Quanto sappiamo su think tank e fondazioni politiche Elezioni

Aumenta la loro importanza nel sistema politico, soprattuto in campagna elettorale, ma le informazioni disponibili non sono sufficienti.

|

Sono passati quasi 3 anni dal nostro primo censimento in materia. I MiniDossier “Cogito ergo sum” del 2015 e del 2017 sono serviti a scattare le prime fotografie di realtà che stanno avendo un ruolo sempre crescente nelle dinamiche politiche italiane.

Cogito ero sum, i think tank politici in Italia

L’ormai consolidata crisi dei partiti è infatti coincisa con la crescita di think tank, fondazioni e associazioni politiche: strutture accomunate dalla presenze di politici negli organi apicali, dal desiderio di diventare dei forum in cui discutere e formare una nuova classe politica e dalla volontà di instaurare dei processi di policy making. Gli esempi negli ultimi anni sono stati innumerevoli, ed evidenziano in pieno il binario parallelo che si sta creando rispetto ai partiti. Da Matteo Renzi, segretario del Partito democratico, che ogni anno organizza la Leopolda finanziata dalla sua fondazione Open, alle scuole di formazione politica della fondazione Magna Carta, l’organizzazione guidata da Gaetano Quagliariello, esponente di spicco del centrodestra. A questo proposito, lo scorso novembre avevamo raccontato di un evento organizzato dalle fondazioni Magna carta e Libertà per il bene comune in cui veniva presentato “il programma di governo dell’Italia“. Delle prime prove dell’attuale coalizione di centrodestra, vista la presenza di Forza Italia, Lega nord, Fratelli d’Italia e le varie anime di Noi con l’Italia (Fitto e Cesa). Insomma, anche con la progressiva diminuzione del finanziamento pubblico ai partiti, e la necessità di trovare nuovi modi per finanziare le campagne elettorali, il tema sembra essere particolarmente pertinente alla fase politica che stiamo vivendo.

La crisi dei partiti è coincisa con la crescita nei numeri, e in importanza, dei think tank

Come spesso capita però, le leggi che regolano il nostro paese non sono ancora riuscite ad adattarsi a questi cambiamenti, e la mancanza di una forma giuridica ad hoc dedicata alle fondazioni politiche, rende molto difficile monitorare il fenomeno in maniera soddisfacente. Dal nostro primo censimento a oggi abbiamo registrato 108 strutture, fra fondazioni e associazioni. Nel corso degli anni alcune si sono sciolte, altre si sono formate, in uno scenario in costante movimento. In mancanza di un registro ufficiale, l’unico modo per ricostruire l’ampiezza del fenomeno è attraverso un’analisi dei siti internet ufficiali.

108 le fondazioni e associazioni politiche censite dal 2015 a oggi

Delle 108 strutture registrate dal 2015 a oggi, 94 sono ancora attive con un sito web funzionante. Attraverso questa fonte, per quanto basilare, è possibile iniziare a rispondere a delle prime domande, semplici, ma fondamentali:

  • Chi fa parte di queste strutture;
  • Cosa si prefiggono di fare e che forma giuridica hanno;
  • Come si finanziano.

Per rispondere al primo di questi punti abbiamo dato uno sguardo agli organigrammi dei think tank, notando sin da subito che il 23,40% di essi non pubblica questo tipo di informazione sul proprio sito internet. Sapere chi detiene quali incarichi nelle strutture censite è centrale per poter portare avanti due analisi specifiche: il collocamento politico/ideologico dei think tank, guardando all’appartenenza partitica dei politici coinvolti, e la possibilità di disegnare mappe di relazioni attraverso quei membri presenti in più strutture.

La raccolta dati è stata fatta attraverso un’analisi dei siti internet delle strutture censite.

FONTE: openpolis

Altri dettagli centrali sulle fondazioni e associazioni in questione si possono desumere attraverso la lettura degli statuti. Non essendoci particolari obblighi di legge, anche qui sono poche le realtà che decidono di pubblicare questo documento sul proprio sito internet, nello specifico il 46,81%. Perché è importante lo statuto? Molto semplicemente perché dà l'indicazione sulla forma giuridica del think tank, permettendo di distinguere tra fondazioni, associazioni o altro. Lo statuto è anche utile perché in esso vengono descritti alcuni elementi chiave, su tutti: attività svolte, scopi e finalità, patrimonio e organi.

In mancanza di una forma giuridica ad hoc, in Italia è molto difficile inquadrare il fenomeno

Inoltre più le informazioni sono rilevanti e meno se ne trovano. È chiaramente il caso delle informazioni economico-finanziarie e dell'elenco dei finanziatori o soci. Sulle 94 strutture rintracciate con un sito internet attivo, solo 15 (il 15,96%) pubblicano un bilancio, più o meno aggiornato e più o meno strutturato: Aspen Institute Italia, Centro studi politica internazionale, Fondazione Basso, Fondazione Di Vittorio, Fondazione Eyu, Fondazione Nilde Iotti, Fondazione Open, Fondazione Sviluppo sostenibile, Glocus, Human Foundation, Italia decide, Libertiamo, Magna carta, P&R foundation e Symbola.

15 i think tank che pubblicano il bilancio sul proprio sito internet

La casella economica della ricerca può essere riempita in due modi, da un lato, come appena fatto, cercando di capire la grandezza finanziaria delle strutture censite, dall'altro con un'analisi dei loro finanziatori o soci. Come pronosticabile, questo tipo di informazione si riesce a ricostruire con ancora più difficoltà. Delle 94 realtà analizzate, solo 8 (l'8,51%) ha condiviso su internet l'elenco dei finanziatori o soci: Aspen Institute Italia, Fondazione Etica, Fondazione Open, Fondazione per le scienze religiose Giovanni XXIII, Fondazione sviluppo sostenibile, Human Foundation, Italia decide e Symbola.

 

Foto credit: Flickr Renaissance Seminar - Licenza

PROSSIMO POST