Per metà dei comuni abruzzesi è difficile raggiungere la stazione Abruzzo Openpolis

Più di un quarto degli abruzzesi vive in comuni con stazioni ferroviarie lontane e inaccessibili. La regione è quella con l’incidenza maggiore in Italia. È una questione importante per il diritto alla mobilità dei cittadini e per le economie dei territori, anche alla luce del calo demografico.

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L’Abruzzo è la regione italiana che presenta la situazione di marginalità peggiore rispetto alla rete ferroviaria. Per oltre la metà dei comuni in regione, infatti, la stazione è lontana e inaccessibile. Questo limita la fruizione di un servizio fondamentale per la mobilità, reso critico a più di un quarto della popolazione abruzzese.

Considerare l’accessibilità del servizio è importante anche alla luce del calo demografico in corso in diverse aree (perlopiù interne e montane) più lontane dalle stazioni.

Ma non parliamo solo del diritto alla mobilità per le comunità, bensì di un importante strumento di sviluppo per l’economia dei territori. L’infrastruttura ferroviaria, infatti, è cruciale anche dal punto di vista commerciale. Non è un caso che a questa siano stati assegnati oltre 20 miliardi di euro nel piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr).

22,5 mld € i fondi Pnrr destinati a Rete ferroviaria italiana (Rfi).

Tra le numerose misure messe in atto per il trasporto ferroviario, ce n’è una che riguarda il miglioramento delle stazioni del sud del paese che è storicamente dotato di una minore capillarità e qualità del servizio. Ha come obiettivo il miglioramento dei servizi ai clienti e lo sviluppo di intermodalità ferro-gomma. Tra le 30 stazioni medio-grandi di importanza strategica selezionata, c’è anche quella di Pescara, in Abruzzo.

Ma non sono soltanto la qualità di una stazione o la quantità di corse presenti che rendono più utilizzabile il servizio: bisogna infatti considerare anche l’accessibilità e la vicinanza delle stesse, un problema particolarmente presente nella regione. La marginalità di questi territori si riflette anche sulle dinamiche di spopolamento.

Come si valuta l’accesso alle stazioni ferroviarie

La definizione dell’accessibilità può essere data in molti modi. Tra i numerosi metodi che si possono utilizzare, Istat ha definito una matrice basandosi su una metodologia delineata dall’Ocse. La facilità con cui si possono raggiungere le infrastrutture di mobilità ferroviaria è data da due elementi principali: l’accessibilità assoluta (ovvero la capacità di raggiungere la stazione entro un tempo massimo prestabilito) e la prossimità (la presenza o meno di un’infrastruttura in una certa distanza). In sintesi, la prima definisce la possibilità di un collegamento alle stazioni, la seconda invece la vicinanza alle stesse.

Nel paese, il 32,8% dei comuni ha stazioni accessibili e vicine. Nel 2022 vivono in queste zone 35,7 milioni di italiani, il 61% della popolazione. Le aree distanti ma ben collegate (accessibili e vicine) sono invece il 17,2% dei comuni. I territori con più criticità sono quelli in cui la ferrovia non risulta né accessibile né vicina.

2.599 i comuni italiani in cui la ferrovia non é né accessibile né vicina.

Compongono il 32,8% dei comuni del paese e in queste zone vivono all’incirca 6,8 milioni di persone, pari all’11,6% della popolazione residente.

La facilità con cui si possono raggiungere le infrastrutture di mobilità ferroviaria è data da due elementi principali: l’accessibilità assoluta (ovvero la capacità di raggiungere la stazione entro un tempo massimo prestabilito) e la prossimità (la presenza o meno di un’infrastruttura in una certa distanza). In sintesi, la prima definisce la possibilità di un collegamento alle stazioni, la seconda invece la vicinanza alle stesse.

FONTE: elaborazione Abruzzo Openpolis su dati Istat
(consultati: lunedì 22 Gennaio 2024)

Si tratta di una situazione particolarmente differenziata tra i territori italiani. La regione con il maggior numero di comuni caratterizzati dalla situazione di marginalità peggiore rispetto alla rete ferroviaria è l’Abruzzo, dove i treni risultano inaccessibili e lontani per il 53,8% dei territori. Seguono Molise (53,7%), Valle d’Aosta e Basilicata (52,7%). Valori minori invece in Lombardia (20,7%), Veneto (18,8%) e Umbria (13%). Per quel che riguarda invece la popolazione, l’incidenza più alta di abitanti in questo tipo di aree è la Basilicata (29,2%), a. cui seguono Molise (25%) e Valle d’Aosta (24,7%). La più bassa invece si rileva in Friuli Venezia Giulia (4,7%), Umbria (3,2%) e Liguria (2,1%). In Abruzzo sono il 22,5%. Come analizzato da Istat, le regioni che presentano maggiori difficoltà sono quelle in cui sono più presenti le catene montuose delle Alpi e degli Appennini.

Il determinismo ambientale, in particolare il ruolo dell’orografia, spiega gran parte delle aeree inaccessibili a Nord sulle Alpi e al Centro con gli Appennini

La presenza di infrastrutture su rotaia e il calo demografico

Le stazioni ferroviarie sono considerate uno dei servizi essenziali per lo sviluppo di un territorio. A dimostrazione di ciò, la presenza di una stazione almeno di livello silver è uno dei tre elementi che caratterizza i comuni polo nella classificazione delle aree interne.

Le aree interne sono i comuni italiani più periferici, in termini di accesso ai servizi essenziali (salute, istruzione, mobilità). Vai a “Che cosa sono le aree interne”

Questa metodologia ha una sua rilevanza a livello nazionale sulle questioni legate al contrasto alla marginalizzazione dei territori. Ma non è l’unica che considera l’infrastruttura ferroviaria come centrale rispetto allo sviluppo territoriale. Lo è infatti anche per la classificazione sviluppata dai ricercatori del Gran Sasso Science Institute (Gssi) che riporta una chiave specificatamente locale per la regione Abruzzo.

Uno degli scopi con cui entrambe le metodologie sono state elaborate è il monitoraggio al calo demografico, una criticità che caratterizza fortemente le aree lontane dai servizi essenziali. Non tutti i comuni sono però da considerarsi uguali in questo scenario: alcuni territori della regione mostrano infatti delle differenti capacità di adattamento agli shock che, secondo i ricercatori del Gssi, è una variabile chiave nel determinare la loro direzione di sviluppo. Questa a sua volta è influenzata da tutta una serie di fattori come la capacità di terziarizzare l’economia e la presenza di presidi per la prima infanzia. Sulla base di queste ricerche, è stata definita dai ricercatori un’altra metodologia che definisce la traiettoria demografica di ciascun comune sulla base di alcuni elementi socio-economici.

I comuni con maggiore capacità di adattamento ai processi in corso sono definiti “vibranti”. Si tratta di territori che mostrano una crescita demografica continua dal censimento 1971 al 2011. Oltre a questi, ci sono quelli che mostrano fasi di crescita e calo e quelli che invece registrano esclusivamente un trend di decrescita. Questi ultimi sono i comuni “a combustione lenta”. Alla luce di quanto è stato detto fin ora, risulta interessante considerare come si distribuisce l’accessibilità ferroviaria sul territorio abruzzese alla luce di quest’ultima metodologia che non prende direttamente in analisi la presenza delle stazioni sul territorio.

La facilità con cui si possono raggiungere le infrastrutture di mobilità ferroviaria è data da due elementi principali: l’accessibilità assoluta (ovvero la capacità di raggiungere la stazione entro un tempo massimo prestabilito) e la prossimità (la presenza o meno di un’infrastruttura in una certa distanza). In sintesi, la prima definisce la possibilità di un collegamento alle stazioni, la seconda invece la vicinanza alle stesse.

La classificazione per capacità di adattamento è stata sviluppata dalle ricercatrici Gssi all’interno della ricerca Distant but Vibrant Places. Local Determinants of Adaptability to Peripherality.

FONTE: elaborazione Abruzzo Openpolis su dati Istat

Considerando i comuni a combustione lenta, in tutto 141 sulla regione, 103 riportano una condizione in cui il trasporto su rotaia è inaccessibile e lontano. Gli abitanti di questi territori sono circa 98mila. Solo 6 riportano stazioni accessibili e distanti (quindi sono ben collegati anche se non sono vicini) mentre 2 sono caratterizzati dalla situazione migliore.

Al contrario, prendendo in esame i comuni vibranti, la maggior parte (20 su 53) ha stazioni accessibili e vicine. In queste zone vivono quasi 315mila persone. Sono 11 invece quelli in cui sono inaccessibili e lontane.

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Foto Mattia Fonzi

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