I posti di lavoro vacanti in Europa e in Italia Europa

Il tasso di posti vacanti indica la domanda di lavoro non soddisfatta. In Italia è inferiore alla media europea ma ha subito importanti cambiamenti tra prima, durante e dopo lo scoppio della pandemia da Covid-19.

|

Il tasso dei posti vacanti è uno dei principali indicatori economici sul mercato del lavoro. Esso misura lo scompenso tra la domanda e l’offerta, visto dal lato della domanda, ovvero dal punto di vista del datore di lavoro. Si tratta di un dato che varia ampiamente da paese a paese, in Europa, e che ha subito importanti oscillazioni a ridosso della pandemia.

Cos’è il tasso di posti vacanti e come viene misurato

Ci sono due modi per misurare lo scompenso tra la domanda e l’offerta di lavoro. Da una parte, c’è il tasso di disoccupazione, che indica quante persone vorrebbero lavorare e sono attivamente alla ricerca di un impiego, ma non riescono a trovarlo. Dall’altra parte, i posti di lavoro esistenti ma non occupati – lo scompenso visto dal lato della domanda.

I posti vacanti, ovvero quelle posizioni lavorative che le imprese vogliono occupare, e per le quali stanno cercando attivamente lavoratori, rappresentano infatti una misura della domanda di lavoro insoddisfatta.

Come evidenzia Istat, si tratta di una variabile che aiuta anche a capire meglio il problema della disoccupazione. Se il tasso di posti vacanti è molto basso, la disoccupazione può essere essa stessa conseguenza di una domanda di lavoro insufficiente. Se invece è alto, può non essere dipendente dalla domanda, ma costituire un problema strutturale. Oppure può esserci un problema di mismatch tra le competenze dei candidati e quelle richieste dai datori di lavoro oppure a livello geografico. O ancora una discrepanza con le aspettativa del lavoratore.

Importante è anche se l’offerta di lavoro è idonea.

Nello studio del mercato del lavoro, il tasso di posti vacanti può inoltre avere un valore predittivo rispetto alle oscillazioni del tasso di occupazione. Anche se il rapporto tra questi due fenomeni è influenzato da una serie di variabili, tra cui come accennato l’idoneità dell’offerta, soprattutto in un paese come il nostro, dove ad esempio non esiste il salario minimo.

Secondo il regolamento Ue 453/2008, si definisce vacante un posto di lavoro retribuito che è appena stato creato, non occupato o in procinto di essere liberato. Posto per cui il datore di lavoro sta attivamente cercando – o è preparato a cercare attivamente – un candidato adatto al di fuori del contesto della data azienda, e che intende occupare immediatamente o in un preciso lasso di tempo. Con “attivamente” si fa riferimento a una serie di azioni concrete:

  • notificare l’esistenza del posto vacante presso i servizi pubblici per l’impiego;
  • contattare un’agenzia privata di impiego o head hunter;
  • pubblicizzare il posto vacante nei media (su internet, sui giornali o nelle riviste);
  • pubblicizzarlo in un albo pubblico;
  • fare colloqui, selezionare, avvicinarsi a potenziali candidati in modo diretto;
  • avvicinarsi a impiegati e/o contatti personali;
  • usare lo strumento del tirocinio.

Il tasso di posti vacanti (Jvr in inglese, acronimo di job vacancy rate) è il numero di posti vacanti come percentuale sulla somma di tutti i posti di lavoro, occupati e non.

Una panoramica europea

Mediamente nell’Unione europea il tasso di posti vacanti nel 2021 si attestava leggermente sopra al 2%. Un dato che risulta essere in crescita da diversi anni, fatta eccezione per un calo momentaneo nel 2020, in corrispondenza dell’inizio della pandemia.

2,3% i posti di lavoro che risultano vacanti, appena creati o in procinto di essere liberati, in Ue (2021).

Il tasso risulta fortemente differenziato da paese a paese. Istat ipotizza che queste differenze siano attribuibili a tre classi di fattori:

  • le diverse caratteristiche strutturali del mercato del lavoro nei vari paesi europei;
  • una non perfetta sovrapposizione delle popolazioni di riferimento degli indicatori considerati;
  • le disomogeneità ancora presenti fra i metodi di misurazione dei posti vacanti e delle posizioni occupate nei vari paesi.

I dati si riferiscono alla quota di posti di lavoro che risultano vacanti, appena creati o in procinto di essere liberati, al momento della rilevazione. Sono considerati i settori di industria, costruzioni e servizi (esclusi le attività di famiglie e convivenze come datori di lavoro per personale domestico e le organizzazioni e istituzioni extra-territoriali) in tutte le aziende. Non sono disponibili i dati francesi, che riguardano soltanto le aziende con più di 10 impiegati, né quelli danesi, che considerano solo le singole unità all’interno di ogni impresa. Per quanto riguarda l’Italia, i settori della pubblica amministrazione, dell’istruzione, della sanità e delle istituzioni pubbliche non risultano coperti completamente.

FONTE: elaborazione openpolis su dati Eurostat
(pubblicati: giovedì 15 Dicembre 2022)

La Repubblica Ceca è il primo paese Ue per quota di posti di lavoro vacanti (5%). Seguono Belgio (4,3%) e Paesi Bassi (3,8%). Sono invece cinque gli stati in cui questa cifra scende sotto l’1%: Romania, Slovacchia, Bulgaria, Spagna e Grecia. Con l’1,8%, l’Italia è al di sotto della media europea.

L’andamento in Italia, prima durante e dopo lo scoppio della pandemia

Rispetto al 2020, il tasso di posti vacanti ha subito un aumento in quasi tutti gli stati Ue (a parte la Repubblica Ceca, che ha registrato un modesto calo). Incrementi marcati si sono verificati soprattutto nei Paesi Bassi e in Belgio, con cifre maggiori a 1 punto percentuale.

Osserviamo l’andamento del tasso di posti vacanti, in Italia e in Ue, a livello trimestrale.

I dati sono destagionalizzati, riferiti a tutte le aziende (incluse quelle con meno di 10 dipendenti) e articolati per trimestre (T).

FONTE: elaborazione openpolis su dati Istat
(pubblicati: mercoledì 16 Novembre 2022)

Si può osservare che in corrispondenza dell’inizio della pandemia (primo trimestre 2020) diminuiscono drasticamente i posti vacanti in rapporto al totale. Ma già dal trimestre successivo la quota riprende ad aumentare, superando nel corso del 2022 i valori pre-pandemici.

Foto: Saulo Mohanalicenza

PROSSIMO POST