La povertà e il reddito minimo garantito Europa

Il reddito di cittadinanza è una forma di reddito minimo garantito che oggi in Italia raggiunge circa il 70% delle famiglie svantaggiate. Insieme alla Grecia, il nostro è stato l’ultimo paese Ue a dotarsi di tale misura.

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In Europa circa un cittadino su 5 è a rischio povertà o esclusione sociale e la situazione è stata ulteriormente aggravata, in tempi recenti, dalla crisi energetica e da quella post-pandemica. In Italia uno dei principali strumenti per contrastare la povertà è il reddito di cittadinanza, una forma di reddito minimo garantito per le famiglie svantaggiate. Con il nuovo governo, questa misura potrebbe subire importanti modifiche.

Le misure di reddito minimo garantito

Il reddito di cittadinanza italiano, introdotto nel 2019 dal primo governo Conte, è una particolare forma di “reddito minimo garantito“. Nonostante il nome possa far pensare altrimenti, non si tratta infatti di una forma di reddito di base, ovvero di un contributo erogato a tutti i cittadini a prescindere dalle loro condizioni socio-economiche, per il solo fatto di essere cittadini. Piuttosto si tratta di una somma concessa tramite rigidi criteri basati su un’attenta valutazione delle necessità del percettore. Con accesso quindi fortemente condizionato e non universale.

Il reddito minimo garantito è uno strumento di contrasto alla povertà.

Gli schemi di reddito minimo garantito, che esistono in tutti i paesi membri dell’Unione europea (le ultime a dotarsene sono state la Grecia e l’Italia, entrambe nel 2017), sono pensati come strumenti per arginare la povertà. Difatti la commissione europea ne promuove esplicitamente il potenziamento e l’estensione.

Anche se nel complesso le condizioni materiali dei cittadini europei sono infatti andate migliorando nel corso dei decenni, il problema della povertà non è certo stato eradicato, e sono ancora molti i cittadini che vivono in situazioni di difficoltà. Parliamo di oltre 95 milioni di persone nel 2021, stando ai dati Eurostat, ovvero il 21,7% della popolazione complessiva. Una cifra che è inoltre aumentata negli ultimissimi anni, in particolare da prima a dopo la crisi pandemica. Nel 2019 ammontava infatti a circa 92 milioni di persone – un aumento pari al 3,5%.

+3,2 milioni le persone a rischio povertà o esclusione sociale in Ue, dal 2019 al 2021.

La quota di popolazione a rischio povertà o esclusione sociale è rappresentata dalle persone che si trovano in almeno una di queste condizioni: 1) vivere in una famiglia a bassa intensità di lavoro; 2) avere un reddito disponibile inferiore rispetto a una specifica soglia calcolata sulla popolazione di riferimento; 3) vivere in una famiglia in condizioni di severa deprivazione materiale e sociale. Ogni persona è inclusa una sola volta anche se si trova in più di una delle situazioni sopra menzionate. I dati sono riferiti alla popolazione totale, inclusi i minori.

FONTE: elaborazione openpolis su dati Eurostat
(ultimo aggiornamento: lunedì 26 Settembre 2022)

In alcuni paesi, la situazione è più complicata di altri. La Romania in particolare è il primo paese Ue per quota di persone a rischio di povertà o esclusione sociale (oltre un terzo del totale). Seguono Bulgaria (31,7%), Grecia (28,3%) e Spagna (27,8%). L’Italia, con il 25,2%, è al sesto posto nell’Unione, con un dato 3,5 punti percentuali al di sopra della media dei paesi membri.

Le quote più basse si registrano invece in alcuni stati dell’Europa centrale, in primis la Repubblica Ceca, con il 10%, ma anche in Slovenia (13,2%) e Slovacchia (15,6%). Dati contenuti li riportano anche Finlandia (14,2%), Paesi Bassi (16,6%) e Polonia (16,8%).

Alcuni stati membri hanno registrato un aumento particolarmente marcato a ridosso della pandemia. Prima tra tutte la Germania, che ha visto il numero di persone a rischio povertà o esclusione sociale aumentare di circa 3 milioni (+20,6%). Ma anche la Spagna (+6,9%) e il Portogallo (+6,4%).

Le criticità delle misure vigenti

Gli schemi di reddito minimo garantito presentano sicuramente delle problematiche. Si tratta infatti di misure che hanno un obiettivo complesso e ambizioso, ovvero quello di alleviare la povertà intercettando le persone bisognose e provvedendo anche a un loro successivo reinserimento lavorativo. Al tempo stesso evitando di coinvolgere persone che non hanno realmente bisogno del sussidio, trattandosi appunto di un contributo ad accesso condizionato e non di un reddito di base.

L'applicazione degli schemi di reddito minimo garantito presenta diverse difficoltà.

La raccomandazione sul reddito minimo della commissione europea (2022) evidenzia le principali criticità che accomunano i programmi di numerosi paesi membri. Può risultare difficoltoso e quindi inefficace il coordinamento e integrazione tra le varie misure (ad esempio la parte assistenzialistica di erogazione dell'assegno mensile con quella relativa all'inserimento lavorativo) o anche con gli altri servizi di welfare. A volte il problema può essere di natura metodologica, dal momento che i calcoli sono complessi e devono tenere in considerazione numerose variabili. Ancora, può mancare un monitoraggio attivo e una valutazione dell'impatto della misura. O come abbiamo raccontato in un recente approfondimento su questo tema, il contributo erogato può risultare "inadeguato", insufficiente a garantire un benessere minimo.

Altre volte l'aspetto critico può essere la scarsa copertura dello schema di reddito minimo garantito. Per mancanza di comunicazione da parte delle istituzioni o di consapevolezza da parte dei cittadini, ma anche perché a volte i requisiti risultano particolarmente stringenti. In Italia ad esempio, come evidenzia anche la commissione, l'accesso risulta difficile soprattutto per i cittadini stranieri, che sono in proporzione i più colpiti da povertà ed esclusione sociale ma che si trovano a non poter richiedere l'assegno se non dimostrano di aver risieduto in Italia per almeno 10 anni, gli ultimi 2 dei quali in maniera continuativa.

Quante persone in difficoltà sono raggiunte dal reddito di cittadinanza

In Italia il reddito di cittadinanza presenta delle difficoltà di accesso - come accennato, soprattutto nel caso degli stranieri - e sono sorte preoccupazioni anche riguardo alla sua capacità di inserire efficacemente i percettori nel mondo del lavoro, come emerso nella relazione del comitato scientifico per la valutazione del reddito di cittadinanza di ottobre 2021.

Tuttavia, sono numerosi i nuclei familiari che beneficiano di questo assegno, che all'ultimo aggiornamento Inps relativo al giugno 2022 ammontava mediamente a 552,83 euro al mese per persona.

1.030.123 i nuclei beneficiari di reddito di cittadinanza, secondo i dati Inps (a giugno 2022).

A questi si aggiungono quasi 120mila nuclei che percepiscono la pensione di cittadinanza.

Un'altra rilevazione di questo tipo è realizzata dall'Ocse, che predispone un database apposito (Socr-hf, acronimo di social benefits recipients high-frequency), per misurare l'effettiva reattività delle misure di welfare, tra le quali anche i contributi di reddito minimo garantito. In particolare, viene identificato il numero di nuclei coinvolti dalla misura e la copertura che essa raggiunge delle persone bisognose.

I dati partono da aprile 2019 perché fino al mese di marzo era attiva un’altra misura di sostegno al reddito, ovvero il reddito di inclusione (Rei), poi sostituita dall’attuale reddito di cittadinanza. Mentre è incluso il reddito di emergenza. Il riferimento sono i nuclei familiari in condizioni di povertà con al proprio interno almeno una persona in età lavorativa (poor working-age households).

FONTE: elaborazione openpolis du dati Ocse
(ultimo aggiornamento: lunedì 26 Settembre 2022)

La copertura del reddito di cittadinanza è andata gradualmente aumentando, partendo da un minimo pari al 30% ad aprile 2019 e raggiungendo un picco pari al 72% nel mese di marzo del 2021. A maggio 2021, l'ultimo dato disponibile, la copertura raggiungeva il 70%. Il che significa che 7 famiglie con almeno un membro in età lavorativa e in condizioni di povertà su 10 erano raggiunte dal sussidio statale.

 

Foto: Şahin Sezer Dinçer - licenza

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