La povertà lavorativa in Europa Numeri alla mano

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I dati sono un ottimo modo per analizzare fenomeni, raccontare storie e valutare pratiche politiche. Con Numeri alla mano facciamo proprio questo. Una rubrica settimanale di brevi notizie, con link per approfondire. Il giovedì alle 7 in onda anche su Radio Radicale. Vai a “La povertà lavorativa è ancora una realtà in Europa“.

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le mozioni in favore dell’introduzione del salario minimo presentate in parlamento e respinte. È stata invece approvata l’unica mozione proveniente dalla maggioranza, contraria al salario minimo e favorevole all’implementazione di misure alternative per proteggere i lavoratori, in particolare il potenziamento della contrattazione collettiva. Una delle principali problematiche legate all’assenza di un salario minimo è il fenomeno della povertà anche tra chi lavora. Vai all’articolo.

8,9%

dei lavoratori nell’Unione europea era a rischio povertà (2021). Con “povertà lavorativa” si intende il fenomeno di chi, pur lavorando, si trova al di sotto della soglia di povertà relativa, ovvero guadagna meno del 60% del reddito mediano nazionale. Si tratta di un dato che è rimasto sostanzialmente invariato nel corso dell’ultimo decennio, oscillando tra l’8% e il 10%. Esistono invece notevoli differenze tra i vari stati: si va dal 15,2% della Romania al 2,8% della Finlandia. Con l’11,7% di persone occupate a rischio povertà, l’Italia è quarta. Vai alla mappa.

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gli stati Ue in cui nel corso dell’ultimo decennio l’incidenza della povertà lavorativa è aumentata. Tra questi anche l’Italia (+0,6 punti percentuali tra 2012 e 2021). Il peggioramento più marcato si è verificato in Lussemburgo (+3,2 punti percentuali), passato dal 10,3% nel 2012 al 13,5% nel 2021. Il miglioramento più evidente, invece, si è registrato in Grecia (-4 punti percentuali). Vai all’articolo.

8,3%

dei lavoratori a rischio povertà, in Italia, fa parte di nuclei familiari a elevata intensità lavorativa. Si tratta di un indicatore con cui Eurostat misura il coinvolgimento nel mondo del lavoro su base familiare. Ovviamente l’intensità dell’attività lavorativa è legata all’incidenza della povertà. Tuttavia neanche le famiglie in cui si lavora molto sono esenti da tale condizione. In Italia appunto l’8,3%. Una cifra che sale al 25,7% nel caso delle famiglie a intensità lavorativa media e al 40,2% in quelle a intensità bassa. Vai all’articolo.

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punti percentuali di differenza, in Danimarca, a livello di povertà lavorativa tra i più giovani (18-24 anni) e la media della popolazione. Come l’intensità lavorativa, anche l’età, oltre alla cittadinanza, è un fattore legato alla povertà lavorativa. La Danimarca è il paese Ue che presenta il divario più ampio: 6,5% in media, 19,8% tra i giovani. In 9 paesi lo scarto è a vantaggio dei giovani. In Italia la povertà tra i giovani raggiunge il 15,3% (3,6 punti percentuali in più rispetto alla media della popolazione di 18-64 anni). Vai al grafico.

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