Infrazioni europee, migliora ancora la posizione dell’Italia Europa

Dall’inizio dell’anno sono 5 le procedure di infrazione aperte contro l’Italia. Solo 5 paesi hanno fatto meglio. Le infrazioni complessive a carico del nostro paese sono scese a 82. Un dato che colloca l’Italia al settimo posto tra i paesi meno disciplinati.

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Uno degli aspetti più controversi delle politiche comunitarie è il rispetto delle normative europee. Ogni anno infatti l’alto numero di direttive che vengono approvate deve trovare implementazione nella legislazione nazionale degli stati membri. Se questi non si adeguano scattano le cosiddette procedure di infrazione che possono portare a delle sanzioni di gravità crescente.

Con i nuovi dati di InfringEye, realizzato assieme all’European data journalism network, analizziamo l’evoluzione della materia. Dall’inizio dell’anno sono state aperte complessivamente 165 procedure di infrazione. Cinque di queste (il 3%) sono state avviate nei confronti dell’Italia. Si tratta di un dato che può essere valutato positivamente. Infatti solo Irlanda (1), Danimarca (2), Croazia, Lettonia e Olanda (4) hanno fatto meglio del nostro paese nel 2021.

5 procedure di infrazione aperte contro l’Italia nel 2021.

Le procedure ancora aperte a carico del nostro paese sono complessivamente 82. Un dato che colloca l’Italia al settimo posto tra i paesi con maggiori difficoltà nell’adeguarsi al diritto europeo. Rispetto al nostro ultimo aggiornamento però la posizione del nostro paese è migliorata: a novembre 2020 infatti le procedure pendenti erano 85 e l’Italia occupava il quarto posto nella classifica appena citata. Questi risultati possono essere attribuiti al governo Conte II, durante il quale c’è stata una netta inversione di tendenza rispetto all’esecutivo gialloverde.

Come funzionano le procedure di infrazione

Ma che cosa sono e come funzionano le procedure di infrazione? Gli stati membri dell’Unione europea hanno il dovere di adeguare i propri ordinamenti interni alle normative comunitarie. Alla commissione europea spetta il compito di verificare che ciò avvenga. Quando uno stato membro non recepisce integralmente una direttiva europea entro il termine stabilito, oppure quando le norme non vengono applicate correttamente, la commissione può avviare una procedura formale di infrazione.

Gli stati hanno il compito di recepire nel loro ordinamento le direttive europee. Se non lo fanno o se non le rispettano possono incorrere in una procedura formale di infrazione. Vai a "Cosa sono le procedure d’infrazione"

I due articoli del Trattato sul funzionamento dell’Unione europea (Tfue) che regolano tutto il processo sono il 258 e il 260. Le procedure si possono aprire in diversi modi. Oltre alle indagini interne portate avanti dalla commissione, cittadini, aziende e organizzazioni non governative possono denunciare, inoltrando un reclamo, il mancato rispetto delle normative Ue da parte di uno stato.

I motivi che possono portare all’avvio di una procedura di infrazione sono 3:

  • mancata comunicazione: quando lo stato membro non comunica in tempo le misure scelte per implementare la direttiva;
  • mancata applicazione: quando la commissione europea valuta la legislazione dello stato membro non in linea con il diritto Ue;
  • sbagliata applicazione: quando la legge europea non viene applicata o è applicata incorrettamente dallo stato membro.

Le procedure di infrazione possono comportare anche sanzioni pecuniarie a carico dei paesi membri.

Si avvia così un contenzioso tra lo stato e la commissione. Bruxelles può imporre allo stato membro di adeguarsi alla normative comunitarie entro una certa data. Se ciò non avviene, la commissione può decidere di fare ricorso alla corte europea di giustizia. Se, nonostante il pronunciamento della corte, il paese continua a non rettificare la situazione, la commissione può nuovamente citarlo in giudizio, stavolta ai sensi dell’articolo 260 Tfue.

A questo punto del contenzioso, la corte può imporre allo stato membro anche delle sanzioni economiche. Non si tratta di una questione di poco conto dato che ad esempio, in base alla relazione annuale della corte dei conti, nel 2019 l’Italia ha dovuto pagare oltre 655 milioni di euro di sanzioni dal 2012.

655.312.125€ pagati dall’Italia per mancato adeguamento al diritto Ue tra il 2012 e il 2019.

Le procedure di infrazione aperte dall’inizio dell’anno

Nonostante ci troviamo ancora nei primi mesi dell’anno, sono già 165 le nuove procedure d’infrazione aperte nel 2021. Il totale di quelle attualmente in corso arriva così a 1.821 (dati al 17 marzo). Tra gli stati con il maggior numero di nuove infrazioni a proprio carico troviamo la Polonia e Cipro con 10, la Bulgaria e il Belgio con 9 e la Romania con 8.

Come detto, l’Italia ha 5 nuove procedure di infrazione a suo carico. Stesso numero anche per Estonia, Finlandia e Ungheria. Quello italiano risulta essere il dato migliore tra i principali paesi europei. Francia e Germania hanno infatti subìto 6 procedure di infrazione ciascuna, mentre la Spagna 7.

FONTE: Dati commissione europea, elaborazione Edjnet/openpolis
(ultimo aggiornamento: mercoledì 17 Marzo 2021)

165 le procedure d’infrazione avviate da inizio 2021 dalla commissione europea.

L’atteggiamento più virtuoso del nostro paese rispetto al recente passato si conferma anche analizzando l’andamento nel tempo delle procedure complessivamente pendenti a carico dei vari stati. Se nel nostro ultimo report infatti le infrazioni contestate all’Italia erano 85, adesso questo numero è sceso a 82. Il nostro paese passa così dal quarto al settimo posto nella classifica degli stati con il maggior numero di procedure in corso.

FONTE: dati commissione europea, elaborazione Edjnet/openpolis
(ultimo aggiornamento: mercoledì 17 Marzo 2021)

È interessante notare che, nonostante sia ormai definitivamente uscito dall’Unione europea, nel 2021 è stata aperta una procedura di infrazione a carico del Regno Unito. Il contenzioso riguarda in particolare il mancato rispetto degli obblighi relativi ai protocolli sui rapporti con l’Irlanda e l’Irlanda del nord. Sempre a proposito del Regno unito possiamo notare che le procedure di infrazione a suo carico prima della “Brexit” erano 94, il secondo dato più alto dopo quello della Spagna.

Le procedure a carico dell'Italia

Il numero di casi pendenti a carico dell'Italia può essere considerato un buon "termometro" del rapporto che il nostro paese ha con le istituzioni europee. I governi della scorsa legislatura, soprattutto quelli guidati da Renzi e Gentiloni, avevano portato avanti delle chiare politiche per cercare di ridurli.

Infrazioni, termometro della relazione tra Italia e commissione europea.

Se a inizio 2014 il dato superava le 100 unità, nel marzo 2018 (fine del governo Gentiloni) i casi erano solamente 59. Al contrario, con l'avvento del governo giallo-verde, le procedure di infrazione sono tornate a salire. In base ai dati del dipartimento per le politiche europee di palazzo Chigi infatti al 18 settembre 2019 (pochi giorni dopo la fine del Conte I) le infrazioni a carico del nostro paese erano 81, 22 in più.

A giugno 2020 è stato poi raggiunto il numero record di 92 procedure di infrazione pendenti. Da qui però è iniziato un tentativo di invertire la tendenza. Ad ottobre 2020 le procedure pendenti infatti erano scese a 85. C'è stata poi una risalita che ha portato ad un nuovo picco a febbraio di quest’anno dove le infrazioni in corso erano arrivate ad essere 91. Pochi giorni dopo tuttavia questo numero è sceso di nuovo. Ciò perché tra  il 3 ed il 18 febbraio sono state archiviate in blocco ben 10 procedure. Complessivamente quindi rispetto a ottobre dello scorso anno le infrazioni a carico del nostro paese sono 3 in meno, 10 in meno rispetto a giugno.

FONTE: dati ministero affari europei e commissione europea, elaborazione Edjnet/openpolis
(ultimo aggiornamento: giovedì 18 Febbraio 2021)

Un elemento significativo da considerare è proprio quello del rapporto tra le nuove procedure di infrazione avviate e quelle che invece sono state chiuse nello stesso periodo. Questo è forse il dato che più ci aiuta a comprendere come il governo Conte II abbia cercato di migliorare la propria posizione nei confronti dell'Ue.

Lo sforzo fatto dal governo Conte II per ridurre il numero delle infrazioni a carico dell’Italia ha ottenuto buoni risultati.

Durante il primo esecutivo Conte sono state infatti aperte 36 procedure di infrazione e ne sono state chiuse 20. Con il Conte II invece le procedure aperte sono state 47 ma nello stesso periodo ne sono state chiuse 45. Se dunque con il governo gialloverde per ogni procedura chiusa ne venivano aperte circa 2, con il governo giallorosso il rapporto è di circa 1 a 1.

Inoltre sebbene l'Italia continui ad essere uno dei paesi con il maggior numero di procedure aperte a proprio carico il nostro paese, rispetto al giugno 2020, ha ridotto tale valore quasi dell'11%. Si tratta della seconda performance migliore a livello europeo nel periodo considerato, dopo quella del Portogallo (-15,7%).

FONTE: dati commissione europea, elaborazione Edjnet/openpolis
(ultimo aggiornamento: mercoledì 17 Marzo 2021)

Tra i principali paesi europei, l'Italia è l'unica ad aver migliorato la propria posizione. La Germania infatti ha un saldo neutro, mentre Francia e Spagna hanno incrementato il peso della infrazioni a loro carico rispettivamente del 10,2% e del 5,2%.

A che punto sono le infrazioni italiane e di cosa trattano

Dall’invio della lettera di costituzione in mora da parte della commissione, all’imposizione di una sanzione pecuniaria da parte della corte europea di giustizia può passare molto tempo. L’iter delle procedure d’infrazione può infatti essere lungo e complesso da monitorare. È per questo motivo che, nell’entrare meglio nel dettaglio della situazione, è necessario differenziare tra i diversi step della procedura.

Delle 82 infrazioni attualmente in essere, 34 (il 41,5%) sono ancora all’inizio dell’iter. Per esse infatti l’ultimo aggiornamento risale all’invio da parte della commissione della lettera di costituzione in mora, come previsto dall’articolo 258 del Tfue. Sono 7 (l’8,5%) invece quelle che ad oggi si trovano nello stato dell’iter più avanzato: il ricorso della commissione di fronte alla corte di giustizia europea nell’ambito dell’articolo 260 (che può portare a sanzioni di tipo economico).

8,5% delle infrazioni a carico dell'Italia sono allo stadio più avanzato.

Per quanto riguarda i settori maggiormente interessati dalle infrazioni, nel nostro paese abbiamo troviamo l'ambiente (19) al primo posto seguito da trasporti e mobilità (12), industria e mercato (10) e tassazione, energia e affari interni (8).

FONTE: Dati commissione europea, elaborazione Edjnet/openpolis
(ultimo aggiornamento: mercoledì 17 Marzo 2021)

L’ambiente è la principale causa di infrazione nella maggior parte dei paesi europei

Da notare che l’ambiente è la principale causa di infrazione nella maggior parte dei paesi europei. Fanno eccezione solo Portogallo, Belgio, Olanda, Lussemburgo, Grecia, Lituania ed Estonia. Indice del fatto che, nonostante il tema sia ormai costantemente al centro del dibattito pubblico, gli stati membri ancora fatichino ad adeguarsi agli ambiziosi obiettivi che l’Ue si è posta su questo tema.

FONTE: dati commissione europea, elaborazione Edjnet/openpolis
(ultimo aggiornamento: mercoledì 17 Marzo 2021)

Eu pilot, quando si risolvono le infrazioni sul nascere

Ogni anno mediamente sono più di 3.500 le denunce che arrivano alla commissione per possibili violazioni del diritto Ue. Poche di queste però si concretizzano in vere e proprie investigazioni ufficiali. Nel 2019 ad esempio, le denunce verso gli stati membri sono state 3.525 e solo 150 (il 4,3%) hanno portato all’apertura di indagini da parte della commissione. L’Italia è stato il secondo paese (dopo la Spagna) verso cui sono state depositate più denunce: 375, circa il 10,6% del totale.

375 le segnalazioni nei confronti dell’Italia nel 2019.

A conferma di ciò, delle 375 denunce nei confronti del nostro paese, solo in 18 casi si è poi arrivati all’apertura di un Eu pilot. Di cosa si tratta? L'Eu pilot è un sistema lanciato dalla commissione nel 2008 che anticipa l’avvio di una procedura d’infrazione nell’ottica di evitare di giungere ad un contenzioso con uno stato membro.

L’Eu Pilot è stato introdotto per tentare di risolvere contenziosi prima di aprire una procedura d’infrazione.

Generalmente le procedure di Eu pilot hanno un tasso di risoluzione molto alto. Il tasso di risoluzione è la percentuale di Eu pilot trattati dalla commissione europea per cui sono state accettate le risposte date dagli stati membri. Casi in cui, cioè, non si è proceduto con l’avvio ufficiale di una procedura d’infrazione, e in cui quindi una preventiva comunicazione ha evitato contenziosi ufficiali. Dei 244 Eu Pilot trattati nel 2019, 187 sono stati chiusi dalla commissione, che ha quindi ritenuto la risposta fornita dagli stati membri soddisfacente. Il tasso di risoluzione è dunque del 77%, il dato più alto (insieme al 2017) dei 6 anni precedenti.

C’è da dire però che, così come sottolineato anche dal dipartimento italiano per le politiche europee, questo strumento negli ultimi anni è stato utilizzato sempre meno. Anche se nel 2019 il numero di Eu pilot aperti è tornato a salire rispetto ai due anni precedenti.

Secondo la nuova governance della commissione, l'apertura di casi Eu pilot è limitata a presunte violazioni del diritto dell'Ue di natura prevalentemente tecnica, mentre, per contestazioni relative a questioni considerate prioritarie sul piano politico o per le quali la posizione dello stato membro è già chiara e nota alla commissione, le violazioni sono gestite direttamente con la procedura disciplinata dagli articoli 258 e 260 del Tfue.

Nel caso dell’Italia, il tasso di risoluzione degli Eu pilot tende ad essere superiore alla media europea. Se generalmente questo dato si è attestato tra il 72% e il 77% tra il 2014 e il 2019, per il nostro paese il dato era del 79% nell'ultimo anno della serie, mentre nel 2016 e 2017 il tasso di risoluzione ha sfiorato il 90%.

Il tasso di risoluzione è la percentuale di Eu Pilot trattati dalla Commissione europea per cui sono state accettate le risposte date dagli Stati membri

FONTE: Dati commissione europea, elaborazione Edjnet/openpolis
(ultimo aggiornamento: mercoledì 17 Marzo 2021)

Negli ultimi anni quindi l’Italia, con la sola eccezione del 2018, ha registrato un tasso di risoluzione particolarmente elevato. Un dato considerevole pur trattandosi, come abbiamo visto, di un settore limitato a temi di natura tecnica.

Riutilizzo di dati per investigazioni

InfringEye vuole essere uno strumento a disposizione di giornalisti, cittadini e accademici per portare avanti ricerche e investigazioni. Per questo motivo lo European data journalism network mette a disposizione, per un libero riutilizzo, tutto il materiale impiegato per la creazione dello strumento.

Uno strumento sviluppato per rendere più semplice per i giornalisti, gli attivisti e i cittadini monitorare le procedure europee di infrazione contro gli stati membri, filtrandole per paese, stato della procedura e argomento. InfringEye presenta quindi il contesto in cui si inserisce una procedura di infrazione, fornendo dati utilizzabili come base per inchieste e lavori giornalistici.

Photo credit: Facebook commissione europea - Licenza

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