I profughi ucraini a 15 mesi dall’inizio della guerra Migranti

Per accogliere i profughi provenienti dall’Ucraina sono state prese misure senza precedenti: un sistema di protezione temporanea e un nuovo modello di accoglienza. Quest’ultimo non ha funzionato al meglio, ma può essere una strada futura da percorrere.

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Degli 8,3 milioni di rifugiati ucraini presenti in Europa, circa 5 milioni hanno ricevuto la protezione temporanea. Una forma di asilo che negli ultimi 20 anni non era mai stata implementata per altre categorie di profughi.

L’Italia ha inoltre avviato un modello di accoglienza del tutto nuovo, basato sul ricorso alla pratica dell’accoglienza diffusa e al contributo di sostentamento. Il secondo ha funzionato meglio della prima e pertanto il sistema ha sicuramente dei margini di miglioramento.

Ciononostante, si tratta di due esempi di una chiara volontà di accogliere, che non si è manifestata per i rifugiati provenienti da altri paesi altrettanto vessati da guerre e conflitti. Ma che potrebbe in futuro rappresentare un nuovo modello di accoglienza.

I profughi ucraini in Europa e il sistema di asilo temporaneo

Secondo le stime dell’agenzia Onu per i rifugiati (Unhcr), sono più di 8 milioni i profughi ucraini che si trovano in Europa. L’alto commissariato rileva inoltre quasi 22 milioni di attraversamenti in uscita dal paese dal 24 febbraio 2022, giorno dell’invasione russa in Ucraina, al 16 maggio scorso. È doveroso evidenziare che si tratta di singoli movimenti e non di persone. Perché in questi 15 mesi sono molti ucraini usciti, rientrati e nuovamente fuggiti dal paese.

Oltre 5 milioni di ucraini in Europa hanno ottenuto la protezione temporanea prevista dalla direttiva europea 2001/55/Ce. Si tratta di un provvedimento entrato in vigore dopo le guerre nei Balcani, di fronte al forte flusso di profughi di quelle zone, e riattivato nel 2022 per la prima volta dopo 20 anni. Tale direttiva, che non è stata applicata nel caso di altri, ugualmente tragici conflitti che hanno generato milioni di profughi, come la guerra in Siria o quella in Afghanistan, crea un sistema di asilo temporaneo specificamente per i cittadini e le cittadine ucraine.

L’accoglienza in Italia ha forti criticità e anzi si tende a stringere le maglie sempre di più. Quando invece il caso ucraino dimostra, al di là di tutto, che funziona accogliere, rendere autonomi. Questo nonostante i profughi ucraini siano in numero decisamente superiore rispetto agli atri richiedenti asilo e rifugiati.

5.124.575 gli ucraini che hanno ricevuto la protezione temporanea (al 16 maggio 2023).

I dati sono aggiornati a metà maggio 2023 e si riferiscono al numero di rifugiati registrati. Si considerano soltanto le persone che hanno ricevuto la protezione temporanea (direttiva 2001/55/Ce). Pertanto le cifre non corrispondono al numero totale dei rifugiati di nazionalità ucraina.

FONTE: elaborazione openpolis su dati Unhcr
(pubblicati: martedì 16 Maggio 2023)

La Polonia è il primo paese Ue per numero di ucraini titolari di protezione temporanea (1,6 milioni di persone, per il 31,2% del totale). Seguono la Germania e la Repubblica Ceca con cifre superiori al mezzo milione.

L’Italia, con circa 175mila, è al sesto posto. Le regioni che hanno ricevuto più rifugiati di nazionalità ucraina sono state la Lombardia (circa 32mila, il 18% del totale), l’Emilia-Romagna (20.555 persone) e la Campania (18.278).

Come è stata gestita l’accoglienza degli ucraini in Italia

Il governo italiano ha dichiarato lo stato di emergenza per la guerra in Ucraina il 25 febbraio 2022, il giorno successivo all’invasione russa. Dalla fine del 2022 lo ha prorogato prima al 3 marzo 2023 e infine al 31 dicembre dello stesso anno.

Due nuove misure: accoglienza diffusa e contributo di sostentamento.

Lo stato di emergenza ha visto una attivazione di tutto il sistema di accoglienza italiano per gestire i flussi di rifugiati provenienti dall’Ucraina. Si sono predisposti nuovi posti nei centri, sia Cas che Sai, e si è ricorso allo strumento della cosiddetta “accoglienza diffusa” (introdotta dal dl 21/2022), che ha visto il coinvolgimento di comuni, terzo settore e privato sociale (enti religiosi, centri di volontariato e altri). A queste misure si è aggiunto infine il contributo di sostentamento. Ovvero un assegno di 300 euro mensili per ogni cittadino ucraino titolare di protezione temporanea che abbia trovato una sistemazione autonomamente, più 150 euro per ogni minorenne. Un contributo erogato per massimo 90 giorni. Due sostanziali novità dell’accoglienza dei profughi.

Pochi ucraini hanno scelto il sistema di accoglienza. La principale ragione è che, pur essendo un paese di recente immigrazione verso l’Italia, quella ucraina era nel 2021 la quarta nazionalità extra-Ue più rappresentata nel nostro paese.

Disponendo quindi di una rete di conoscenze più forte, spesso si sono affidati a questa piuttosto che alla normale accoglienza. Come riporta il centro studi Idos, dei profughi ucraini arrivati nei primi sei mesi dall’invasione russa, appena il 20% è stato accolto tramite il sistema istituzionale. Un fatto imputabile anche al fallimento del sistema di accoglienza diffusa, che ha visto una serie di ostacoli burocratici.

La maggior parte dei profughi ucraini presenti nel nostro paese ha quindi trovato autonomamente una sistemazione e ha percepito il contributo di sostentamento. Si tratta della principale modalità con cui l’Italia ha, alla fine, gestito l’accoglienza degli ucraini.

I dati si riferiscono alle richieste presentate dai cittadini ucraini titolari di protezione temporanea alla misura di contributo di sostentamento, nel periodo compreso tra il 29 aprile 2022 e il 22 gennaio 2023. Per quanto riguarda invece i dati sulla popolazione residente, essi sono relativi al primo gennaio 2022.

FONTE: elaborazione openpolis su dati protezione civile
(consultati: lunedì 22 Maggio 2023)

Nella provincia di Napoli si sono registrate quasi 8mila richieste. Seguono altre due città molto popolose: Roma e Milano, entrambe con oltre 6mila richieste. A livello regionale invece, al primo posto si trova la Lombardia (quasi 24mila richieste), seguita dalla Campania e dall’Emilia-Romagna (entrambe con poco meno di16mila).

Se invece analizziamo i dati in rapporto alla popolazione residente, al primo posto c’è Rimini (718 richiedenti ogni 100mila abitanti), seguita da Novara (515).

Nonostante le difficoltà che ha incontrato l’accoglienza diffusa, il sistema con cui l’Italia ha gestito l’accoglienza degli ucraini può essere un esempio per il futuro. Si tratta infatti di un sistema che ha aiutato migliaia di persone in poco tempo valorizzando inoltre l’autonomia dei profughi stessi, permettendo loro di trovarsi un alloggio da soli. Come evidenzia Idos, tale modello potrebbe essere esteso anche ai profughi di altre nazionalità, che come denunciamo ormai da anni vengono accolti in un sistema che mostra quotidianamente tutte le sue forti criticità.

Foto: Andrea Mancini

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