Quanti sono i minori senza casa in Italia #conibambini

In Italia vivono quasi 13mila persone di minore età senza tetto e senza fissa dimora. Il 44% vive nelle 3 maggiori città. Bambini e ragazzi la cui condizione estremamente vulnerabile necessita di politiche speciali.

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Nelle città italiane vivono circa 96mila senza tetto e senza fissa dimora, di cui quasi 13mila sono minori con meno di 18 anni. Persone in povertà estrema, che si trovano ad abitare per strada per tanti motivi diversi. Con un’esistenza difficile, segnata da fragilità materiali e personali, enorme disagio abitativo e isolamento sociale.

Non di rado purtroppo circondati dall’indifferenza generale, vivendo come invisibili, un aspetto denunciato dalle organizzazioni che si occupano del tema (per approfondire: fio.Psd, Sant’Egidio, Caritas).

Una vita dura, segnata non solo dalla povertà, ma dall’isolamento, talvolta dal disprezzo.

Una questione particolarmente grave quando a vivere in questa condizione sono bambine e bambini, ragazzi e ragazze. Tendenzialmente nel caso dei minori si tratta soprattutto di persone senza fissa dimora, mentre appare più contenuto il fenomeno dei senza tetto, nonostante il disagio abitativo risulti tra gli ambiti più complicati in termini di reperimento di dati affidabili.

In Italia è sostanzialmente assente il fenomeno di minorenni senza tetto (essendo ai minorenni sempre garantito un alloggio), mentre sono presenti minorenni senza fissa dimora (ospiti in strutture con varie connotazioni) o che vivono in sistemazioni insicure o inadeguate.

Si tratta infatti di persone invisibili anche per le rilevazioni ufficiali, a causa della precarietà abitativa che rende difficile intercettarne la presenza sul territorio.

Da quest’anno, attraverso una rilevazione ad hoc nell’ambito del censimento della popolazione svolto da Istat, per la prima volta sono disponibili alcuni dati strutturati sulla loro situazione. Disaggregati per età, genere, cittadinanza e comune di iscrizione anagrafica. Una serie di informazioni che gettano una luce – ulteriore e più aggiornata rispetto alle rilevazioni pilota svolte in precedenza con altre metodologie – sulle vite di decine di migliaia di senza tetto. In particolare di quelle delle persone di minore età.

Quasi 13mila i minori senza casa in Italia

Sono quasi 13mila i bambini e ragazzi senza tetto e senza fissa dimora nel nostro paese nel 2021. Si tratta del 13,3% dei senza tetto che vivono in Italia (circa 96mila persone), ovvero 0,14 minori ogni 100 residenti con meno di 18 anni.

12.793 le persone di minore età senza tetto e senza fissa dimora in Italia nel 2021.

Un numero sicuramente sottostimato, e solo in apparenza piccolo.  È “non esaustivo”, come segnalato nella metodologia di Istat, perché il campo di osservazione non può che limitarsi alla parte emersa del fenomeno. Cioè le persone che, in coerenza con le previsioni normative, vengono iscritte in anagrafe dai comuni, generalmente a un indirizzo fittizio, oppure al recapito di associazioni che se ne occupano.

la persona che non ha fissa dimora si considera residente nel comune dove ha stabilito il proprio domicilio. (…) In mancanza del domicilio, si considera residente nel comune di nascita.

Senza tetto e senza fissa dimora sono solo la punta dell’iceberg del disagio abitativo.

Va poi considerato che l’insieme dei “senza casa” non esaurisce la totalità del disagio abitativo. Non comprende infatti le famiglie che vivono in abitazioni sovraffollate, fatiscenti o a rischio morosità. Così come quelle che abitano in campi attrezzati, in insediamenti abitativi tollerati o spontanei (oggetto di un’altra rilevazione, secondo cui nel 2021 sarebbero 15.759 persone di cui circa 5.500 minori).

Inoltre, dietro numeri apparentemente limitati se confrontati con la popolazione complessiva – i 9,3 milioni di residenti con meno di 18 anni in Italia nello stesso anno – vi sono situazioni drammatiche.

Come quella di tanti minori stranieri non accompagnati, che si trovano in Italia privi della tutela genitoriale. O di giovani senza tetto che per diversi motivi vivono in condizioni di fragilità abitativa, spesso lontano dalla famiglia.

38% dei minori senza casa sono stranieri o apolidi.

Parliamo di giovani di entrambi i sessi, perché la loro distribuzione per genere è quasi perfettamente omogenea. Quasi la metà, ovvero 6.207 persone, pari al 49% dei minori senza fissa dimora, sono bambine e ragazze. A cui si aggiungono oltre 6.500 minori maschi, per un totale di poco meno di 13mila persone di minore età in questa condizione di precarietà abitativa.

Ragazze e ragazzi fuoriusciti da percorsi di istruzione, vulnerabili sotto numerosi punti di vista: condizioni di salute, dipendenze, esposizione al rischio criminalità.

In quali territori incide di più il fenomeno dei senza casa

La presenza di bambini e ragazzi senza tetto e senza fissa dimora appare fortemente concentrata a livello territoriale.

Nelle 3 maggiori città italiane vive infatti quasi la metà (44%) dei minori senza fissa dimora. Sono 3.186 quelli di cui è stata censita la presenza a Roma, in pratica uno su 4 dei bambini e ragazzi senza casa che vivono in Italia. Se rapportati ai residenti della Capitale con meno di 18 anni, sono 0,73 ogni 100.

FONTE: elaborazione openpolis – Con i Bambini su dati Istat
(pubblicati: giovedì 15 Dicembre 2022)

Quasi 1.400 vivono a Milano (0,67 ogni 100 minori), mentre a Napoli sono circa mille (0,65).

In termini assoluti, seguono Cagliari (281 minori senza fissa dimora, pari a 1,59 ogni 100 bambini e ragazzi residenti), Foggia (248, 1,04%), Torino (244, 0,20%), Bari (226, 0,48%) e Marsala (223, 1,73%).

3 su 4 i minori senza casa che vivono in comuni polo.

La concentrazione dei giovani senza fissa dimora nelle città è resa evidente da alcuni dati. In oltre 2 casi su 3 vivono in comuni capoluogo, dove sono 0,32 ogni 100 minori residenti – mentre nel resto del paese sono in media 0,06 ogni 100 abitanti con meno di 18 anni. Inoltre quasi il 73% di loro vive in un comune polo, baricentrico in termini di servizi, mentre un ulteriore 18% abita in comuni cintura, hinterland delle città principali. Nei comuni periferici e ultraperiferici vive meno del 2% dei minori senza casa.

Cosa prevede il piano di azione Child Guarantee

Nel giugno del 2021 una raccomandazione europea ha stabilito il piano di azione Child Guarantee per tutelare le vulnerabilità sociali dei minori.

Con questo sistema europeo di garanzia, agli stati membri Ue è raccomandato di fornire ai bambini bisognosi l’accesso gratuito ed effettivo a una serie di servizi. Come quelli educativi e di cura della prima infanzia, le attività in ambito scolastico, l’accesso gratuito alla mensa a scuola per garantire almeno un pasto sano al giorno e i servizi sanitari.

Politiche che riguardano tutte le vulnerabilità sociali (18 milioni di minori in Ue si trovano in questa condizione) e non solo i senza tetto, per cui devono essere previste azioni mirate e specifiche. In attuazione della raccomandazione europea, lo scorso anno il governo ha approvato il piano d’azione italiano per tutelare i minori a rischio povertà ed esclusione sociale. Tra queste una serie di misure riguardano il diritto all’abitare come premessa per garantire l’inclusione sociale, un principio introdotto nel decennio scorso nell’ordinamento nazionale.

2015 l’anno in cui l’Italia ha adottato ufficialmente l’approccio housing first che individua nella casa il punto di partenza per i percorsi di inclusione sociale.

Tra queste viene posta enfasi sugli interventi possibili a livello locale. La normativa affida infatti ai sindaci alcune competenze connesse con la precarietà abitativa, in particolare per le famiglie a rischio sfratto e nei casi di occupazione.

Il sindaco, in presenza di persone minorenni o meritevoli di tutela, può dare disposizioni in deroga a quanto previsto ai commi 1 e 1-bis, a tutela delle condizioni igienico-sanitarie.

Il piano rileva come i minori senza casa si trovino privati a cascata di tutti gli altri diritti previsti dal sistema di garanzia europeo, o come questi siano fortemente compromessi. In particolare l’accesso all’istruzione e alle attività educative, quindi a un’alimentazione sana somministrata a scuola, nonché agli stessi servizi sanitari.

I limiti attuali alle politiche abitative per famiglie e bambini

Queste politiche si scontrano con alcuni ostacoli messi chiaramente a fuoco dal piano nazionale.

I limiti attuali alle politiche abitative sono soprattutto la forte frammentazione della governance, che vede coinvolte amministrazioni locali, regionali e nazionali. Con 2 ministeri che a livello centrale si occupano di altrettanti aspetti. Quello delle infrastrutture, per quanto riguarda l’edilizia, e quello del lavoro e politiche sociali, per le marginalità abitative e il supporto ai senza fissa dimora.

L’articolazione del tema abitativo tra competenze diverse ne rende chiaramente complessa la governance.

A questo si aggiunge una minore dotazione, per il nostro paese rispetto alla media europea, di alloggi pubblici o offerti a canone sociale.

(…) a fronte di una domanda consistente, l’Italia ha solo il 4% di stock di alloggi pubblici e/o sociali (laddove la media europea è del 20%).

Un dato fortemente variabile sul territorio nazionale. In primo luogo, rispetto all’incidenza del fenomeno. Come già ricordato quasi la metà dei minori “senza casa” si concentra nelle 3 maggiori città italiane. Ma anche rispetto ai divari nell’offerta disponibile. La forte decentralizzazione della gestione dell’edilizia pubblica fa sì che anche la risposta all’emergenza abitativa sia ampiamente differenziata da comune a comune.

Per rispondere a questa esigenza, il piano indica la necessità di una collaborazione tra lo stato, la conferenza stato-regioni e Anci, l’associazione nazionale dei comuni italiani. Con una risposta coordinata e più omogenea che deve partire dall’analisi dei dati sul fenomeno. In questo senso, appare strategico l’impulso del piano per creare un osservatorio sulla condizione abitativa, realizzato con il sistema informativo del ministero delle infrastrutture.

Scarica, condividi e riutilizza i dati

I contenuti dell’Osservatorio povertà educativa #conibambini sono realizzati da openpolis con l’impresa sociale Con i Bambini nell’ambito del fondo per il contrasto della povertà educativa minorile. Mettiamo a disposizione in formato aperto i dati utilizzati nell’articolo. Li abbiamo raccolti e trattati così da poterli analizzare in relazione con altri dataset di fonte pubblica, con l’obiettivo di creare un’unica banca dati territoriale sui servizi. Possono essere riutilizzati liberamente per analisi, iniziative di data journalism o anche per semplice consultazione. I dati relativi al numero di persone di minore età senza tetto e senza fissa dimora sono stati raccolti da fonte Istat (censimento permanente), quelli sui residenti complessivi per fascia d’età sono di fonte demo.Istat.

FONTE: elaborazione openpolis – Con i Bambini su dati Istat
(pubblicati: giovedì 15 Dicembre 2022)

Foto: Victor Chaidez (Unsplash)Licenza

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