Quanto incidono povertà ed esclusione sociale in Europa e in Italia Focus Europa

L’Italia è uno dei paesi Ue con la più alta percentuale di popolazione a rischio povertà ed esclusione sociale. Un dato che in anni più recenti sembra andare verso una riduzione ma che è ancora molto lontano dall’obiettivo previsto da Europa 2020.

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In Europa, specialmente nei paesi del sud del continente, la crisi finanziaria del 2008 ha inciso gravemente sulle economie nazionali e sulla vita delle persone. A 10 anni dall’inizio della recessione, la situazione è migliorata ma gli effetti sono ancora evidenti, in misura diversa, in molti paesi. Al fine di monitorare le conseguenze della crisi sui cittadini europei, Eurostat, l’ufficio statistico dell’Unione europea, ha definito diversi indicatori relativi alle condizioni socio-economiche della popolazione. Tra questi, uno dei più rilevanti è quello relativo al rischio di povertà ed esclusione sociale. Un indicatore che considera la somma delle persone che

  • vivono in situazioni di grave deprivazione materiale: non possono permettersi di pagare alcuni beni e servizi fondamentali. Dall’affitto al riscaldamento, dalle bollette del telefono alla lavatrice;
  • sono a rischio povertà: guadagnano meno del 60% del reddito mediano nazionale;
  • vivono in famiglie con bassa intensità di lavoro: quelle dove gli adulti lavorano meno del 20% del proprio tempo di lavoro potenziale.

Povertà ed esclusione sociale 2020

Abbiamo analizzato i dati relativi al numero di persone a rischio povertà ed esclusione nei paesi Ue e in Italia, e il modo in cui questo fenomeno è cambiato negli anni. Per farlo abbiamo seguito come traccia, quella dettata dall’agenda Europa 2020, che fissa come obiettivo la riduzione in Ue di almeno 20 milioni di persone a rischio.

Europa 2020 stabilisce alcuni obiettivi misurabili da raggiungere nel corso del decennio: dall’aumento dell’occupazione alla lotta al cambiamento climatico, dalla promozione di istruzione e ricerca al contrasto della povertà e dell’esclusione sociale. Vai a "Che cos’è Europa 2020"

 

Il rischio povertà ed esclusione nei paesi Ue

Come primo passo per ricostruire la portata del fenomeno, è utile vedere in che misura incide nei diversi paesi. Dal momento che i dati 2018 non erano disponibili per tutti i membri Ue, abbiamo considerato quelli del 2017. Vediamo la percentuale della popolazione a rischio povertà ed esclusione nei 28 stati.

FONTE: elaborazione agi - openpolis su dati Eurostat
(ultimo aggiornamento: mercoledì 23 Ottobre 2019)

Tutti i paesi del sud Ue superano la media per popolazione a rischio.

La Bulgaria registra la più alta percentuale di persone a rischio povertà ed esclusione (38,9%), superando la media Ue (22,4%) insieme ad altri paesi dell'est e del sud Europa. Tra questi l'Italia, al quinto posto con il 28,9% della popolazione a rischio. I paesi dell'Europa occidentale invece presentano quote inferiori alla media, mentre chiude la classifica la Repubblica Ceca, con il 12,2% delle persone a rischio.

Oltre alla percentuale di persone a rischio sul totale della popolazione, è interessante osservare il dato in valore assoluto per capire effettivamente quanti cittadini europei sono colpiti da tale condizione.

FONTE: elaborazione agi - openpolis su dati Eurostat
(ultimo aggiornamento: mercoledì 23 Ottobre 2019)

17.407.000 il numero di persone a rischio in Italia nel 2017.

In Italia ci sono circa 17 milioni e mezzo di persone che vivono in condizioni a rischio povertà ed esclusione. Un dato che supera quello registrato in paesi Ue che hanno un numero di abitanti superiore al nostro. In Germania, ad esempio, vivono 20 milioni circa di persone in più rispetto all'Italia, ma sono 2 milioni in meno le persone a rischio. Francia e Regno Unito rispettivamente hanno 6 e 5 milioni in più di abitanti, ma 7 e 3 milioni in meno di cittadini a rischio, rispetto al nostro paese.

La variazione del rischio e il target 2020

Come abbiamo visto in precedenza, l'obiettivo complessivo da conseguire in Ue è una riduzione di 20 milioni di persone a rischio. Tuttavia a oggi si registra un calo di 8 milioni e 231 mila rispetto al 2008, meno della metà di quanto si è previsto di raggiungere entro il 2020.

-11.769.000 le persone a rischio da ridurre tra il 2018 e il 2020 in Ue per raggiungere l'obiettivo.

Ogni obiettivo generale dell'agenda 2020 è stato tradotto dagli stati in target nazionali, individuati in base alle rispettive situazioni economiche e sociali di partenza. Tuttavia, per quanto riguarda l'obiettivo sul rischio povertà ed esclusione, non tutti i paesi hanno fissato come target la riduzione del numero di cittadini a rischio.

Se gli stati usano parametri diversi è più difficile monitorare il percorso verso gli obiettivi 2020.

Alcuni stati membri hanno infatti utilizzato parametri diversi. Tra questi, la Germania è il caso più rilevante. Invece di definire un target relativo alla riduzione delle persone a rischio povertà ed esclusione, stabilisce di raggiungere entro il 2020, un calo del 20% nel numero dei disoccupati a lungo termine.

In mancanza di target nazionali definiti in modo omogeneo, per monitorare i progressi di ogni paese abbiamo considerato la variazione in punti percentuali della popolazione a rischio, dal 2008 al 2017.

FONTE: elaborazione agi - openpolis su dati Eurostat
(ultimo aggiornamento: mercoledì 23 Ottobre 2019)

Nella maggior parte dei paesi la popolazione a rischio è diminuita.

In Italia le persone a rischio povertà ed esclusione sono aumentate di 3,4 punti percentuali dal 2008 al 2017. Variazioni maggiori si registrano in Lussemburgo (+6) e Grecia (+6,7). Le riduzioni più significative si sono verificate invece in paesi dell'est Europa, tra cui Lettonia (-6), Romania (-8,5) e Polonia. Quest'ultima presenta il maggior calo: 11 punti in meno nella percentuale di persone a rischio povertà ed esclusione.

Il nostro paese, in linea con il parametro utilizzato per l'obiettivo Ue, aveva fissato come target da raggiungere entro il 2020, una riduzione dei cittadini a rischio povertà ed esclusione di 2 milioni e 200 mila in meno rispetto al 2008. A quel tempo le persone che in Italia vivevano in tali condizioni ammontavano a 15 milioni e 82 mila. Osserviamo quanto questa quota sia diminuita o aumentata in valore assoluto, anno dopo anno, fino al 2018.

FONTE: elaborazione agi - openpolis su dati Eurostat
(ultimo aggiornamento: mercoledì 23 Ottobre 2019)

Dal 2008 al 2010 si è verificata una riduzione iniziale della popolazione a rischio povertà ed esclusione. Una tendenza positiva che tuttavia si è interrotta nel 2011, anno in cui si registra invece un aumento di oltre 1 milione e 700 mila persone a rischio rispetto al 2008. Negli anni successivi il dato varia tra i 2 e i 3 milioni di persone in più, registrando la quota più alta nel 2016 (+3.055.000).

Negli ultimi due anni (2017-2018) il dato è tornato a calare, ma risulta superiore di oltre un milione rispetto al 2008 e ampiamente distante dalla riduzione prevista dall'obiettivo 2020.

-3.560.000 le persone a rischio da ridurre tra il 2018 e il 2020 in Italia per raggiungere il target nazionale.

Il rischio nelle diverse aree del paese

Abbiamo visto che complessivamente l'Italia è uno dei paesi con la più alta percentuale di popolazione a rischio povertà ed esclusione. Un dato negativo, ma che in anni più recenti sembra andare verso una riduzione.

Il rischio di povertà ed esclusione può essere legato al contesto in cui si vive.

Al fine di capire come si distribuisce questo fenomeno all'interno del nostro paese, può essere interessante osservare come cambia la percentuale di persone a rischio, in base al grado di urbanizzazione di un'area. La maggiore o minore urbanizzazione del territorio in cui si vive può infatti influire su elementi come le opportunità di lavoro e i servizi accessibili. Tutte variabili che incidono sulla qualità della vita dei cittadini.

FONTE: elaborazione agi - openpolis su dati Eurostat
(ultimo aggiornamento: venerdì 8 Novembre 2019)

Nel 2008 le aree rurali erano al primo posto per popolazione a rischio e le città all'ultimo.

In 10 anni le persone a rischio nei centri più urbanizzati sono aumentate di circa 5 punti (da 24,5% a 29,2%) e nel 2018 sono le grandi città ad avere la più alta percentuale di persone a rischio povertà ed esclusione. Dall'altra parte le aree rurali, cioè quelle meno urbanizzate, sono le uniche dove il livello di rischio è calato invece di aumentare, mentre le città medie e le cinture urbane presentano la quota più bassa (26,1%) nel 2018.

È importante sottolineare che l'aumento del rischio nelle grandi città potrebbe essere legato alla situazione delle periferie. Territori sì urbanizzati, ma dove le condizioni di chi ci vive sono spesso più difficoltose rispetto a quelle degli abitanti delle aree più centrali della città.

Un'altra variabile che incide sulla qualità della vita dei cittadini, nel nostro paese, è sicuramente quella geografica. In Italia esiste uno storico divario territoriale interno, che influisce sulle condizioni socio-economiche della popolazione. Abbiamo quindi ricostruito la variazione della percentuale di persone a rischio povertà ed esclusione, nelle cinque macro aree del paese.

FONTE: elaborazione agi - openpolis su dati Eurostat
(ultimo aggiornamento: mercoledì 23 Ottobre 2019)

Sud e isole: più del 40% di persone a rischio povertà ed esclusione.

Negli ultimi 10 anni la percentuale di persone a rischio povertà ed esclusione sociale è cresciuta in tutte le macro aree del paese. In particolare nel centro Italia, dove si registra un aumento complessivo di 5 punti percentuali. Nord-est e nord-ovest sono invece le zone con le variazioni più contenute. Da notare l'ampio divario tra il sud e le isole, al primo posto per rischio povertà ed esclusione, e il resto del paese.

Il rischio nelle regioni

Al fine di approfondire l'analisi territoriale, abbiamo visto, regione per regione, la percentuale di persone a rischio povertà ed esclusione.

FONTE: elaborazione agi - openpolis su dati Eurostat
(ultimo aggiornamento: mercoledì 23 Ottobre 2019)

Il divario tra le regioni in termini di popolazione a rischio povertà ed esclusione è molto ampio.

40,7 i punti percentuali in più di persone a rischio povertà ed esclusione in Campania rispetto alla P.A. Bolzano.

Tutte le regioni del sud Italia presentano percentuali di persone a rischio povertà ed esclusione uguali o superiori alla media, pari al 27,3% nel 2018. Al primo posto la Campania (53,6%), seguita da Sicilia (51,6%) e Calabria (44,5%). Con dati ampiamente inferiori a questi e al di sotto della media nazionale, tutte le regioni del centro-nord. Chiudono la classifica l'Emilia-Romagna (14,2%), il Friuli-Venezia Giulia (13,6%) e la provincia autonoma di Bolzano (12,9%).

Per capire quanto sia cambiata la situazione a livello regionale nel corso degli anni, abbiamo calcolato la variazione in punti percentuali delle persone a rischio dal 2008 al 2018.

FONTE: elaborazione agi - openpolis su dati Eurostat
(ultimo aggiornamento: mercoledì 23 Ottobre 2019)

Nella maggior parte delle regioni, da nord a sud, aumentano le persone a rischio.

Solo in sei regioni la percentuale di persone a rischio povertà ed esclusione sociale si è ridotta negli ultimi 10 anni.

I cali più significativi si registrano in Friuli-Venezia Giulia (-4,1), Molise (-3,3) e Puglia (-2,5). Al lato opposto della classifica, invece, la provincia autonoma di Trento, che presenta il maggior aumento (+12,3), seguita da Campania (+6) e Lazio (+5,8).

 

Foto credit: Unsplash Tom Parsons - Licenza

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