In think tank e fondazioni, le donne sono poche e con posizioni marginali Disparità di genere

Nel nostro paese le donne hanno maggiori difficoltà ad accedere agli ambiti di gestione del potere politico. Una dinamica che emerge anche nel mondo di think tank, fondazioni politiche e associazioni.

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In tutti i paesi europei e in Italia in particolare, le donne hanno più difficoltà degli uomini ad accedere ad un’occupazione. Ancor di più se si tratta di posizioni di alto livello, ruoli di potere e di leadership. Una disparità, quella di genere, che si manifesta in modo trasversale in diversi ambiti, settori e posizioni lavorative.

Il potere politico è particolarmente soggetto al divario di genere.

Dai ruoli governativi a quelli di partito, dalle cariche di stato alle amministrazioni locali, le donne nel nostro paese continuano a costituire una minoranza quando si tratta di gestione del potere politico, nonostante ci siano stati notevoli progressi negli anni.

Un ambito che va ben oltre i ruoli appena citati e che comprende anche realtà che, seppur poco note, sono sempre più centrali nelle dinamiche politiche nazionali: think tank, fondazioni e associazioni.

Organizzazioni molto diverse tra loro, che hanno in comune l’idea di creare un luogo di confronto e discussione, coinvolgendo attori politici e accademici, imprenditori e società civile. Al fine di attivare processi di policy making, formare una nuova classe politica o promuovere la diffusione di determinati dibattiti.

Le donne in think tank, fondazioni e associazioni

Queste strutture hanno un ruolo rilevante nella determinazione del panorama politico nazionale, ma anche in questo caso le donne si ritrovano in grande minoranza. Sono meno presenti e perlopiù confinate in organizzazioni specifiche e in posizioni meno incisive, rispetto a quelle ricoperte dagli uomini.

In questo panorama, ci sono alcuni casi interessanti da segnalare. Donne che spiccano nella galassia di think tank e fondazioni, in strutture molto diverse tra loro. È il caso ad esempio di Livia Turco, ex ministra e politica che ora ricopre il ruolo di presidente della Fondazione Nilde Iotti. Percorso simile a quello di Giovanna Melandri, presidente della Human Foundation. Si tratta, in entrambi i casi, di organizzazioni incentrate sulla promozione di tematiche sociali e civili.

Esperienza diversa è quella che riguarda Mara Carfagna, deputata della legislatura in corso per Forza Italia. A fine 2019 ha presentato la sua associazione Siamo voce libera, nel tentativo di inserirsi nel panorama politico di centrodestra. Una struttura quindi, strettamente legata al lancio di un nuovo soggetto nelle dinamiche politiche, più che alla promozione di dibattiti specifici.

Infine, alcune donne si distinguono anche per gli incarichi ricoperti in più organizzazioni. È il caso ad esempio di Marta Dassù, presente in cinque diverse strutture e di Monica Maggioni, presente in due. La prima è stata vice-ministro in due governi e amministratore di società partecipate. La seconda è stata giornalista e presidente Rai ed è attualmente Amministratore Delegato di Rai Com.

I think tank non riguardano infatti solo personaggi e legami politici, ma rappresentano un luogo in cui fare rete in senso più ampio. Dove anche accademici, imprenditori o dirigenti pubblici possono posizionarsi in modo strategico, instaurare legami con persone che hanno incarichi politici e mirare così a influenzare le dinamiche di potere nazionale.

Un meccanismo che funziona allo stesso modo sia per gli uomini che per le donne. La differenza è che le seconde sono comunque sotto rappresentate e occupano generalmente posizioni di minore rilevanza, fatta eccezione per alcuni casi specifici, come quelli appena descritti.

Un divario qualitativo, oltre che quantitativo

Dal 2015 a oggi, openpolis ha censito 153 strutture tra think tank, fondazioni e associazioni. Su un totale di 3.050 membri, solo 731 sono donne (23,9%). Una quota bassa, se si pensa che meno di 1 membro su 4 è donna.

Poche le donne che fanno parte di think tank, fondazioni e associazioni in Italia.

Al di là di quante donne ci sono in una determinata struttura, quando si analizza la disparità di genere nel mondo del lavoro è fondamentale considerare quali posizioni le donne ricoprono, in termini di rilevanza e potere decisionale.

Gli incarichi variano molto da organizzazione a organizzazione e non sono sempre disponibili informazioni a riguardo. Ogni struttura stabilisce, secondo il proprio statuto, quali sono le posizioni apicali e a chi è affidata la rappresentanza legale. Questo complica la comparazione tra strutture diverse, a livello di incarichi.

Per cercare comunque di capire la presenza di donne nei ruoli di potere, abbiamo calcolato il numero di incarichi ricoperti da donne tra presidenti, segretari e direttori di tutti i think tank, fondazioni e associazioni. Sono solo 16, su un totale di 131 incarichi attualmente attivi.

12,2% le posizioni di potere ricoperti da donne all’interno di think tank, fondazioni e associazioni.

Per approfondire la questione, abbiamo considerato tutte le cariche di diverso rilievo delle fondazioni politiche e isolato per ognuna la percentuale di uomini e donne che le ricoprono, calcolandone il divario in punti percentuali.

Non sono considerate le fondazioni bancarie.

FONTE: dati ed elaborazione openpolis
(ultimo aggiornamento: lunedì 18 Maggio 2020)

Su 38 presidenti di fondazione, solo 3 sono donne (8%), rispetto ai 35 uomini che ricoprono quella carica (92%). Un dato rilevante, considerando che il ruolo di presidente è il più importante a livello istituzionale e di rappresentanza.

Si tratta di Livia Turco, presidente della Fondazione Nilde Iotti, Giovanna Melandri di Human foundation e Margherita Boniver della Fondazione Craxi.

È interessante notare invece come il divario più ristretto, anche se comunque notevole (28 punti percentuali), sia quello tra vice presidenti del cda. Una carica che non esercita un grande impatto sulle attività della fondazione.

Come cambia il divario, a seconda delle attività svolte dalla struttura...

Per approfondire meglio le dinamiche che delineano la disparità di genere in think tank, fondazioni politiche e associazioni, è interessante verificare come varia la presenza delle donne in queste strutture. A seconda sia delle attività svolte, sia dell'area politica di riferimento.

I dati mostrano la percentuale di incarichi ricoperti da donne, nelle strutture divise per attività. Tra le fondazioni non sono considerate quelle bancarie.

Aggregazione politica: componente all’interno di un movimento o luogo in cui vengono coltivati e discussi determinati ideali politici;
Formazione politica e ricerca accademica: organizzazione nata per la ricerca ed elaborazione di proposte politiche attraverso l’organizzazione di eventi, convegni e scuole di formazione;
Policy making tematico: luogo di incontro bipartisan su tematiche ad hoc con lo scopo di influenzare il dibattito politico in materia.

FONTE: dati ed elaborazione openpolis
(ultimo aggiornamento: lunedì 18 Maggio 2020)

Sottolineando che si parla sempre di discrepanze di genere molto ampie in tutti e tre i casi, la percentuale più alta di donne si registra in organizzazioni che si concentrano su temi specifici, come questioni civili e sociali.

È il caso ad esempio dell'Associazione Luca Coscioni, Equality Italia e Human Foundation. Quest'ultima guidata da Giovanna Melandri, una delle tre donne presidenti di fondazioni politiche, come abbiamo visto in precedenza. Anche l'Associazione Luca Coscioni ha una donna, l'avvocato Filomena Gallo, nella posizione apicale, che in questo caso è quella di segretario e due donne come vice segretario.

Più donne nelle strutture meno politicizzate.

Seguono invece le strutture che si occupano di formazione e ricerca e quelle strettamente legate a determinati personaggi o ideali politici, dove in media gli uomini sono presenti in quote maggiori. Questo suggerisce in un certo senso una maggiore difficoltà per le donne, ad accedere a organizzazioni più improntate alla gestione del potere politico.

Possiamo tuttavia sottolineare due eccezioni positive in questo senso. Da un lato, la Fondazione Nilde Iotti, composta per la quasi totalità da donne (97%), che si occupa di formazione e ricerca, in particolare sul tema della rappresentanza di genere. Dall'altro lato DemA, l'associazione legata al sindaco di Napoli De Magistris, dove il 41% degli incarichi è ricoperto da donne.

...e dell'area politica

Un ulteriore punto di osservazione del divario tra uomini e donne nell'universo di think tank, fondazioni e associazioni, è quello relativo alle diverse aree politiche di appartenenza di queste strutture.

Le organizzazioni con più incarichi ricoperti da donne sono quelle che fanno riferimento all'area dei radicali. Tra queste spicca l'associazione Non c'è pace senza giustizia, guidata da Emma Bonino come presidente, dove il 64% degli incarichi è ricoperto da donne.

Le quote medie diminuiscono invece, man mano che ci si sposta nello spettro politico da sinistra a destra.

I dati mostrano la percentuale di incarichi ricoperti da donne, nelle strutture divise per area politica. Tra le fondazioni non sono considerate quelle bancarie.

FONTE: dati ed elaborazione openpolis
(ultimo aggiornamento: lunedì 18 Maggio 2020)

Come anticipato all'inizio dell'articolo, è interessante in questo senso approfondire l'esperienza di Mara Carfagna e dell'associazione "Siamo voce libera", che si colloca nell'area di centrodestra.

Presidente e unico membro dell'associazione, la deputata di Forza Italia ha lanciato questa struttura, con un suo manifesto, allo scopo di inserirsi nel panorama politico di centrodestra. Un'organizzazione, quindi, fortemente mirata alla promozione di un nuovo soggetto politico invece che a tematiche di tipo sociale e civile, o ad attività di formazione e ricerca.

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