Tutti i dubbi sui fondi per la digitalizzazione delle scuole in Abruzzo Abruzzo Openpolis

Più di 200 scuole in regione dovrebbero beneficiare di 46 milioni del Pnrr per il piano “Scuola 4.0”. Ma accadrà solo se i progetti verranno presentati in modo conforme e per tempo. La prima puntata di un’inchiesta sulla scuola abruzzese.

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Il piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr) destina oltre 40 milioni di euro all’implementazione tecnologica delle scuole abruzzesi. Ma questi fondi arriveranno a destinazione solo quando gli istituti presenteranno i progetti.

Questo fatto non è scontato, perché molte scuole del territorio si trovano a fare i conti con mancanza di personale e di tempo da dedicare adeguatamente alle risorse del Pnrr, così come ci ha raccontato una dirigente scolastica aquilana.

Sarebbe stato opportuno mettere a disposizione di ogni istituzione scolastica un’unità specializzata nella gestione di questi fondi.

Questa è la prima puntata di un’inchiesta che presenteremo nel corso del 2023.

Inoltre, la ripartizione di queste risorse non è stata individuata in base ai fabbisogni specifici delle scuole. Nonostante ciò, il piano “Scuola 4.0” rappresenta un’opportunità da cogliere. Anche per questo, è giusto rendere disponibili i dati sui finanziamenti di cui potrebbe beneficiare ogni singolo istituto della regione.

Nel corso dell’anno appena iniziato torneremo su questo argomento, attraverso un’inchiesta a puntate, arricchita da interviste e testimonianze.

In cosa consiste il piano “Scuola 4.0”

La possibilità di usufruire di dispositivi digitali ma anche il possesso di competenze adeguate per sfruttarli al meglio rappresentano una delle sfide che il sistema educativo italiano è chiamato ad affrontare nei prossimi anni.

Per raggiungere questo obiettivo, il nostro paese si è dotato del su citato piano “Scuola 4.0“. A questo progetto contribuisce anche il Pnrr con un investimento considerevole.

2,1 miliardi € le risorse del Pnrr per il piano “Scuola 4.0”.

Sulla digitalizzazione delle scuole l’Abruzzo soffre di gravi carenze anche rispetto ad altre regioni del mezzogiorno. In questo senso le risorse del Pnrr saranno importanti, anche se non serviranno a colmare il gap con altri territori del paese.

Il piano è stato adottato con un decreto del ministero dell’istruzione lo scorso giugno. Questo atto fornisce una serie di indicazioni pratiche per il raggiungimento degli obiettivi finanziati dal Pnrr, attraverso la misura denominata “Scuola 4.0 – scuole innovative, nuove aule didattiche e laboratori”.

Il fine di questo investimento è quello di accompagnare la transizione digitale della scuola italiana, trasformando le aule scolastiche in ambienti di apprendimento innovativi, connessi e digitali.

Il piano mira a rendere più digitali le aule scolastiche.

A livello nazionale, tra i risultati attesi vi sono la trasformazione di circa 100mila classi tradizionali in connected learning environments, con l’introduzione di dispositivi didattici connessi (per lo più pc, tabet e lavagne interattive). A ciò si aggiunge anche l’obiettivo di creare dei laboratori appositamente pensati per impartire agli studenti le nozioni necessarie per essere competitivi nel mercato del lavoro digitale del futuro. 

Il contesto di partenza

Le scuole sono il primo fronte della sfida digitale italiana ed europea. Uno degli obiettivi Ue per il 2025 è che, in tutti gli stati, alcuni edifici strategici (inclusi gli istituti scolastici) siano raggiunti da una connettività di almeno 1 gigabit al secondo. Il presupposto affinché il potenziamento della connettività delle scuole sia efficace, è ovviamente la presenza di una strumentazione tecnologica adeguata per la didattica. Lavagne multimediali, tablet, pc: senza questi strumenti è impossibile coltivare una vera educazione digitale.

L’indagine ufficiale del ministero dell’istruzione relativa all’anno scolastico 2014- 2015 offriva alcune indicazioni in questo senso. A quella data, le regioni con più tecnologie per alunno risultavano essere la Lombardia ma anche alcune del mezzogiorno come la Calabria. Questa in particolare era prima per numero di dispositivi totali (5,3 alunni per dispositivo). L’Abruzzo era terzultimo, con una media di 10,7 alunni per dispositivo.

Queste tendenze venivano confermate anche qualche anno dopo, nell’anno scolastico 2018-2019, l’ultimo prima della pandemia. Per quanto riguarda la disponibilità di pc e tablet nelle scuole, infatti, l’Abruzzo si attestava al 14esimo posto con un dato medio che oscillava tra i 4,9 e i 6,6 dispositivi ogni 100 alunni.

L’Abruzzo è una delle regioni con meno dispositivi per alunno.

Dati ancora più bassi per quanto riguarda la disponibilità di lavagne interattive (Lim), generalmente più diffuse nelle scuole del ciclo primario e secondario di primo grado (le ex elementari e medie). In questo caso infatti l’Abruzzo si trovava al terz’ultimo posto, con un dato medio che oscilla tra le 1,4 e le 1,9 Lim ogni 100 alunni (per una spiegazione sulle oscillazioni rilevate nei dati si veda qui).

Come si distribuiscono i fondi

Un decreto del ministero dell’istruzione entrato in vigore nel settembre scorso ha ripartito le risorse tra i diversi istituti italiani. L’atto in questione ha suddiviso i fondi in distinte “azioni”. L’azione 1 è dedicata alla trasformazione delle aule in ambienti innovativi di apprendimento (questa definizione può essere interpretata come l’acquisto di dispositivi digitali come pc, tablet, lavagne interattive eccetera). L’intervento assorbe circa 1,3 miliardi di euro, pari al 62% del totale.

Due azioni e cinque decreti: una marea di fondi per la digitalizzazione.

L’azione 2 (425 milioni di euro) è mirata alla realizzazione di laboratori per le professioni digitali. All’appello mancano ancora circa 400 milioni di euro. È il decreto stesso a dirci che queste risorse sono state destinate a progetti già in corso prima dell’adozione del Pnrr. Tuttavia non è facile ricostruire dove sono finiti questi fondi, perché si fa riferimento ad almeno 5 atti ulteriori del ministero: Il decreto 187/2020 (70 milioni per l’acquisto di dispositivi digitali per l’apprendimento a distanza); il decreto 155/2020, 85 milioni per l’acquisto di dispositivi, compresa la connettività delle scuole, per la didattica digitale integrata; il decreto 290/2021, 35 milioni per l’acquisto di attrezzature digitali; i decreti 147/2021 (51,7 milioni per spazi laboratoriali), e 224/2021 che ha stanziato 47,4 milioni per lo stesso fine del punto precedente.

I decreti citati hanno arricchito il patrimonio digitale degli istituti, anche quelli abruzzesi: “Ogni nostra aula è dotata di connettività, un computer, Lim, monitor touch e smart tv”, afferma a Abruzzo Openpolis Serenella Ottaviano, dirigente scolastica del convitto nazionale “Domenico Cotugno”, uno dei principali istituti dell’Aquila, che comprende i licei classico, linguistico, musicale e delle scienze umane, per un totale di 51 classi e oltre mille studenti e studentesse.

Il Cotugno si è digitalizzato così tanto da non aver più bisogno di laboratori.

“Accedendo ai fondi precedenti e iniziando a pensare a una scuola digitale prima della pandemia – continua Ottaviano – da noi si sta verificando che il laboratorio del liceo linguistico non viene quasi mai utilizzato, perché ormai abbiamo tutte aule-laboratorio”.

Mi rendo conto dell’importanza dei visori e del metaverso, ma abbiamo già dato moltissimo per il digitale. Dopo un terremoto e la pandemia, gli studenti e le studentesse hanno piuttosto bisogno di relazioni tra pari e “dispari”, hanno bisogno di realtà analogica e non virtuale.

Una mole importante di fondi per la digitalizzazione, insomma, con cui forse non si focalizza in modo puntuale l’esigenza di ogni singolo istituto. E, come se non bastasse, anche sommando queste ingenti risorse mancano ancora all’appello 111 milioni che apparentemente risulterebbero ancora da assegnare.

Non è semplice ricostruire come si distribuiscono le risorse tra i territori.

Nonostante questo abbiamo comunque ritenuto opportuno analizzare tutti i dati disponibili.

All’Abruzzo sono stati assegnati complessivamente circa 46 milioni di euro. Cifra che pone questo territorio al tredicesimo posto tra le regioni italiane. 

Di questi, circa 30 milioni serviranno per la trasformazione delle aule in ambienti innovativi di apprendimento (azione 1). Altri 10,6 milioni saranno destinati alla realizzazione di laboratori per le professioni digitali del futuro (azione 2). Infine circa 5,3 milioni serviranno per finanziare progetti già in corso prima del Pnrr.

FONTE: elaborazione Abruzzo Openpolis su dati ministero dell’istruzione e del merito
(consultati: martedì 27 Dicembre 2022)

Il Pnrr potrebbe non servire a far recuperare i ritardi dell’Abruzzo.

Com’è evidente dal grafico, la ripartizione delle risorse tra le regioni segue un andamento essenzialmente demografico.

Questo accade perché i criteri per la ripartizione sono due: per l’azione 1 si basa sul “numero delle classi attive” (più studenti frequentano le scuole di un territorio, più classi saranno attive); per l’azione 2, invece, è stata stanziata una cifra fissa sia per i licei (circa 124mila euro) che per le altre scuole secondarie che abbiano attivo almeno un indirizzo di istituto tecnico o professionale (circa 165mila euro).

Va da sé che questi due criteri non sono stati pensati per andare a colmare i divari tecnologici tra istituti e territori. Al contrario, sarebbe stato più opportuno analizzare prioritariamente i bisogni reali delle scuole, di individuare quelle più in difficoltà per colmare i divari.

L’ingresso del convitto “Cotugno” all’Aquila

A confermarlo ai nostri microfoni è anche la stessa Serenella Ottaviano: “Non ho avuto notizia che si fosse svolto un censimento a monte, nel quale si chiedesse alle scuole i bisogni dal punto di vista della digitalizzazione, con il fine di migliorare il processo di formazione”.

Le risorse così distribuite, quindi, rischieranno di aggravare le differenze oggi presenti tra i diversi territori della regione e difficilmente aiuteranno l’Abruzzo a recuperare il ritardo nei confronti delle altre regioni.

A quali comuni abruzzesi vanno i fondi

I 46 milioni di euro destinati all’Abruzzo coinvolgono complessivamente 94 comuni della regione.

211 gli istituti scolastici abruzzesi che beneficeranno del piano “Scuola 4.0”.

Nell’analizzare questi dati è importante tenere presente che le strutture scolastiche – specie quelle di grado superiore – possono ospitare studenti provenienti anche dai territori vicini dove magari l’offerta educativa è meno ampia o del tutto assente. Tuttavia, dato che stiamo parlando dell’acquisto di strumenti digitali, l’arrivo di queste risorse in un comune piuttosto che in un altro può essere comunque un’indicazione utile non solo per i diretti beneficiari ma anche per la crescita dell’intero territorio.

Al comune dell’Aquila vanno meno risorse di quello di Avezzano.

A livello comunale, ai primi posti si collocano 3 capoluoghi su 4. Il comune che riceve più risorse in assoluto è Pescara (5,85 milioni). Seguono Teramo (3,1 milioni) e Chieti (2,86 milioni). All’Aquila vanno 2,62 milioni, sopravanzata anche dal comune di Avezzano (L’Aquila) a cui spettano 2,82 milioni.

FONTE: elaborazione Abruzzo Openpolis su dati ministero dell’istruzione e del merito
(consultati: martedì 27 Dicembre 2022)

Tra gli altri comuni che ricevono più risorse troviamo Lanciano (2,17 milioni), Vasto (2,07), Montesilvano (1,47), Sulmona (1,25), Roseto degli Abruzzi (1,22) e Giulianova (1,1).

I progetti devono essere ancora presentati dagli istituti.

Occorre precisare che i nuovi progetti devono ancora essere redatti dagli istituti scolastici e passati al vaglio delle commissioni e uffici ministeriali competenti. Non è da escludere quindi che in futuro queste cifre potranno subire delle variazioni, come accaduto ad esempio nel caso delle risorse per gli asili nido, di cui abbiamo parlato in questo articolo.

D’altra parte però, in questo caso specifico, le scadenze del Pnrr impongono la conclusione dei lavori entro il 2025. L’accumularsi di ritardi dovuti alla mancata presentazione dei progetti secondo le tempistiche previste potrebbe mettere in dubbio il rispetto di questo traguardo.

L’indicazione dei fondi è stata pubblicata il 28 dicembre sulla piattaforma dedicata. Solo entrando nella piattaforma riesco a vedere com’è declinato il processo di inserimento di un’idea e lo sviluppo per raggiungerla.

La necessità della formazione digitale

Le risorse del Pnrr sono certamente un’opportunità importante. Allo stesso tempo però, è fondamentale chiarire che se le strumentazioni sono il presupposto della digitalizzazione, queste da sole non bastano. Fare scuola digitale significa infatti innescare un processo educativo che va molto oltre l’utilizzo dei diversi dispositivi.

Pc e tablet a scuola sono indispensabili per realizzare l’agenda digitale, ma da soli non bastano.

Oggi, in una società sempre più tecnologica, alle istituzioni educative si richiede un’alfabetizzazione di massa, fin dai primi anni, al pensiero logico e computazionale, ai linguaggi di programmazione, ai principi base della robotica, solo per fare alcuni esempi. In caso contrario, non sarà solo un computer o un tablet in più a migliorare la condizione dei più giovani. Le ricerche di Ocse hanno indicato come, senza un vero passaggio educativo, il solo utilizzo del pc a scuola non è affatto correlato con competenze più elevate.

In questa tendenza pesano tutti i divari che preesistono a quelli digitali, come l’iniquità di apprendimenti fortemente correlati alla condizione della famiglia di origine. I divari digitali si sommano a questi, allargando le disuguaglianze. Con il risultato di escludere una quota importante di giovani da una piena cittadinanza, digitale e non. Una società che si pone il giusto obiettivo di diventare una gigabit society, deve anche essere in grado portare tutti a questo traguardo.

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Foto: Giovanni Gagliardilicenza

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