Le prospettive pensionistiche dei giovani europei Europa

La crisi economica causata dalla pandemia ha colpito i sistemi pensionistici dei paesi europei. E le conseguenze, secondo le previsioni Ocse, ricadranno soprattutto su chi sta entrando nel mondo del lavoro in questi anni.

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Se da un punto di vista sanitario la pandemia da Covid-19 ha colpito prevalentemente gli strati più anziani della popolazione, a livello economico e lavorativo ha invece avuto un impatto maggiore sui più giovani. A parlarne è il recente report dell’Ocse “Pensions at a glance 2021“, che stima che mediamente in Europa l’età pensionabile verrà aumentata di oltre 2 anni.

I pensionati prima della pandemia

Il passaggio tra 2019 e 2020 è stato difficile per i lavoratori. La pandemia ha infatti costretto molte persone a lavorare meno, a non lavorare affatto, o ancora a farlo in condizioni particolarmente difficili, da casa o in un contesto di insicurezza sanitaria. Ad aver subito maggiormente gli effetti della crisi sono stati i giovani, che più frequentemente ricoprono posizioni lavorative precarie, meno pagate e quindi meno stabili.

La crisi economica ha colpito soprattutto lavoratori più giovani.

Sempre secondo Ocse invece, i pensionati in Europa sono stati mediamente più tutelati in questa fase: le pensioni sono state salvaguardate e, dove necessario, affiancate da misure di sostegno statale. Un aspetto sicuramente positivo, che però deve fare i conti con il progressivo invecchiamento della popolazione.

A oggi l’età media dei paesi europei Ocse risulta infatti piuttosto elevata, e negli anni l’estensione dell’aspettativa di vita e il tasso molto contenuto di fertilità hanno fatto sì che il numero di pensionati aumentasse progressivamente.

+20% il numero di pensionati nei paesi Ocse (europei e non) tra 2008 e 2018.

Una crescita su cui ha inciso solo marginalmente la mortalità in eccesso causata dal Covid-19, che ha portato a un calo nel numero degli anziani, nei paesi Ocse, pari al -0,8%, e a un lieve alleggerimento del sistema pensionistico.

In molti stati dell’Unione europea inoltre le pensioni sono piuttosto elevate, anche rispetto ai redditi medi nazionali.

E infatti la quota di Pil loro dedicato è andato aumentando negli ultimi anni. In Italia, in particolare, è passata dal 4,4% nel 2010 al 9,8% nel 2020. Una cifra che, secondo le stime dell’Ocse, potrebbe crescere ulteriormente, fino al 15,6%.

I dati sono riferiti ai paesi Ue che fanno parte dell’Ocse (non sono quindi inclusi Cipro, Malta, Croazia, Bulgaria e Romania).

FONTE: elaborazione openpolis su dati Ocse
(ultimo aggiornamento: venerdì 21 Gennaio 2022)

In questo senso, l'Italia è il secondo paese Ue per entità delle pensioni e del reddito dei lavoratori più anziani rispetto al reddito medio nazionale. La precede soltanto il Lussemburgo, dove mediamente le persone di più di 65 anni guadagnano il 107,8% del reddito medio della popolazione totale. In Italia questa cifra si attesta invece al 100%, il che vuol dire che un pensionato guadagna quanto un lavoratore medio.

In tutti gli altri paesi Ue facenti parte dell'Ocse, questo dato risulta inferiore al 100%, ma comunque non scende al di sotto del 67% registrato da Lettonia e Estonia.

Analizzando poi anche la differenza tra persone di età compresa tra i 65 e i 75 anni e quelle di più di 75 anni, vediamo che i secondi guadagnano mediamente meno dei primi. In alcuni stati, il divario è abbastanza ampio. Prima tra tutti la Svezia, dove la differenza è pari a 26,7 punti percentuali, seguita anche in questo caso dall'Italia (18,7 punti).

L'età pensionabile aumenterà in quasi tutti gli stati membri

Mentre le attuali pensioni sono state generalmente protette durante la pandemia, le condizioni risultano più incerte per chi proprio in questo periodo sta entrando nel mondo del lavoro. Secondo l'Ocse, è ancora presto per fare previsioni conclusive in questo senso, e molto dipenderà dall'entità della crisi economica e dalla sua durata. Fattori che determineranno la capacità o incapacità dei vari stati di pagare le pensioni ai loro cittadini.

For future pensioners, by contrast, the crisis could cast a long shadow on retirement. Young people have been severely affected by the economic and social impacts of the crisis, and might see their future benefits lowered, especially if the pandemic results in longer-term scarring and difficulties in building their careers.

L'invecchiamento della popolazione e i possibili effetti a lungo termine della pandemia potrebbero quindi colpire molto duramente le pensioni dei giovani. In primis, ritardandole ulteriormente.

L’età pensionabile futura è misurata dall’Ocse come l’età a cui andranno in pensione i giovani entrati nel 2020, all’età di 22 anni, nel mondo del lavoro. Laddove c’è una differenza in età pensionabile tra uomini e donne (per quanto riguarda le pensioni future, è il caso solo di Ungheria e Polonia) è stata usata la media i due. Non sono disponibili i dati di Malta.

FONTE: elaborazione openpolis su dati Ocse
(ultimo aggiornamento: venerdì 21 Gennaio 2022)

Dei 27 stati Ue (esclusa Malta, per cui non sono disponibili i dati), 19 registreranno uno spostamento in avanti dell'età pensionabile. In alcuni casi, il cambiamento sarà notevole. In Danimarca ad esempio, dove attualmente si può andare in pensione a partire dai 65 anni e mezzo, l'età pensionabile raggiungerà i 74 anni, il dato più alto d'Europa.

Sotto questo aspetto, l'Italia insieme all'Estonia è il secondo paese Ue. Attualmente, la pensione nel nostro paese è ottenibile già a partire dai 62 anni, mentre secondo le previsioni dell'Ocse questa cifra potrebbe salire a 71 anni. In Irlanda, Lussemburgo, Polonia, Spagna, Svezia, Cipro e Slovenia potrebbe invece non registrarsi alcuna differenza.

7 gli stati membri in cui l'età pensionabile non aumenterà rispetto a quella attuale.

Laddove l’età pensionabile è differente tra uomini e donne (per quella attuale questo è il caso di Austria, Ungheria, Polonia, Slovacchia, Bulgaria, Lituania, Romania e Croazia, mentre per quella futura è il caso solo di Ungheria e Polonia), è stata usata la media tra le due categorie. Sono stati esclusi Lussemburgo, Polonia, Spagna, Svezia, Cipro e Slovenia, per cui non si prevede nessuna differenza. Mancano i dati di Malta.

FONTE: elaborazione openpolis su dati Ocse
(ultimo aggiornamento: venerdì 21 Gennaio 2022)

La crescita più significativa dell’età pensionabile sarà proprio quella dell’Italia, pari a 9 anni di differenza. Seguono la Danimarca (8,5) e l'Estonia (7,2) che, insieme a Grecia, Finlandia, Paesi Bassi, Portogallo e Austria, superano la media Ue che registra invece un aumento più contenuto, di 2,1 anni.

 

Foto credit: Mykyta Martynenko - licenza

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