacomo...
    «Ne vuole un altro? Bene, allora le assicuro che entrerà al governo anche Gianni Letta e questa volta nel ruolo di ministro.
    E' una persona stimata da tutti e di equilibrio».
    Ma se si priva a Palazzo Chigi di un personaggio come Letta, penso che lo utilizzerà solo per un ministero di calibro, magari quello dell’Interno...
    «Non lo ho ancora deciso. Del resto di queste cose non ho ancora parlato per nulla con gli alleati.
    Non abbiamo fatto nessun ragionamento».
    Neppure dell’ipotesi di portare Bossi nel governo?
    «Io non ne ho parlato, né altri me ne hanno parlato».
    E l’idea di affidare la presidenza della Camera a Fini è ancora sul tappeto o no?
    «Io mi limito a dire che sarebbe un ottimo presidente della Camera»
    Ma alla fine chi deciderà i nomi dei ministri?
    «Io».

    Fonte: La Stampa - Augusto Minzolini | vai alla pagina
    Argomenti: Berlusconi, governo, pdl, elezioni politiche 2008 | aggiungi argomento | rimuovi argomento
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