La rete di think tank intorno a Blangiardo, nuovo presidente Istat Fondazioni politiche

Fa parte di 3 fondazioni politiche: ResPublica, Iustus e De Gasperi. Una rete di strutture vicine al centrodestra. Anche il “governo del cambiamento” utilizza vecchi metodi per le nomine pubbliche.

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A fine gennaio Gian Carlo Blangiardo è stato ufficialmente nominato nuovo presidente dell’Istat, l’istituto statistico del nostro paese. Una nomina che aveva generato non poche polemiche, soprattutto per la poca trasparenza che aveva accompagnato tutto il processo.

Come spesso capita il nome di Blangiardo non è arrivato dal nulla. Oltre alla sua nota carriera accademica infatti, il professore è tra i nomi più ricorrenti nella rete di think tank e fondazioni politiche che monitoriamo ormai dal 2015. Era già finito nel nostro radar quando, per l’edizione 2018 del nostro report “Cogito ergo sum”, avevamo analizzato i network vicini a partiti ed aree politiche.

Cogito ergo sum

Assieme ad altri nomi importanti della politica italiana infatti fa parte di un network di fondazioni e think tank politici vicini al centrodestra. Ennesima prova di quanto queste strutture stiano diventando luogo centrale per l’accreditamento personale, e soprattutto una chiave di lettura sempre più importante per ricostruire il perché di nomine pubbliche e politiche.

I think tank di cui fa parte Blangiardo

Mappare il mondo di think tank e fondazioni politiche significa censire nomi, e attraverso di essi costruire network. In questo senso una parte considerevole del lavoro riguarda l’aggiornamento quotidiano di un’anagrafica composta da oltre 120 strutture e migliaia di nomi. Negli anni alcune personalità sono emerse in quanto particolarmente ricorrenti, e tra queste anche Gian Carlo Blangiardo.

Blangiardo è tra i nomi più ricorrenti analizzando i think tank maggiormente influenti.

La prima struttura che vede la partecipazione del neo presidente Istat è la Fondazione ResPublica, presieduta da Eugenio Belloni. Nel comitato direttivo figurano Paolo Colombo, Federico Ghizzoni, Gaetano Miccichè, Alessandro Profumo e altri. Gian Carlo Blangiardo fa parte del comitato scientifico, guidato da Giulio Tremonti, ex ministro del governo Berlusconi, e di cui fanno parte tra gli altri anche gli ex ministri Lorenzo Ornaghi (governo Monti) e Giuliano Urbani (governo Berlusconi) e gli ex senatori Luigi Compagna e Carlo Secchi.

3 le fondazioni politiche di cui fa parte Blangiardo: ResPublica, De Gasperi e Iustus.

Altra struttura in cui compare il nome di Blangiardo è la Fondazione De Gasperi, nata nel 1982 e presieduta dall’ex vice premier, nonché ministro di giustizia, esteri e interno, Angelino Alfano. Anche qui troviamo Blangiardo nel comitato scientifico, e anche qui incontriamo i nomi di Altomonte, economista della Bocconi membro di ResPublica, e i già citati Ornaghi e Secchi. A completare il trio di nomine di Blangiardo abbiamo quella nel comitato scientifico della Fondazione Iustus. Tra i promotori troviamo due nomi importanti dell’ultimo governo Berlusconi (Tremonti e Frattini), ma anche personalità di spicco dell’attuale esecutivo: Giovanni Tria e l’ex ministro Paolo Savona.

La galassia del centrodestra

Nell’ultima edizione di Cogito ergo sum avevamo analizzato i diversi network vicini a partiti nazionali e specifiche aree politiche. A questo proposito proprio il nome di Blangiardo, e le 3 strutture di cui fa parte, erano emersi come particolarmente rilevanti.

Le fondazioni Iustus, ResPublica e De Gasperi infatti, assieme a Magna Carta, struttura presieduta da Gaetano Quagliariello, creano il network di realtà vicine al centrodestra. Una galassia che vede la presenza di alcuni nomi ricorrenti, molti dei quali, come abbiamo avuto modo di vedere, hanno avuto incarichi di governo nei vari esecutivi Berlusconi.

I nomi che collegano tra loro le fondazioni

I colori identificano l’appartenenza alle strutture. Sono elencati solo i membri con due o più incarichi nelle strutture analizzate.

 

Il nome di Blangiardo quindi è riconducibile a una ben definita aerea politica, e soprattutto nell’equilibrio di governo, assegna un punto all’anima leghista dell’esecutivo piuttosto che a quella 5stelle. In quest’occasione, come fu per Foa, si è attinto da un’area politica più vicina al partito di Salvini piuttosto che a quello guidato da Luigi Di Maio.

Think tank e fondazioni per spiegare dinamiche politiche.

La crescente importanza di mappare queste strutture appare sempre più evidente.

Rappresenta la possibilità di dare un senso a domande apparentemente senza risposta. Alla nascita del governo Conte aveva destato molto sconcerto la nomina di Luciano Barra Caracciolo come sottosegretario agli affari europei. Un nome che era nuovo alla politica italiana, ma che si era scoperto far parte del think tank a/simmetrie con Savona, Bagnai e Foa, che da lì a poco sarebbe diventato presidente del Cda Rai.

I think tank sono un luogo in cui politici, a volte di schieramenti diversi, e accademici si incontrano e creano relazioni.

Studiare e censire queste strutture ci permette di dare quindi più sfumature alla comprensione delle scelte politiche della nostra classe dirigente. In questo senso la nomina di Blangiardo ne è l’ennesima prova. Un nome che seppur nuovo a incarichi di questo tipo, rientra in una rosa di accademici che, attraverso think tank e fondazioni politiche, entrano in contatto con numerosi politici di spicco. Queste strutture diventano quindi un modo per accreditarsi, e il loro peso nelle dinamiche politiche nazionali è innegabile. Anche in quest’ambito il “governo del cambiamento” sembra comportarsi esattamente come i suoi predecessori, confermando dinamiche di potere ormai molto note.

Fino alla scorsa legislatura il mondo dei think tank non era regolato da nessuna norma. Con la legge anti corruzione il governo Conte ha introdotto nuove regole che hanno tentato di definire meglio il concetto di associazione e fondazione politica, inserendo anche degli obblighi di trasparenza per queste strutture. Ma, come abbiamo avuto modo di analizzare, molti aspetti sono pochi chiari, e necessiteranno di un ulteriore intervento legislativo da parte dell’esecutivo.

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