La presenza femminile al vertice delle aziende sanitarie Mappe del potere

Nonostante il numero di professioniste in ambito sanitario continui a crescere di anno in anno, la quota di donne che ricoprono incarichi di vertice nelle aziende sanitarie o ospedaliere rimane ancora molto bassa.

|

Secondo l’ordine dei medici e degli odontoiatri, nel 2022 per la prima volta il numero di donne medico sotto i 70 anni ha superato il numero di uomini (50,9%). Un dato che cresce al diminuire dell’età. Già lo scorso anno infatti il numero di donne superava quello di uomini considerando la fascia sotto i 65 anni.

Il rapporto arriva a quasi 2 su 3 se si considerano gli iscritti all’albo compresi tra i 40 e i 44 anni di età.

64% le donne tra gli iscritti all’ordine dei medici e degli odontoiatri con età compresa tra 40 e 44 anni.

Eppure questa crescita si riflette solo limitatamente sui vertici delle aziende sanitarie e ospedaliere. Come spesso accade infatti, la crescita della presenza femminile in certi settori non implica di per sé un aumento parallelo delle donne che in quegli ambiti ricoprono ruoli chiave.

I vertici delle aziende sanitarie e ospedaliere

Le aziende sanitarie (Asl) e ospedaliere (Ao) sono le strutture amministrative del sistema sanitario più prossime al cittadino. Oltre ad essere le realtà che offrono nella pratica quotidiana le prestazioni.

In tutti i vertici aziendali di queste strutture devono essere presenti un direttore generale (Dg), un direttore sanitario e un direttore amministrativo. In alcuni casi previsti da norme nazionali e regionali, al posto del direttore generale può essere temporaneamente nominato un commissario (e in alcune regioni anche dei sub commissari con deleghe al settore amministrativo o a quello sanitario).

31,5% le donne che ricoprono ruoli di vertice nelle aziende sanitarie o ospedaliere.

Considerate complessivamente le donne che ricoprono questo tipo di ruolo sono poco meno di 1/3. Un dato solo in leggerissimo aumento rispetto allo scorso anno. E questo nonostante nel corso del 2022 siano state oltre 150 le nomine effettuate per questi ruoli.

Peraltro se nel 2020 erano state solo il 28% le nuove nomine conferite a delle donne, nel 2021 la percentuale era cresciuta molto, arrivando al 37,3%. Nel corso del 2022 tuttavia si è nuovamente scesi arrivando a quota 33,3%.

Osservare i dati da un punto di vista nazionale comunque ha senso fino a un certo punto. Infatti, anche se il sistema è strutturato secondo un quadro giuridico comune, l’organizzazione operativa delle aziende sanitarie e ospedaliere si differenzia anche significativamente nelle diverse regioni italiane. Questo perché a partire dagli anni ’90 (d.lgs. 502/1992) è alle regioni che sono state attribuite la maggior parte delle competenze in materia sanitaria. Il livello regionale è quindi la dimensione politico amministrativa più corretta per osservare le diverse prassi seguite dal nostro sistema sanitario.

FONTE: openpolis
(ultimo aggiornamento: domenica 1 Gennaio 2023)

Sono 2 le regioni in cui il numero di donne che ricoprono un incarico di vertice nelle aziende sanitarie eguaglia o supera il numero di uomini. La Toscana con il 52,4% e il Lazio, con esattamente il 50%. Altre 3 regioni poi superano o raggiungono la soglia importante del 40%: Emilia-Romagna (45,7%), Piemonte (41,2%) e Liguria (40%).

Regioni importanti invece non raggiungono quota 30%, ad esempio la Lombardia (28,7%). I livelli più bassi si rilevano in Sicilia (16%), Puglia (13%), Friuli-Venezia Giulia (11,1%) nonché Valle d’Aosta e Abruzzo, in cui non risultano donne al vertice di queste strutture.

È bene specificare tuttavia che non tutte le regioni hanno lo stesso numero di aziende sanitarie e quindi di dirigenti. Così se è pur importante rilevare come in alcune regioni non vi siano donne a ricoprire incarichi di vertice è anche vero che in Valle d’Aosta si trova una sola azienda sanitaria e in Abruzzo 4.

Si segnala infine che in ragione dei recenti provvedimenti (legge regionale 19/2022) con cui la regione Marche ha inteso riorganizzare l’intero assetto del suo sistema sanitario, i dati riferiti a questa regione sono al momento da considerare provvisori. Ragion per cui sono stati esclusi dall’analisi.

I ruoli apicali: direttori generali e commissari

Non tutti gli incarichi di vertice sono equivalenti e anche in questo si notano importanti differenze. Infatti se si guarda alle figure principali dei vertici aziendali, ovvero i direttori generali (o se presenti i commissari straordinari), il dato osservato in precedenza cala fino poco più di 1/5.

20,47% la quota di donne che ricopre il ruolo di direttore generale o di commissario straordinario di un’azienda sanitaria o ospedaliera.

Anche in questo caso, le differenze tra le diverse regioni si mostrano in tutta evidenza. Salgono infatti a 8 le regioni in cui nessuna donna ricopre questo incarico (sempre escludendo le Marche) e diversi cambiamenti si osservano anche nei primi posti in classifica.

La Toscana infatti, prima nel dato complessivo, scende ora al quinto posto (28,6%). Mentre al primo si trovano a pari merito Basilicata, Sardegna ed Emilia-Romagna, tutte al 50%.

Abbastanza stabile il dato del Lazio che dal 50% complessivo passa al 46,1% tra i soli direttori generali.

FONTE: openpolis
(ultimo aggiornamento: domenica 1 Gennaio 2023)

Distinguendo poi tra chi ricopre propriamente il ruolo di direttore generale e chi invece quello di commissario straordinario, notiamo anche in questo caso una significativa differenza.

Le donne che ricoprono il ruolo di Dg propriamente detto infatti sono il 21,6% mentre sono solo l’11,1% quelle che sono state nominate commissario straordinario. Ovvero 2 su 18.

Le altre posizioni chiave: direttori sanitari e amministrativi

Rispetto al dato relativo ai direttori generali, è maggiore la quota di donne che ricoprono l’incarico di direttore sanitario, e ancor più di direttore amministrativo.

Pur in numero considerevolmente maggiore rispetto alle direttrici generali, il dato sulle donne che ricoprono il ruolo di direttore sanitario non si discosta molto dalla media.

32,34% la quota di donne che ricopre il ruolo di direttore sanitario di un’azienda sanitaria o ospedaliera.

La situazione a livello locale però in questo caso è ancora più varia. La quota più alta è quella del Molise (100%) ma in questa regione esiste solo un’azienda sanitaria e dunque, solo un direttore sanitario. Al secondo posto la Toscana in cui le donne direttrici sanitarie sono 5 su 7 (71,4%). Altre 8 regioni poi si posizionano comunque con un dato superiore al 30%.

Anche in questo caso ci sono ben 5 regioni (Marche escluse) in cui non risultano donne a ricoprire l’incarico.

FONTE: openpolis
(ultimo aggiornamento: domenica 1 Gennaio 2023)

Il ruolo di vertice in assoluto più spesso ricoperto da donne è quello di direttore amministrativo.

41,76% la quota di donne che ricopre il ruolo di direttore amministrativo di un’azienda sanitaria o ospedaliera.

Un fenomeno questo che trova conferma in quasi tutti i territori. Sono ben 7 infatti le regioni in cui questo dato raggiunge o supera il 50%, mentre in altre 7 supera comunque il 30%. In Sardegna la quota si ferma al 25%, in Puglia al 12% mentre solo in Abruzzo, Molise e Valle d’Aosta non risultano donne a ricoprire l’incarico. Sia in Molise che in Valle d’Aosta però, come abbiamo già sottolineato, esiste una sola azienda sanitaria.

I dati presentati sono il risultato di un’analisi basata sul monitoraggio dei siti delle Asl e delle Ao. Le informazioni dunque sono quelle presenti sui siti istituzionali. Tuttavia, in alcuni casi, i siti potrebbero non essere aggiornati oppure non sono attivi o presentano informazioni diverse in pagine diverse.

Foto: Martha Dominguez de Gouveia (Unsplash)

PROSSIMO POST