La realtà italiana delle startup innovative Innovazione

Dal 2001 al 2021, sono state registrate 12.291 startup innovative in Italia. I governi nel corso degli anni hanno stanziato vari incentivi per aiutare queste realtà imprenditoriali, considerate fonte di crescita e innovazione.

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Le startup innovative sono imprese giovani, ad alto contenuto tecnologico e con forti potenzialità di crescita. Rappresentano uno dei punti chiave dell’attuale politica industriale italiana e uno degli strumenti innovativi per la crescita del paese.

Come funzionano le startup

Con il decreto legge 18 ottobre 2012, n. 179 (convertito in legge 17 dicembre 2012, n. 221) il governo definisce le startup:

 società di capitali, costituita anche in forma cooperativa, le cui azioni o quote rappresentative del capitale sociale non sono quotate su un mercato regolamentato o su un sistema multilaterale di negoziazione.

 

All’interno di questa legge è stato costituito lo startup act, il quadro di riferimento per le nuove imprese innovative. Questo atto normativo definisce le startup, evidenziando i requisiti necessari per essere considerate tali.

Sono sette i criteri che un’impresa deve soddisfare per essere classificata come startup:

  1. non possono essere state costituite da più di cinque anni, per tale motivo si parla di “imprese giovani”;
  2. devono avere la propria sede in Italia o in un paese membro dell’Unione europea;
  3. a partire dal secondo anno di attività, la produzione totale approvata nell’ultimo bilancio non deve essere superiore a 5 milioni di euro;
  4. l’impresa non può distribuire gli utili generati dalla produzione e vendita di servizi o beni;
  5. l’oggetto sociale all’atto di registrazione deve essere lo sviluppo, la produzione o  la commercializzazione di prodotti o servizi innovativi ad alto valore tecnologico;
  6. le startup non possono essere quotate nei mercati finanziari;
  7. la startup non può costituirsi dalla fusione, scissione societaria o a seguito di cessione di un’altra azienda.

Le startup innovative con la loro attività devono apportare per definizione nuove idee e nuovi approcci al mondo del lavoro in Italia, ed eventualmente, anche per i paesi dell’Ocse. Infatti, oltre ai sette requisiti di cui sopra, le giovani aziende, sempre secondo il startup act, devono anche rispettare almeno uno dei seguenti criteri che definiscono di conseguenza il loro aspetto innovativo:

  1. ha sostenuto spese in ricerca, sviluppo e innovazione pari ad almeno il 15% del fatturato o del costo di produzione, a seconda di quale dei due ha il valore maggiore;
  2. impiega personale altamente qualificato, di cui almeno 1/3 sono dottori di ricerca, dottorandi o ricercatori, oppure almeno 2/3 hanno una laurea magistrale;
  3. è titolare, depositaria o licenziataria di almeno un brevetto titolare di un software registrato.

Le startup innovative in Italia

In Italia dal 2012 al 2021 sono state registrate 12.291 startup. Di queste, il 14% hanno un alto valore tecnologico in ambito energetico. Un settore che sta acquisendo sempre maggiore peso sia in Italia che in Europa, anche in virtù dei diversi accordi per il contrasto al cambiamento climatico, firmati dai paesi Ue.

Il Green deal fissa come obiettivo il raggiungimento della neutralità climatica entro il 2050. Vai a "Cosa prevedono gli accordi europei sul cambiamento climatico"

Il dato rappresenta il numero di startup ogni 100 mila abitanti, registrate dal 2012 al 2021 nelle regioni italiane.

FONTE: elaborazione openpolis su dati Mise
(ultimo aggiornamento: venerdì 5 Marzo 2021)

La Lombardia è la regione con il numero più alto di startup innovative, sia in valore assoluto (3.309 in totale), sia in rapporto alla popolazione (33 ogni 100 mila abitanti). Si trovano perlopiù nelle province di Milano (2.322), Bergamo (259), Brescia (236), Monza-Brianza (119) e Varese (88). Per quanto riguarda invece l'ambito di appartenenza, la maggior parte (2.744 su 3.309) opera nel settore dei servizi. Come quelli di informazione e comunicazione, istruzione, trasporto, sanità e assistenza sociale. Mentre una parte minoritaria (401 startup) è registrata come operanti nell'industria e artigianato.

70% delle startup lomabarde si trova a Milano.

Seguono a livello regionale Trentino-Alto Adige (27,7 startup ogni 100 mila abitanti), Molise (26), Lazio (24,4) e Marche (23,5). Tra queste regioni, i capoluoghi con il numero più alto di startup sono Roma (1254), Trento (193), Ancona (110) e Campobasso (50).

Come in Lombardia, anche in questi territori il settore imprenditoriale maggiormente diffuso è quello dei servizi. Infatti, in Trentino-Alto Adige sono il 73,3% le startup che operano in questo ambito, mentre nessuna è attiva nel settore del turismo. Nel Lazio, la quota delle imprese di servizi sale fino all'87%, così come aumenta quella delle startup in ambito turistico. Vi sono inoltre 6 attività (0,42%) che operano nei settori dell'agricoltura e della pesca.

24,2% delle startup italiane si trova nelle regioni del mezzogiorno.

Tra le regioni con il numero più basso di startup pro capite troviamo invece la Sardegna, con 10,4 imprese ogni 100 mila abitanti. Qui le 168 attività registrate sono diffuse nei comuni capoluoghi in maniera poco omogenea. Infatti, la maggior parte è localizzata tra Cagliari (89) e Sassari (53), mentre  sono presenti in misura inferiore a Oristano (13) e Nuoro (13). Di tutte le startup registrate sull'isola, il 13% costituisce un'impresa dall'alto valore tecnologico in ambito energetico.

Precedono la Sardegna solo Sicilia (12 startup ogni 100 mila abitanti), Liguria (13,4), Calabria (13,5) e Puglia (13,6). In queste regioni le città con la presenza più importante di giovani imprese sono Bari (280), Palermo (181), Genova (167) e Cosenza (92).

Complessivamente in Italia, delle 12.291 startup registrate, 9.572 (78%) rientrano nel settore dei servizi. Seguono quelle nell'ambito dell'industria e dell'artigianato (2.068, il 17%), del commercio (400, il 3,3%), del turismo (116, l'1%), pur essendo uno degli ambiti principali per l'economia del paese, e infine le startup relative all'agricoltura e pesca (95, lo 0,8%).

36,5% delle startup nel settore dei servizi produce software e offre consulenza informatica.

Le agevolazioni per le startup innovative

All'interno dello startup act vengono definite anche le forme di investimento di queste attività innovative, considerate dallo stato come delle nuove opportunità per fare impresa e incoraggiare l’occupazione. Promuovere queste realtà è una scelta, da parte dello stato, che mira a sviluppare una strategia di crescita sostenibile, dinamica e competitiva.

In questo senso, le startup godono di diverse agevolazioni, in primis alla loro nascita. Quando viene costituita l'impresa infatti, non sono previsti costi di registrazione, per la quale basta semplicemente un'iscrizione all'apposito portale #ItalyFrontiers. Altri tipi di agevolazione, prettamente economica, sono gli incentivi fiscali all’investimento nel capitale di startup innovative, attraverso la detrazione del 30% dall'imposta lorda dell'irpef. Viene inoltre prevista la possibilità per le imprese di ricevere dei finanziamenti agevolati per le startup che operano sul territorio nazionale e finanziamenti a tasso zero Smart&start Italia.

In particolare, il programma di incentivi Smart&start Italia prevede un finanziamento a tasso zero per progetti di sviluppo imprenditoriale con un piano di spesa di importo compreso tra 100mila e 1,5 milioni di euro.

Inoltre, per incrementare l'assunzione di categorie spesso sotto rappresentate, quali le donne e i giovani, il programma prevede un finanziamento che copre, senza alcuna garanzia, fino all’80% delle spese ammissibili. Questa quota può salire al 90% se l'impresa è costituita interamente da donne e/o da giovani sotto i 35 anni.

Il governo italiano ha istituito anche l'Italia startup visa, ossia un piano di rilancio rivolto agli imprenditori provenienti da paesi fuori dall'Ue che intendono avviare in Italia una nuova azienda.

Con il decreto legge 34 del 2020 sono state introdotte inoltre nuove misure per rafforzare l’ecosistema delle startup innovative, tra cui l'estensione delle agevolazioni per le imprese in zone sismiche.

Gli incentivi statali, infatti, sono direzionati principalmente su quattro categorie. L'occupazione femminile, in primis, cercando di favorire la parità di genere nel mondo del lavoro e permettendo alle donne di accedere a settori occupazionali in cui sono prevalentemente presenti gli uomini. La seconda categoria riguarda l'occupazione giovanile: l'obiettivo è quello di conserare in Italia il patrimonio intellettuale che altrimenti rischierebbe di andare all'estero. Successivamente, si supporta l'occupazione di srtraniera in quanto possiamo pensare che la volontà governativa sia quella di acquisire nuove conoscenze e trarre profitto da esperienze estere per innovare l'imprenditoria italiana.

Infine, lo stato incentiva le startup a produrre beni ecostostenibili, volti a raggiungere quanto prefissato dal green deal europeo e i vari trattati per ridurre il cambiamento climatico e completare la neutralità energetica entro il 2050. Tale scelta si presume sia dovuta dal crescente ruolo delle fonti energetiche alternative come il solare, l’eolico o le biomasse, e dalle soluzioni votate al risparmio energetico.

I dati rappresentano, per ciascuna regione, la quota di start up composte per la maggior parte da donne, giovani, stranieri e la quota di aziende che sviluppano e commercializzano prodotti o servizi innovativi ad alto valore tecnologico in ambito energetico. Le percentuali sono calcolate sul totale delle start up per cui erano disponibili tali informazioni. Una stessa impresa può appartenere a più di una delle 4 categorie.

 

FONTE: elaborazione openpolis su dati Mise
(ultimo aggiornamento: venerdì 5 Marzo 2021)

Gli incentivi statali che vengono elargiti alle startup coinvolgono prevalentemente 4 categorie: di queste, tre interessano l'ambito occupazionale, mentre la quarta considera la funzione dell'impresa. Nei primi tre casi, le aziende ricevono maggiori aiuti nel caso in cui vi sia una prevalenza o una totalità di dipendenti donne, giovani o stranieri.

4,2% delle startup italiane ha solo soci donne (100% presenza femminile).

A tal proposito, dai dati la Basilicata è la regione con più imprese a prevalenza femminile (30%). Seguono Molise (26%), Sicilia (19%) e Umbria (16%). Al contrario, tra le regioni con i valori più bassi compaiono Friuli-Venezia Giulia, Piemonte e Trentino-Alto Adige, tutte e tre a quota 10%.

Considerando invece le imprese con una presenza maggioritaria di giovani sotto i 35 anni, le quote più alte sono quelle di Molise (24%), Sicilia (23%), Puglia, Valle d’Aosta e Piemonte al 22%. Mentre Abruzzo (13%), Umbria (14%) e Marche (15%) hanno i valori più bassi.

46,3 l'età media dei soci che hanno quote nelle stratup registrate nel 2018.

Da notare inoltre che la Valle d'Aosta è la regione con più startup che hanno una prevalenza di dipendenti di cittadinanza straniera (11%). Seguono Friuli-Venezia Giulia (7%) e Liguria, Molise, Trentino-Alto Adige e Toscana con il 5%.  Le quote più basse sono invece quelle di Sardegna, Calabria e Basilicata, tutte e tre con l'1%.

9,6% delle startup italiane ha tra i socia persone non italiane, per cittadinanza o residenza.

Riguardo il valore tecnologico delle startup, Trentino Alto Adige (24%), Umbria (22%) e Campania (20%) sono le regioni con la percentuale più alta di aziende che producono beni e servizi energetici ecosostenibili. Contrariamente a Lombardia, Lazio e Sardegna che non superano il 12%.

Seppure le startup rimangano ancora un numero basso rispetto al totale delle aziende italiane, concentrate in alcune regioni e limitate ad alcuni settori, si tratta di un mondo in crescita e su cui il governo sta investendo sia a livello economico, sia alleggerendo la burocrazia. Rimangono, tuttavia, alcuni ostacoli che limitano le possibilità per molti imprenditori di avviare una startup innovativa, quali le difficoltà di accesso ai possibili finanziamenti che abbiamo descritto in precedenza e un sistema burocratico che è ancora per molti aspetti faraginoso.

Photo Annie Spratt - Unsplash

 

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